È un racconto corale il film “Nulla di sbagliato” in concorso al Biografilm Festival di Bologna, in cui i registi Davide Barletti e Gabriele Gianni raccolgono le storie di un gruppo di studenti e studentesse undicenni durante la pandemia. Una voce che si leva nel deserto del “vuoto di narrazione pubblica e politica che riguarda i ragazzi”, a detta degli stessi registi.
Non un film sulle fatiche della scuola media, o sulla dad, né sul disagio giovanile, tantomeno sulla pandemia, immanenze con cui conviviamo, bensì un affresco in cui, per ritratti e autoritratti realizzati da ragazze e ragazzi, appaiono la bellezza e la ricchezza dell’età magica della preadolescenza.
“Nulla di sbagliato” è prodotto da Cinemovel Foundation e nasce dal un progetto contro la dispersione scolastica, selezionato dal Fondo per il contrasto alla povertà minorile gestito da Con I Bambini e realizzato da Ciai in scuole di sei territori, coinvolgendo 300 ragazzi di 11 anni della scuola secondaria di primo grado: Palermo, Milano, Ancona, Città di Castello, Rovello, Bari.
Come ha stravolto l’attività scolastica, così la pandemia ha anche stravolto il progetto di partenza basato sulla narratologia. “Ci siamo trovati a cambiare tutto e a inventare un modo di fare cinema da remoto – spiegano i registi – Con un grande lavoro di riprogettazione abbiamo voluto indagare come i ragazzi vivessero e avessero vissuto lo scorrere del loro tempo, quel senso del tempo che per tutti è cambiato con la pandemia”.
Ognuno dei 300 ragazzi ha ricevuto un Diario sul quale depositare le proprie riflessioni sullo scorrere del Tempo, e grazie a questa attività avviare un rapporto di fiducia con il team di lavoro. Un Diario del Tempo passato, o presente, o futuro o del tempo del sonno, come griglia su cui depositare i temi fondamentali della loro vita. Poi ci sono state interviste a gruppi in classe e dieci studenti sono stati dotati di una piccola telecamera, per cercare di raccontare lo scorrere del tempo, testimoni delle emozioni, le paure, le speranze di tutti.
Tutto il film è stato realizzato in remoto senza mai avere la possibilità di incontrare i protagonisti di persona.“Il filtro della tecnologia ci tiene lontani – dicono i registi – e allo stesso tempo diventa una lente di ingrandimento, che rende più facile parlare a una videocamera rispetto al confronto diretto con gli adulti”.
Quasi nessun adulto appare nel film, solo ragazze e ragazzi come protagonisti, quasi registi di se stessi, ripresi alla loro altezza o dal basso all’alto come con il cellulare in mano. Bei visi attraversati da espressioni spontanee, gesti e racconti autentici, dove l’infanzia la spunta sull’adolescenza. Diverse città, culture diverse. Parlano di scuola, amicizia, amore, di delusioni e dolore, di speranze e paure, di sogni, drammi e gioie quotidiane, con naturalezza quasi consapevole della propria innocenza. Ritratti del tutto lontani da quelli relativi a ragazzi forse un po’ più grandi di loro, da un’adolescenza stravolta dal lockdown e dalla paura.
“Cercherò di non fare nulla di sbagliato” dice Riccardo nella prima scena mentre va a scuola, rivelando già lo schema fallimentare in cui gli adulti inquadrano i giovani, quasi fosse un destino. In realtà in loro non c’è proprio nulla di sbagliato, come nulla di sbagliato c’era nelle loro riprese. “Molte volte ci siamo trovati a esaminare materiali che ai nostri occhi non sembravano utilizzabili – raccontano i registi – poi abbiamo capito che avremmo dovuto fare noi uno scatto e riuscire a mettere da parte il nostro modo di vedere”.
Nonostante la prassi divagante dei selfie, del narcisismo social, della rappresentazione da Tik Tok, che porta a una certa uniformità di espressione, qui ognuno di loro ha trovato un linguaggio personale, in un flusso di coscienza in cui i giovani autori e le giovani autrici sono passati dal concetto di immagine al “capire la funzione della narrazione” come dice Enzo Bevar di Cinemovel Foundation e a scoprire quasi naturalmente come essere filmaker creativi, a partire dalla propria autenticità. Infine, con grande meraviglia dello spettatore, consapevole della molteplicità degli autori e degli sguardi, la cifra stilistica di “Nulla di sbagliato”, è unitaria e coerente, grazie anche ad un grande lavoro di montaggio a cura di Mattia Soranzo.
Presentato il 14 giugno in anteprima mondiale al Biografilm Festival di Bologna, “Nulla di sbagliato” dal 16 giugno è su MyMovies.it per 72 ore.