“La Stanza” di Stefano Lodovichi, dal 4 gennaio su PrimeVideo, nasce da un progetto documentario sugli Hikkikomori (i ragazzi che si chiudono in casa e si escludono dalla vita) che si intitolava “Chiusi in casa”. Il film ha oggi poco in comune con il progetto di base, racconta lo stesso regista, ed è diventato quello che è oggi durante la quarantena del 2020. “Lo abbiamo sviluppato in call su Zoom e poi, appena possibile, abbiamo corso come pazzi per costruire il set nei teatri di posa di Videa”.
Il film si apre con Stella (Camilla Filippi) decide di togliersi la vita, alla sua porta bussa uno sconosciuto che sembra conoscerla fin troppo bene. Quando poi in casa arriva anche Sandro, Edoardo Pesce, l’uomo che ha spezzato il cuore di Stella, una situazione già complicata si trasforma rapidamente in caos: Giulio, Guido Caprino, lo sconosciuto, sembra intenzionato a portare alla luce tutti i segreti della casa.
La Stanza è un thriller psicologico con sfumature horror che si muove su rapporti ed equilibri famigliari delicati. I protagonisti si buttano addosso le loro insoddisfazioni e frustrazioni, scoprendo le magagne del loro rapporto, scoprendo un mondo di non detti.
La casa diventa lo spazio denso di segreti e misteri in cui si muovono i tre protagonisti, un luogo dove va in scena la dinamica degli affetti che porta inevitabilmente con sé tensioni, conflitti, e molto spesso violenza. “Perché di famiglia parla questo film, dei rapporti tra coniugi e in particolare di quelli tra figli e genitori”, cotinua Lodovichi. In una società che ci costringe a indossare tante maschere, il film, visivamente accattivante e pieno di personalità, se a tutta prima parrebbe non implicare uno scontro generazionale, in realtà lo contiene, lo nutre, lo agita.