Venezia 75, La noche de 12 años di Álvaro Brechner
Settembre 1973. L’Uruguay è sotto il controllo di una dittatura militare. Un’infausta notte di autunno, nove prigionieri Tupamaro vengono portati via per un'operazione militare segreta che durerà 12 anni
12 anni (La Noche de 12 anos), in concorso in Orizzonti a Venezia 75, è basato su fatti reali. Siamo nel 1973, l’Uruguay è sotto il controllo di una dittatura militare. Una notte di autunno, tre prigionieri Tupamaro vengono portati via dalle loro celle nell’ambito di un’operazione militare segreta. L’ordine è chiaro: “Visto che non possiamo ammazzarli, li condurremo alla pazzia.” I tre uomini resteranno in isolamento per 12 anni. Tra di loro c’è anche Pepe Mujica, futuro Presidente dell’Uruguay.
Diretto dal regista Alvaro Brechner sulla base del libro scritto da Mauricio Rosenco, il film ricostruisce con impronta semi-documentaristica, un capitolo drammatico della storia latino-americana. “Quello che ho cercato di fare è mettermi nella situazione dei protagonisti e assorbire come una spugna quello che mi hanno detto”, ha raccontato il regista . “Soprattutto perché non posso evitare di raccontare la storia al di fuori della mia prospettiva“.
Brechner ha raccolto le testimonianze delle esperienze vissute da tre delle figure più note dell’Uruguay contemporaneo: José “Pepe” Mujica, ex Presidente dell’Uruguay, Mauricio Rosencof, scrittore e poeta di fama, ed Eleuterio Fernández Huidobro, ex Ministro della difesa. “Tutti e tre hanno vissuto ben oltre i settant’anni, con Rosencof e Mujica ancora vivi. Tuttavia per evitare di fare un film che diventasse un tributo a tre eroi nazionali, ho voluto ascoltare le storie di molti altri prigionieri politici, di militari, storici, sociologi, psicologi e persone che hanno studiato l’isolamento, una pratica ancora molto diffusa in alcuni paesi“, ha aggiunto Brechner.
Antonio la Torre, nei panni dell’ex presidente José Mújica, si è sottoposto ad una dieta massacrante per interpretare la parte e riuscire ad infilarsi in un pozzo. Qui il vero Mùjica resterà rinchiuso per moltissimo tempo. Per evitare di perdere la testa, si ritroverà a parlare con formiche e scarafaggi.
La crudeltà dei carcerieri sfiora la caricatura. In un piccolo bagno si svolge una sorta di summit tra tutti gli ufficiali della prigione per capire come consentire ad un detenuto ammanettato ad un tubo di sedersi sul water per fare i suoi bisogni. “Ex prigionieri che hanno trascorso lunghi periodi di tempo in isolamento hanno raccontato che l’esperienza della prigionia ha avuto su di loro un effetto psicologicamente devastante. Anche andare in bagno infatti poteva diventare fonte di umiliazioni. Quando poi tornavano nelle celle comuni soffrivano di depressione e insonnia e non volevano socializzare né parlare con gli altri detenuti”.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.