La fila di tasti d’ebano e avorio come un naturale prolungamento del cuore: è questa l’essenza del rapporto fra Danilo Fallacara e il pianoforte.
Pianista e compositore bitontino, Fallacara si avvicina al pianoforte all’età di nove anni, per non lasciarlo più. Scopre, infatti, di essere completamente assorbito dalla dimensione magica della musica e con una estrema naturalezza si approccia alla bellezza del pianoforte per, giungere, oggi, ad emozionare chi si trovi ad ascoltare la sua musica.
Fin dal primo approccio allo strumento, Danilo Fallacara manifesta una spiccata sensibilità ed attrazione per le colonne sonore. ‘Secret Eden’ è il suo disco d’esordio per Memory Recordings (l’etichetta di Fabrizio Paterlini) e si dimostra un delicato e avvolgente viaggio di emozioni e sonorità classiche che rapiscono il fruitore.
Tutto ruota intorno alla traccia principale della raccolta, in cui l’artista racconta di un luogo spirituale, un Eden segreto appunto, presente in ognuno di noi, un luogo magico che racchiude palpiti segreti che si fondono a nostalgiche e dolcissime memorie. Ogni brano, dunque, diventa un viaggio spirituale da compiere dentro la propria l’anima per riscoprire emozioni celate. Le sonorità scelte dal compositore pugliese ricordano artisti come Ludovico Einaudi e Giovanni Allevi che rappresentano i suoi modelli prediletti, insieme ai maestri John Williams, Ennio Morricone e Danny Elfman.
Registrato e masterizzato presso i Digitube Studio di Mantova e distribuito da Believe Distribution, l’album ‘Secret Eden’, è un inno alla riscoperta dell’Io, dieci brani nelle più vive emozioni umane.
Per l’occasione Thespot.news ha incontrato Danilo Fallacara che si racconta in questa intervista.
Iniziamo parlando di te, del tuo percorso nell’ambito della musica e come, dunque, sei giunto a realizzare questo progetto.
Mi sono approcciato al pianoforte all’età di 9 anni, in realtà già quando ero più piccolo mi ero innamorato delle musiche che sentivo nei film. Nel 2004 mi sono diplomato al conservatorio ‘E.R. Duni’ di Matera, ho continuato a comporre e suonare sin quando, nel 2018, ho deciso di realizzare quel fatidico sogno nel cassetto. Ho, quindi, depositato queste musiche presso la SIAE e ho iniziato a cercare una sala d’incisione. Non so, poi, come sia accaduto, credo che nella vita ci siano delle sincronicità, dei meccanismi che non sono del tutto razionali e che, grazie ad essi, si realizzino determinate cose. Sono così approdato all’etichetta discografica Memory Recordings con la quale ho realizzato il disco Secret Eden nel 2019.
Questo Paradiso Terrestre segreto, dunque, è il tuo? Cosa significa questo titolo per te?
Si, è il mio personale Eden segreto. Tutto ha inizio qualche anno fa, quando ho composto il brano ‘Secret Eden’ che da, appunto, il titolo al disco. Si tratta di un pezzo che è nato in maniera autonoma rispetto agli altri, eri lì accantonato poi, un giorno, l’ho ripreso in mano e ho sentito delle sensazioni sia a livello musicale che spirituale. Credo, infatti, che il comporre, il creare, sia qualcosa che non è più materiale ma riesce ad elevare e far in modo che la testa si chiuda per dar spazio al cuore. Così riprendendo la traccia ‘Secret Eden’ mi sono accorto che fosse molto di più, era una sorta di contenitore in grado di accogliere le emozioni umane, o almeno quelle che io provavo in quel periodo. Ritengo che qualsiasi creazione artistica, in ogni campo, debba essere accompagnata da un’emozione; queste emozioni, quindi, vengono sigillate nel pentagramma. Ho visto, dunque, questo legame ‘segreto’ tra l’Eden e tutte le altre musiche del disco: tutti gli altri brani hanno, infatti, un rapporto filiale con ‘ Secret Eden’.
Hai parlato di emozioni e di come si ritrovino nella tua musica. Per comporre i brani ti sei, quindi, ispirato a qualche aneddoto personale?
A quale emozione in particolare?
I brani che compongono l’album appartengono a periodi differenti della mia vita. Gli ho composti anche a distanza di anni l’uno dall’altro e, quindi, ognuno è legato a momenti particolari.
‘Toi, Dans Un Soupir’, ad esempio, parla dell’amore verso una ragazza di un tempo passato, un amore sincero e grande: ho tradotto in musica il mio sentimento d’amore misto al dolore e alla felicità provata in quel periodo. Oppure ‘Douce Caresse’ che, invece, incarna la tenerezza dell’amore materno ed è dedicato alla mia mamma. Mentre ‘Divine Love’ racconta del sentimento d’amore che lega l’essere umano a Dio, un sentimento così forte che non so spiegare razionalmente.
L’amore, quindi, come filo conduttore?
Assolutamente si, l’amore permea tutte le tracce in modo diverso, certo, e con vibrati diversi. Anche in ‘Serenade d’Amour’, infatti, si parla di amore rappresentato come un pensiero d’amore intenso e di sconfinata profondità. ‘The Last Kiss’ racconta della fine di un rapporto d’amore, dolce e tormentato, mentre ‘Ambrosia’ si ispira al famoso nettare degli dèi omerici, cui si attribuiva il potere di rendere immortale chiunque lo gustasse. Il nettare, in questo brano, è incarnato dalla musica stessa che scivola nel cuore e lo espande fino a non percepire più il senso del tempo ed avere così la vivida sensazione di poter vivere per sempre. ‘Jackie Blue’ narra della vita con un’emotività dolce e struggente, ‘Free Fly’ evoca l’idea del volo in termini di libera espansione del pensiero e ‘Colors’ descrive il mondo come una distesa di colori, una cascata di note calde, ritmate e molto gioiose.
Ho viaggiato nella via del tempo per cercare di portare le emozioni nei brani e per realizzare ‘Secret Eden’, un magnifico viaggio che è appena cominciato, in realtà.
Come prosegue il tuo viaggio, hai delle date di concerti in programma? E progetti?
Si, sarò al Piano City a Trieste un evento che si terrà dal 13 al 15 Settembre nel quale si alternano musicisti, esecutori e compositori diversi. Poi dovrei partecipare, anche, al Grado Piano Days ad Agosto ma capirò meglio in questi giorni.
Nel frattempo sto lavorando al mio secondo EP: ho scritto già tre brani e mi sto muovendo verso le colonne sonore, le soundtracks sono quelle che vorrei realizzare.
Nel mondo odierno in cui i sintetizzatori e l’elettronica prendono il sopravvento, la scelta di sviluppare una musica di stampo classico che significato ha?
Beh, dipende dalla persona che sei. Io trovo naturale procedere in questo modo, compongo in questa maniera e spero che il mio messaggio arrivi a molte più persone possibili. Anche se scelgo di non inserire nei mie brani sintetizzatori, credo che ci saranno sempre degli utenti che ascolteranno degli artisti come me e molti altri colleghi. Anche perché quando suono divento strumento umano cioè io sparisco ed emerge la musica e tutto questo mi rilassa. Mi piace definire il pianoforte come un’estensione che consente di esprimere ogni vibrante emozione. Credo, dunque, che il pubblico possa cogliere tutto questo ed emozionarsi con me.