“Quella di “Grazie ragazzi” è tratta da una storia vera avvenuta in Svezia a metà degli anni ’80.La visione del film francese che l’ha raccontata è stata l’occasione per adattare la vicenda alle nostrecarceri con il filtro della commedia così da arrivare a un pubblico più largo”. Riccardo Milani, regista di successi come “Mamma o papà” e “Come un gatto in tangenziale, svela come è nata l’idea del film, Grazie Ragazzi, nei cinema dal 12 gennaio. Il protagonista é Antonio Albanese nei panni di un attore appassionato ma spesso disoccupato, che accetta un lavoro offertogli da un vecchio amico e collega come insegnante di un laboratorio teatrale all’interno di un istituto penitenziario.
All’inizio titubante, scopre del talento nell’ improbabile compagnia di detenuti e questo riaccende in lui la passione e la voglia di fare teatro, al punto da convincere la direttrice del carcere a mettere in scena la famosa commedia di Samuel Beckett “Aspettando Godot” su un vero palcoscenico teatrale.
“Grazie Ragazzi” racconta la capacità del teatro di dare un’opportunità a chi ogni giorno deve fare i conti con condizioni e situazioni dure. Durezze che il regista sceglie di smussare attraverso il registro della commedia. Una storia che racconta in chiave divertente una tematica impegnativa come quella della vita nelle carceri e dei detenuti che hanno alle loro spalle un’esperienza importante. I detenuti grazie alla lettura del testo teatrale scoprono che il rapporto con la recitazione può diventare un’avventura magnifica, liberatoria e salvifica.
“Questi ragazzi lavorando insieme al loro insegnante all’allestimento di uno spettacolo, riescono a trarre dall’arte del teatro la gioia, la voglia di vivere e un nuovo equilibrio – ha aggiunto Antonio Albanese – ed è questo il
punto di forza di un racconto pieno di umanità che nobilita il teatro: l’arte non solo può educare le persone, ma anche guarirle”.
Grazie Ragazzi è anche un film sul mestiere dell’attore che spesso si trova a soccombere a meccanismi che tendono a omologare tutto. “Un lavoro che spesso diventa il tramite per far passare dei concetti, dei sentimenti, delle passioni, delle contraddizioni – continua Albanese. ” E quando a farlo sono persone cosi distanti, si crea un rapporto con lo spettatore unico che oltrepassa i limiti della performance”.
Nel ruolo dei detenuti attori, troviamo Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Andrea Lattanzi, Bogdan Iordachioiu e Gherard Koloneci. Mentre la bravissima Sonia Bergamasco veste i panni della direttrice del carcere, che, superato lo scetticismo iniziale, capisce come fare teatro possa rappresentare per i detenuti una chiave di volta, un’opportunità e cambiare la loro vita.