Dopo una gara in cui è arrivato secondo, Matthias Le Goff, vicecampione del mondo di nuoto, si lascia andare a commenti omofobi e viene condannato ad allenare i “Gamberetti Paillettati”, una squadra di pallanuoto gay, più interessata a far festa che a gareggiare. Il team è in procinto di partire per la Croazia per partecipare ai Gay Games, il più grande raduno sportivo omosessuale del mondo. E’ questa la trama di “Gamberetti per tutti”, il film di Maxime Govare e Cédric Le Gallo, con Nicolas Gob e Alban Lenoir, nelle sale dal 9 luglio 2020.
La storia si ispira alla vera squadra di pallanuoto con il quale il gamberetto Cédric Le Gallo gira il il mondo da sette anni, torneo dopo torneo, compresi gli ultimi Gay Games. “La consapevolezza di aver vissuto un’avventura unica, che ha cambiato la mia vita, mi ha dato la voglia di rivendicare i valori che ci hanno guidato“, ha detto il coautore e coregista del film. “La libertà, il diritto alla differenza e all’eccesso e, soprattutto, il trionfo della leggerezza sulla pesantezza della vita. Che sono, in fondo, valori universali“.
Dietro i gamberetti paillettati, Crevettes Pailettées”, in francese, ci sono persone vere. Il nome “gamberetto” si riferisce all’aspetto acquatico mentre “paillettato” a quello festaiolo. Ma è anche uno “state of mind”. Alla squadra non ineressa vincere a tutti i costi ma divertire con coreografie travolgenti e travestimenti sgargianti che molto ricordano quelle di “Priscilla la regina del deserto”.
Il film punta a prendere le distanze da una tendenza del cinema a descrivere il mondo dell’omosessualità perennemente in conflitto col resto della società: l’accettazione della famiglia, il disprezzo degli altri, le discriminazioni. “Volevamo fare qualcosa di completamente diverso“- dicono i due registi – abbattere i clichè sull’omosessualità e rappresentare persone senza etichette da cucire addosso“.
Alcune scene sono state molto complesse da girare. “Faceva estremamente caldo e per ragioni di budget non avevamo accesso alle piscine per tutto il tempo che avremmo voluto. Abbiamo dovuto lavorare di notte, trovare qualche stratagemma, a volte girare in acqua fino alle 4 del mattino con degli attori esausti“.
Una commedia corale con un messaggio chiaro fin da subito. Lo sport come mezzo di inclusione, un terreno dove si possono valorizzare tutte le diversità e superare ogni tipo di barriera culturale o sociale, perchè quel che davvero conta è divertirsi.