The Whale di Darren Aronofsky, interpretato da Brendan Fraser nei panni di Charlie, racconta di un uomo grasso e depresso che vive da solo da qualche parte nell’Idaho. Charlie tiene corsi di scrittura online con la sua videocamera perennemente spenta. Scopriamo che la sua vita ha preso una deriva autodistruttiva dopo il suicidio del suo partner. A causa della sua stazza, Charlie è limitato nei movimenti: usa un deambulatore per spostarsi da una stanza all’altra in un appartamento disordinato, si aggrappa ad una maniglia attaccata al soffitto per tirarsi su dal letto; ha bisogno di un “afferratore” per raccogliere le cose che cadono sul pavimento.
Quando Charlie non lavora, intrattiene una serie di visitatori, dalla sua migliore amica infermiera Liz (un eccezionale Hong Chau) a sua figlia Ellie (Sadie Sink), che finge si essere interessata alla salute di suo padre, solo perchè lui le ha promesso di scrivere i suoi saggi accademici. Ma quando Charlie scopre che non gli resta molto da vivere, queste visite diventano sempre più urgenti. Nutre un profondo amore per le persone che incontra, anche se potrebbero rifiutarlo o ferirlo. “Le persone sono fantastiche”, dice nel film.
A poche settimane dagli Oscar del 2023, Fraser è comodamente in pole position per portare a casa il premio come miglior attore. E’ quel genere di ruolo che gli elettori dell’Accademia amano, perchè impone rinunce e una trasformazione profonda. Sappiamo che Fraser si è dovuto sottoporre a ore ed ore di prove per abituarsi a sopportare sul suo corpo protesi che pesavano 300 libbre. Se a questo aggiungiamo il fatto che Fraser è stato lontano dalle luci della ribalta per un lungo periodo di tempo, ecco che ci sono tutti gli ingredienti chiave per una narrazione perfetta per il prossimo vincitore agli Oscar.
Il risultato è una narrazione potente che nulla toglie alla meravigliosa performance di Fraser. The Whale, nei cinema dal 23 febbraio, è irregolare: le sue teorie sulla religione sono confuse e non del tutto chiare su come la fede ci trasforma. Le conclusioni di Aronofsky sul senso della vita sembrano incomplete. The Whale abusa del talenti di Sink, affidandosi a lei per inondare lo spettatore di esplosioni emotive che a tratti sembrano fumettistiche. L’occhio della regia che troppo spesso indugia sul corpo di Charlie a volte è inquietante ed esagerato.
The Whale riesce nel suo tentativo di nobilitare un tipo di persona che raramente vediamo sullo schermo. Ci regala momenti che toccano il cuore e passaggi che coinvolgono la mente. Può un uomo sull’orlo dell’oblio, trovare bellezza e meraviglia nel mondo?Non sono mancate le polemiche sulla decisione del regista di costringere Fraser in un corpo esageratamente era dire di molti, grottescamente, morbosamente obeso. Ma le proporzioni esagerate di Charlie permettono ad Aronofsky di sbatterci in faccia un’importante verità: Charlie è un essere umano come tutti noi. Ed anche in un film imperfetto, è un bellissimo argomento da esplorare.