“Il cinema parlato mi è sempre apparso come l’arte della menzogna per eccellenza ed era da molto tempo che desideravo raccontare la storia di un falso colpevole o di una falsa colpevole. Quando ho scoperto la pièce di Georges Berr e Louis Verneuil, uno dei grandi successi del 1934, ho subito capito di aver trovato la giusta opportunità per confrontarmi con questo tema”
François Ozon è tanto eclettico quanto produttivo e, lo conferma una volta di piú in Mon Crime, la colpevole sono io. Il film in anteprima al Festival Rendez-vous, il festival del nuovo cinema francese, in programma dal 29 marzo al 3 aprile a Roma, è diverso da tutti i suoi precedenti, tranne per il fatto che il regista ripropone una commedia di donne , con molti personaggi. Un mix che è stato all’origine dei suoi due più grandi successi: 8 Women e Potiche .
Anche in questo caso il casting è straordinario, i due ruoli principali sono interpretati da due astri nascenti del cinema francese: Nadia Tereszkiewicz (fresca vincitrice del César come miglior esordiente per Les Amandiers ) e Rebecca Marder (Simone , Une jeune fille qui va bien ). Ma non è tutto, per i ruoli di contorno, Ozon si è circondato di attrici e attori affermati come Isabelle Huppert e Fabrice Luchini – e di molti altri grandi attori: André Dussolier, Dany Boon e Felix Lefebvre .
La storia e’ ambientata nella Parigi degli anni ’30, dove Madeleine Verdier, un’attrice giovane, carina, senza un soldo e senza talento, viene accusata di aver ucciso un famoso produttore. Con l’aiuto della sua migliore amica Pauline, giovane avvocatessa senza un caso di cui preparare appassionate arringhe, viene assolta per legittima difesa. Inizia una nuova vita, fatta di gloria e successo, finché la verità non viene a galla.
Pur mantenendo il contesto storico e politico degli anni ‘30, un’epoca in cui le donne francesi non avevano ancora il diritto di voto, né potevano avere un conto in banca o sposarsi liberamente, Ozon ha voluto adattare liberamente la trama in modo che al suo interno risuonassero le preoccupazioni contemporanee in merito ai rapporti di potere e al controllo nei rapporti uomo/donna. “In questi tempi di depressione collettiva – continua il regista – ho sentito l’esigenza di ricorrere all’estro e alla leggerezza per meglio sopportare la dura realtà del presente. E da questo è scaturito il mio desiderio di ritrovare lo spirito della screwball comedy, con i suoi dialoghi scoppiettanti e l’uso di situazioni strampalate e scorrette in cui i protagonisti inventano delle astuzie per trarsi da drammatici impacci”.
Mon Crime può essere considerato il capitolo finale di una trilogia di film che esplorano la condizione femminile con humor e glamour. Ozon ripesca dagli anni ‘30 materiale che si rivela essere di sconcertante attualità. Ancora oggi, come allora, le donne spesso si trovano davanti alla scelta tra essere la sposa legittima o essere l’amante nascosta. Madeleine e Pauline cercano di sfuggire a questa condizione. Per loro, ogni mezzo è lecito a condizione che permetta di fare acquisire maggiore autonomia alle donne.
Nel film, le tradizioni della commedia teatrale si fondono con l’arte filmica, il bianco e nero e il colore si alternano egregiamente per tracciare la parabola di vita di donne diverse che cercano di superare i vincoli sociali attraverso scelte amorali ma per una buona causa. I dialoghi scoppiettanti donano un tocco caustico all’esplorazione delle dinamiche del potere e della complicata condizione delle donne. Alla lotta al patriarcato al centro si aggiunge la denuncia della misoginia della società e l’incompetenza della giustizia. La corte, così, diventa il palcoscenico per mettere in scena un’avvicente commedia poliziesca.