A Freight Train Through The Night: un treno merci dal cuore country, rock e blues ha fatto una fermata epica a Largo Venue di Roma lo scorso sabato 26 ottobre. Alla guida di questa locomotiva sonora c’era Jake Smith, alias The White Buffalo, accompagnato da due compagni d’avventura di tutto rispetto: Matt Lynott, meglio noto come The Machine, alla batteria, e Christopher Hoffee, polistrumentista dal sorriso contagioso e visibilmente emozionato di suonare proprio nella città della sua amata nonna.
Jake Smith porta con sé i segni di un’anima rock temprata nel fuoco di whiskey e sigarette: barba e capelli iniziano a tingersi d’argento, ma la sua voce, quella voce baritonale e inconfondibile, è sempre lì, capace di raccontare un’America che sa di polvere, amori tragici, battaglie interiori e terre lontane. Ogni brano è un viaggio, un’avventura sonora che rimanda agli echi di Bob Dylan, Bruce Springsteen, Tom Waits, Leonard Cohen, ed Eddie Vedder. E con ogni concerto, il suo pubblico, ormai in crescita esponenziale, continua a riempire le sale d’Europa e d’Italia, da Roma a Firenze, con entusiasti sold-out.
La sua carriera in ascesa ha conquistato anche il mondo delle serie TV: brani come “Damned” in Californication, “Sweet Hereafter” e “The Matador” in Sons of Anarchy, e “Wish It Was True” in The Punisher hanno reso The White Buffalo una presenza irrinunciabile nell’immaginario collettivo americano. Ma forse è proprio con The Whistler, grazie a quel fischio inconfondibile, che Jake catapulta il pubblico romano in un film western d’autore, un tributo musicale che richiama il tocco magico di Sergio Leone e le orchestrazioni epiche di Ennio Morricone. In ogni nota e parola emerge l’immagine di un’anima tormentata, che vaga di città in città, con un bagaglio pesante di colpe e memorie, in cerca di una pace che forse non troverà mai.
Jake Smith conserva ancora quella rabbia primordiale punk rock che ha dato forma ai suoi primi anni. Ogni volta che sale sul palco, l’energia sprigionata è palpabile: le ballate malinconiche si alternano a pezzi incalzanti, e il pubblico è come in trance, trascinato in una danza dove è impossibile non muoversi, lasciandosi trascinare dalla forza travolgente della sua musica.
Il suo ultimo album, A Freight Train Through The Night, pubblicato il 20 settembre, è un viaggio sonoro di 18 tracce registrate live, un vero inno alla potenza della musica dal vivo e alla lunga carriera di The White Buffalo, con oltre 20 anni di canzoni che sanno di storie vissute sulla pelle. Segue Year of the Dark Horse, uscito nel 2022, ed è un’opera densa, un richiamo per chi cerca emozioni autentiche, storie vere e visceralmente umane. Album come Shadows, Greys and Evil Ways, un concept del 2013 sul ritorno di un soldato dall’Iraq, confermano The White Buffalo come un moderno cantastorie folk, capace di incidere emozioni profonde e far vibrare corde ancestrali, come un “buffalo bianco” che, mistico e quasi leggendario, sa ancora parlare al cuore di chi è in ascolto.