In un libro del 2001, Abbas Kiarostami: L’Évidence du film / The Evidence of Film, il filosofo francese Jean-Luc Nancy scrisse dell’opera filmica come esperienza dell’‘evidente’, concetto fondativo di una “metafisica cinematografica” e dell’immagine. Partendo dall’opera del regista iraniano, Kiarostami, scomparso nel 2016 a Parigi, Nancy spiega che l’evidenza non va intesa come ciò che è definito dal dominio dei sensi, piuttosto come ‘coglimento’ del segno, ad indicare un ‘sentiero di senso’. L’evidenza si presenta, quindi, come una ‘verità’ che coglie un senso, pur non svelandolo, conservando sempre una riserva di ‘segreto’: uno sfuggevole residuo di indefinito che accompagna comunque ‘l’evidente’. Non è un caso, ricorda Nancy, che il termine evidentia traduca in latino il termine greco enargeia, ovvero ciò che allo stesso modo è potente e celere come l’argos, insieme lampo e velocità.
Lampante e potente evidenza è il cinema di Kiarostami: un’ontologia delle ‘presenze’ che fa i conti semplicemente con la fragilità della vita, ascoltandone le domande e allontanando l’idea stessa di realismo cinematografico come mera riproduzione della realtà e delle sue finzioni. Parafrasando Nancy e la sua ontologia della presenza nel linguaggio filmico del regista iraniamo, L’unica lezione di Peter Marcias, già autore di “I bambini della sua vita” , “Tutte le storie di Piera”, “Dimmi che destino avrò”, è un omaggio al maestro Kiarostami ed è esso stesso evidentia/enargeia.
Il cortometraggio, presentato a Le Giornate degli Autori, all’interno della 75esima Mostra del Cinema di Venezia, ha come riferimento narrativo una lectio magistralis che il regista iraniano tenne all’Università di Cagliari proprio nel 2001 per parlare al simposio di studenti e uditori della propria idea di cinema. A quell’evento, partecipò anche un giovanissimo Peter Marcias che poté registrare la lezione con una telecamera. Questo personale materiale d’archivio è poi diventato il nucleo narrativo intorno al quale costruire L’unica lezione. Marcias ci racconta che per molto tempo la registrazione in suo possesso restò ‘oggetto prezioso’ tra i ricordi personali; finché Antioco Floris, responsabile del Celcam dell’Univeristà di Cagliari gli chiese di ‘lavorare e realizzare qualcosa a partire da documenti di archivio’. Fu quella l’occasione giusta per riprendere la registrazione ed iniziare prima a ‘sezionarne le immagini’, poi ad ‘analizzarne meticolosamente le parole e la loro portata, la potenza espressiva’. Un percorso che Marcias ha intrapreso insieme a giovani studenti universitari con i quali ha lavorato per la realizzazione di L’unica Lezione. Il cortometraggio è, infatti, il brillante risultato di un progetto di laboratorio. Co-prodotto da Celcam-Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell’Università di Cagliari e Ultima Onda Produzioni, sarà distribuito nelle sale italiane dalla Kio Film di Valentina Del Buono congiuntamente al film-documentario, Il Teatro al lavoro, di Massimiliano Pacifico, con focus narrativo il processo artistico e dialettico della messa in scena di Elvira di Toni Servillo. ‘A L’unica Lezione – continua Marcias – ci si è arrivati ‘prendendo tutto il tempo che si aveva a disposizione nel laboratorio: 3 volte a settimana per 4 ore. Tutte dedicate alla discussione per ascoltare bene le parole ed i versi di Kiarostami. Iniziarli, anche, alle opere del regista e poeta iraniano, opere come Sotto gli Ulivi o Il sapore delle ciliegia’ ed in qualche modo assistere alla loro crescita; come tanti piccoli Kurosh, il protagonista del cortometraggio, costruire una propria identità possibile, un’identità che, parafrasando Kiarostami, nel cuore alberga per essere poesia.
[…]Quando non ho nulla in tasca , ho la poesia.
Quando non ho nulla in frigo, ho la poesia.
Quando non ho nulla nel cuore, non ho nulla […]