Microfono d’oro e maschera d’argento al teatro, Di Gilio e’ nato a Salerno nel 1928 ed è tra i primi doppiatori italiani. Voce di Stanlio e Ollio, Topo Gigio e Calimero. Unico al mondo ad imitare l’opera lirica diventando, all’occorrenza, basso, baritono, soprano e tenore. Doppiatore di Tina Pica, Paolo Stoppa, Aldo Fabrizi, Amedeo Nazzari e tanti altri. Mario Di Gilio e’ il primo imitatore italiano a cui l’attore e regista Vito Cesaro ha dedicato “A mia insaputa”, il docufilm che racconta la vita del capostipite di un genere, quello dell’imitazione, che ancora diverte ed incanta il pubblico. Il film, realizzato grazie al supporto di Assoteatro, Indigo e Nuovo Imaie, gode del patrocinio del comune di Salerno per la valenza storica ed artistica di un prodotto che valorizza un illustre salernitano e la città che gli ha dato i natali.
Il docufilm vuole essere un omaggio o, meglio ancora, una ricerca sulla nascita di un genere artistico, quello dell’imitazione: capire cosa spinge una persona a diventarne un’altra è la domanda che sta alla base del lavoro del regista. Da Alighiero Noschese nella tv in bianco e nero fino ad arrivare ai moderni Teo Teocoli, Maurizio Crozza, Enrico Montesano e Virginia Raffaele, gli imitatori sono spesso la punta di diamante di programmi televisivi cult proseguendo una tradizione avviata in Italia proprio da Mario Di Gilio.
“Questo lavoro intende rendere omaggio a chi ha regalato al pubblico la nascita di un genere che non conosce tramonto – ha spiegato il regista ed autore Vito Cesaro – Dopo aver svolto diverse ricerche, ho scoperto che una sorta di prima imitazione può’ essere il doppiaggio, più’ nello specifico, quando si doppiano caratteri e personaggi particolari. Quindi possiamo pensare che l’imitazione nasce col cinema o meglio ancora, con il passaggio dal muto al sonoro. Negli anni cinquanta la tv ha portato nelle case delle persone pupazzi animati come i Muppets e Topo Gigio che avevano bisogno di un’anima e di una voce. Cosi’ nasce un lavoro che poi conoscerà uno sviluppo ed un’evoluzione straordinari. Cosi’ sono arrivato a individuare in Mario Di Gilio il capo-scuola del genere che, tra l’altro, e’ originario delle nostre zone“.
Premiato da Elettra Marconi per la sua versatilità’ e perfezione nell’imitare più’ di 1000 voci, dai commentatori radio-televisivi a cantanti, da calciatori ad attori, Mario Di Gilio ha inaugurato un genere, a sua insaputa, nel 1950 imitando di tutto e di più’, anche una lattina d’olio, nel carosello numero 3 del 1959 dell’olio Sasso con il maestro Danzi.
Al film, che vede in scena Vito Cesaro, Claudio Lardo, Emiliano De Martino e Mario Zinno, hanno partecipato anche Peppino Di Capri ed Edoardo Siravo, voce narrante del lungometraggio. La fotografia e il montaggio sono di Vincenzo Campitiello, le musiche di Roberto Marino, il suono di Letizia Musacchia mentre sceneggiatura e regia sono di Vito Cesaro e l’organizzazione generale di Ilaria Valitutto.
Partito da Milano, “A mia insaputa” e’ stato poi girato prevalentemente a Salerno, al Teatro “Giuseppe Verdi”, tra Forte La Carnale, il lungomare ed il rione Carmine con l’intento di restituire il legame fortissimo che l’artista aveva con la sua citta’ natale dove, ancora oggi, abitano i suoi parenti e dove lui stesso tornava non appena ne aveva la possibilita’. Di Gilio ha anche ricevuto il “Premio Toto'” a Bellizzi e il “Premio Barbuti” a Salerno.