Dal 15 novembre al 4 dicembre torna sulla scena Amleto, nell’adattamento e regia di Giorgio Barberio Corsetti, che riconduce sul palco dell’Argentina la produzione della passata Stagione per mettere al centro il “teatro”, e la sua rappresentazione come enigma e pulsione, attraverso una complessa macchina scenica che compone e scompone la tragedia shakespeariana davanti a un pubblico partecipe dei desideri, timori e combattimenti del principe danese.
Nel ruolo del protagonista Fausto Cabra, affiancato da una compagnia di giovani professionisti a dar corpo a un meccanismo teatrale tragico, simbolico, eterno, con il maestro Massimo Sigillò Massara alla musica e alle architetture sonore, per ripercorrere la vicenda di Amleto incaricato dallo spirito del padre assassinato di compiere la sua vendetta.
Corsetti colloca l’opera di William Shakespeare in un’imponente struttura scenografica, a cura di Massimo Troncanetti, un gioco di scatole sceniche in continua trasformazione che edificano l’immaginaria reggia danese in cui si svolge la vicenda, e dove Amleto attende il pubblico fin dall’inizio. Lo spettatore si ritrova, così, immerso nel mondo shakespeariano: la città di Elsinore, la nostra città interiore, pervasa da passioni e intrighi, qui rappresentata da due enormi strutture a più piani, che si muovono e cambiano in base alle scene, e si animano con le musiche originali e con i cori diretti dal maestro Sigillò Massara. Scale sospese, salite e discese, piani inclinati, giardini nascosti, sono le tappe del percorso del principe alla ricerca del suo posto nel mondo. In questo carnevale scenografico vagano i protagonisti del dramma, vestiti in abiti contemporanei, che rincorrono pulsioni e urgenze, danno vita ai loro personaggi con corpo e anima e, attraverso di essi, si battono con gli ingranaggi della macchina implacabile che li trascina verso la fine.
Nell’eterno dramma del potere e dell’eredità della vendetta, Amleto si presenta solo sulla scena, che rappresenta lo spazio della sua mente dove trovare la determinazione per continuare a vivere nel reale fatto di usurpazione e oltraggio, angosce e dubbi, torbide passioni, storie cruente e innaturali: «Come può farci entrare nei luoghi simbolici, corridoi e terrazze del palazzo di Elsinore? Come può popolarli di personaggi, creare per noi la macchina umana di desideri e pulsioni, atti mancati e violenti? Ecco che arrivano gli attori, gli amati attori, ecco che grazie a loro il teatro si mette in moto di fronte a noi – commenta il regista Giorgio Barberio Corsetti – Elsinore appare nella sua terribile instancabile attività, come la fabbrica dei sogni che visitiamo ogni notte. Elsinore è la nostra città, la conosciamo, ci è familiare, riconosciamo ogni strada, ogni stanza, ogni volto. Tutto questo ci appare evidente nella luce livida del palcoscenico».
La storia di Amleto continua a essere universale, esprimendo tutta la complessità dell’essere umano, con le sue fragilità e i suoi moti istintivi, attraverso le grandi lotte e contraddizioni che ai tempi di Shakespeare, come ai giorni nostri, restano insolute, ma non inascoltate. Così come in questa produzione firmata Teatro di Roma, dove il principe di Danimarca si rivolge direttamente al pubblico, accogliendolo in teatro, nel suo luogo più intimo e profondo, per imbrigliarlo in un labirinto di destini in movimento che determina lo scambio di emozioni condivise con gli spettatori.
Un ponte di esperienze fra palco e platea, reso possibile grazie alla capacità di attraversamento della scena e alla contaminazione della realtà con dispositivi teatrali che connotano da sempre il lavoro di ricerca e sperimentazione di Corsetti, sostenuto in questa impresa anche dalla eterna attualità della traduzione di Cesare Garboli.
In scena con Fausto Cabra, Francesco Sferrazza Papa, Giovanni Prosperi, Dario Caccuri, Paolo Musio, Diego Giangrasso, Pietro Faiella, Sara Putignano, Francesca Florio, Adriano Exacoustos, Iacopo Nestori e Mimosa Campironi (Ofelia) in scena anche come musicista, alla chitarra elettrica.