Come ogni anno, immancabili, arrivano le star e le polemiche alla Mostra del Cinema di Venezia. Si è aperta oggi, ufficialmente, la 76. edizione, forse quella con le stelle internazionali più attese come Brad Pitt, Scarlett Johansson, Pedro Almodovar, Kirsten Stewart e molte altre. A fare da madrina la splendida Alessandra Mastronardi che ieri ha messo come da tradizione i piedi in acqua al tramonto e si è fatta fotografare in tutta la sua eleganza.
Brad è arrivato in laguna, ma farà solo domani la sua passerella, con conferenza stampa alle 14 che potrete seguire in streaming sul sito de La Biennale.
Intanto oggi hanno preso posto a sedere anche le giurie della Mostra, ben cinque, quella dei film in concorso presieduta dall’argentina Lucrecia Martel, quella della sezione Orizzonti presieduta da Susanna Nicchiarelli, Costanza Quatriglio per Venezia Classici, Laurie Anderson per Virtual Reality ed Emir Kusturica per l’Opera Prima. Dunque ben 4 giurie su 5 sono affidate alle donne ma questo non ha impedito a Lucrecia Martel di dichiarare che “forse sarebbe il caso di far entrare per qualche anno le quote rosa alla Mostra, così si eviterebbe di avere soli due film di registe donne in manifestazioni di questo tipo”.
La polemica della Martel si è spinta anche più in là, affermando che non applaudirà l’opera di Roman Polanski, il regista al centro dello scandalo molti anni orsono per la vicenda legata alle accuse di stupro. Accuse mai negate da Polanski ma che virtualmente si è sottratto alla giustizia americana. “Non si può separare l’uomo dall’opera – ha detto la regista de La Cienaga – e casi come il suo ne vedo in continuazione anche in Argentina, dunque non chiuderò gli occhi su questa vicenda”.
“Per me invece è doveroso separare uomo e opera – ha replicato il direttore della Mostra Alberto Barbera – il film di Polanski è stato selezionato per il suo valore artistico e non per le polemiche sulla persona. Quanto alla questione femminile è evidente che se avessimo avuto a disposizione più film di registe validi li avremmo selezionati. Abbiamo visto 1850 film, il 23% di questi erano di donne, ma solo due hanno passato la selezione. Non selezioniamo il genere del film, ma il valore in sé”.
“E’ una questione legata anche all’accesso delle donne ai finanziamenti che contano – ha detto Susanna Nicchiarelli – bisogna fare in modo che la situazione attuale cambi in modo drastico”.
Per quanto riguarda i film visti al cinema, riferiamo che “La Veritè” è un film molto interessante, dove per la prima volta il coreano Koreeda si cimenta fuori della sua comfort zone, ovvero con attori e attrici che non parlano la sua lingua e oltre i suoi confini di lavoro.
Come sempre il tema dei rapporti personali e umani è al centro del suo cinema. “Un affare di famiglia” vinse lo scorso anno la Palma d’Oro a Cannes.
“La veritè” è l’analisi di come una madre e una figlia ritrovino la capacità di parlarsi, ma soprattutto di accettarsi, a distanza di molti anni di segreti e bugie tenute nascoste o mal rivelate. L’occasione viene dalla pubblicazione del libro della madre (la sempre splendida Catherine Deneuve nel ruolo di Fabienne) che offre alla figlia (l’altrettanto meravigliosa Juliette Binoche) l’opportunità di andare a festeggiarla e farle incontrare il marito pseudo attore (Ethan Hawke) e la loro figlioletta.
Il libro-rivelazione di Fabienne è in realtà un altro ammasso di menzogne o meglio di realtà parallela nella quale la donna, attrice di grande fama in passato, si è rifugiata per non affrontare sè stessa e la sua quasi anaffettività. I piccoli giochi della mente, i comportamenti-ombra che tutti noi mettiamo in atto per pararci dalle sofferenze o dalle difficili verità, le magie o la poesia che non dovremmo mai smettere di avere. Koreeda si lascia andare allo svelamento e ne esce un ironico e divertente ritartto che non manca di lampi di profondità sui quali riflettere a fine pellicola.