Sappiamo tutti che l’ambiente è fottuto ma che facciamo? Con il suo secondo lungometraggio, Woman at war, Benedikt Erlingsson fa molto. La protagonista, Halla, sembra una donna come le altre. E’ un’insegnante di musica di 40 anni che va in giro in città in bicicletta e pratica il Tai chi. Sulle pareti del salotto di casa sono appesi i ritratti di Gandhi e Mandela. Ma dietro le apparenze di una donna mite nasconde lo spirito di una guerriera. Nei panni di Giovanna D’Arco compie spericolate azioni di sabotaggio contro le multinazionali che stanno devastando la sua terra, la splendida Islanda.
Accolto con entusiasmo all’ultimo Festival di Cannes, Woman at War mescola abilmente commedia, dramma ed eco-thriller, con Halldóra Geirharðsdóttir che interpreta una formidabile eco giustiziere. Per le autorità islandesi, invece non è altro che una terrorista. La gente è indifferente quando non è ostile e persino la sorella gemella Ása, interpretata dalla stessa Geirharðsdóttir, è critica nei confronti della donna di montagna (il soprannome le è dato dai media).
Quando però una sua vecchia richiesta d’adozione va a buon fine e una bambina si affaccia a sorpresa nella sua vita, Halla sarà messa di fronte ad un lacerante dilemma personale-politico. Riuscirà a portare a termine i suoi propositi prima dell’arrivo della nuova figlia? O sarebbe il caso di abbandonare il progetto per non rischiare il carcere e dover quindi rinunciare alla maternità?
Sullo sfondo del meraviglioso scenario naturale dell’Islanda, la regista – già acclamata dalla critica per Storie di cavalli e di uomini del 2013 – realizza ora un film che è un chiaro appello alla resistenza civile per salvare la natura dell’avidità industriale. Erlingsson parte dall’idea fondamentale che i “diritti della Natura” dovrebbero essere di fatto considerati allo stesso livello dei “diritti umani”. I diritti della Natura dovrebbero essere protetti con forza in ogni costituzione e difesi da leggi internazionali.
“Tutti noi dobbiamo capire che la natura incontaminata ha un diritto intrinseco a esistere”, precisa Erlingsson nelle note di regia. “Una necessità che va al di là dei bisogni dell’uomo e del nostro sistema economico. A volte succede invece che lo stesso Stato, che nei paesi democratici si dà per scontato che sia uno strumento creato dal popolo per il popolo, possa essere facilmente manipolato da interessi particolari contro il bene comune”.
Se nel film la difesa dell’ambiente diventa terreno fertile per una commedia, in alcuni paesi si è trasformata in tragedia. Basti ricordare il caso di Berta Cáceres in Honduras e Yolanda Maturana in Colombia. Entrambe attiviste per l’ambiente, sono state assassinate da chi aveva grandi interessi nelle terre che esse provavano a difendere.
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