Incroci sentimentali di Claire Denise (Chocolat, L’amore secondo Isabelle, High Life) svela in modo brutale come l’amore può dissolversi improvvisamente davanti a nostri occhi. Ma va anche oltre e si chiede se un amore che può dissolversi meriti davvero una nomenclatura. Il film racconta in modo convincente che la monogamia non è una condizione che possa essere adattata all’essere umano.
Il film, che ha vinto l’Orso d’Argento, arriva nelle sale italiane il 17 novembre vede per la prima volta insieme le due star del cinema francese, il Premio Oscar Juliette Binoche e Vincent Lindon. La coppia, al fianco di Grégoire Colin, è protagonista di un triangolo amoroso tra una donna, il suo compagno e l’ex socio di lui che un tempo è stato amante di lei.
Lindon e Binoche interpretano Jean e Sara, una coppia apparentemente felice la cui relazione si è formata in circostanze alquanto complesse. Entrambi avevano una relazione quando si sono incontrati per la prima volta: Jean con la madre del figlio taciturno Marcus (Issa Perica, meglio conosciuta da Les Miserables, 2019), Sara con il misterioso François (Colin), che all’epoca era anche socio in affari di Jean. Non è mai del tutto chiaro come siano andati gli eventi che hanno preceduto la narrazione del film, ma a un certo punto François è scomparso, Jean è andato in prigione, la sua ex moglie è tornata nella sua terra natale, la Martinica (lasciando la madre di Jean a crescere Marcus), e Sara e Jean si sono innamorati. Ora François è tornato, stimolando sia le ambizioni abbandonate di Jean che i desideri ansiosi e bisognosi di Sara.
A parte un breve assaggio iniziale, François non appare sullo schermo fino a circa la metà del film; per la prima metà del film è una mera idea, uno spettro che la coppia stessa sembra aver evocato dalle proprie insicurezze. Gran parte dell’azione si svolge nel loro appartamento parigino ben arredato. François, quando finalmente emerge dall’ombra, è una figura vagamente ridicola ma ancora capace di sedurre Sara. Nel frattempo, Jean, dipinto nel film come un tragico eroe della classe operaia sulla falsariga di Jean Gabin, impartisce lezioni di razza a suo figlio nero e sputa le parole “troia” e “puttana” in faccia al suo amante infedele. Quanto a Sara, interpretata da Binoche nel suo registro solitamente febbrile, è egoista, e totalmente impegnata nel suo ruolo di vittima.
Binoche, Lindon e Colin si lanciano nei loro ruoli con ferocia. La chimica tra i tre è notevole e c’è un enorme piacere nel guardarli insieme sullo schermo: gli sguardi, i tocchi, gli stessi respiri che condividono sono quasi palpabili. Queste performance non possono impedire a Both Sides of the Blade di essere un’opera sconcertante e frustrante, che promette più di quanto offra, o offre qualcosa di troppo sottile per essere afferrato appieno: “un frammento di qualcosa”, come dice Sara; un pezzo di un tutto invisibile.