Il nuovo film come regista di Ben Affleck, Air , la storia del grande salto, è ambientato nel 1984. Il film si apre con una bufera di immagini e suoni che rievocano quel periodo, dalla rielezione di Ronald Reagan agli spot pubblicitari di Wendy. Al cinema dal 6 aprile, è la storia di come un gruppo strampalato di dirigenti della nascente divisione dedicata al basket della Nike, abbiano corteggiato il giovane Michael Jordan per convincerlo a firmare un contratto.Una partnership capace di rivoluzionare il mondo dello sport, quanto la cultura contemporanea, con il lancio del marchio ‘Air Jordan’.
La regia di Affleck riesce a dare respiro alla sceneggiatura e a personaggi un po’ trasandati. La scelta di non mostrare mai Jordan, se non di profilo, di spalle o da lontano, funziona per gran parte del film, tranne in una scena verso il finale in cui l’espediente si rivela un po’ imbarazzante.
Air inizia con Sonny Vaccaro ( Matt Damon, tornato con l’amico Affleck dal loro team-up del 2021 in The Last Duel ), che interpreta il ruolo di un direttore marketing per la Nike la cui divisione ha il compito di ingaggiare stelle emergenti dello sport a cui far indossare le scarpe. Tutti i potenziali candidati sono troppo famosi e quindi fuori budget. Ma una notte, guardando un canestro del giovane Michael Jordan, una matricola nel campionato universitario, Vaccaro ha un’illuminazione e compie una scommessa decisiva, trasformare quel giovane promettente del basket nel futuro della Nike. Ma per farlo, dovrà convincere il Ceo della società a disegnare una scarpa su misura del giovane e talentoso giocatore.
Questo non è un film sul basket e tanto meno su Michael Jordan; questo è un film sul marketing ed è per lo più ambientato in squallidi uffici rivestiti in legno mentre uomini sudati mettono a punto i loro piani. Si resta affascinati dalla storia. Affleck è allo stesso tempo divertente ed esasperante nei panni del nervoso, mercuriale ed eccentrico Knight. E poi c’è Viola Davis, nei panni della madre di Jordan. La sua Deloris Jordan è sia imperscrutabile che gentile, compassionevole e attentamente neutrale, ma non c’è dubbio che sotto si nasconde una spina dorsale di puro acciaio.
Air è divertente e a volte anche avvincente, ma un pensiero si affaccia alla mente diverse volte durante la visione: tutto questo per una scarpa da ginnastica? Ed è qui che entra in gioco Davis che con un soliloquio finale che ci ricorda cosa siamo disposti a fare per proteggere se stessi dalla rapacità degli altri.