ll lavoro di Roberto Minervini è un’immersione profonda nella storia e nella società degli Stati Uniti, che può essere paragonata a un viaggio nel tempo. Attraverso il “documentario di creazione”, il regista marchigiano, che vive da anni in America, ha analizzato la realta americana non in modo moralistico. Questo approccio gli ha aperto nuove possibilità di espressione al di là delle semplici categorizzazioni etiche di bene e male.
Per Minervini in sostanza, non c’e’ altra possibilità se non vivere nella consapevolezza delle contraddizioni della società americana. Lo ha dimostrato attraverso film che vanno la sua “trilogia texana”, da Ferma il tuo cuore in affanno, Louisiana, che ruota attorno a persone dipendenti da droghe, fino al suo lavoro più complesso What you gonna do when the world’s on fire? (Che fare quando il mondo è in fiamme?), presentato a Venezia 75, dove il regista accende i riflettori sulla contemporanea condizione della comunità afro-americana e l’escalation di violenza razziale che ha sconvolto l’America a partire dall’omicidio del 37enne Alton Sterling a Baton Rouge, in Lousiana.
Il cinema di Minervini: Un’America senza filtro
Nel suo primo film di finzione, I Dannati, presentato nella sezione Un certain Regard del Festival di Cannes, nelle sale dal 16 maggio con Lucky Red, Minervini ci porta nella Guerra di Secessione, che ha lasciato in America ferite mai completamente rimarginate. La crisi costituzionale e politica in atto negli Stati Uniti si intreccia con quelle fratture mai ricomposte. I Dannati segue il cammino di giovani soldati e ufficiali dell’Unione, incaricati di presidiare le terre inesplorate dell’Ovest, attraverso paesaggi innevati, immersi in marce silenziose e lunghi momenti di attesa. Questi uomini, mossi da convinzioni semplici e patriottiche, affrontano la guerra e l’isolamento in un territorio selvaggio e lontano dalla civiltà.
Con l’inverno che si fa sempre più rigido e con le scorte si esauriscono, i soldati iniziano a mettere in discussione non solo la loro missione, ma anche le loro convinzioni più radicate. Il senso del dovere verso la patria cede il passo a interrogativi irrisolti riguardanti i legami con la fede, la famiglia e la patria. Per alcuni, combattere coloro che cercano di ridurre altri esseri umani in schiavitù è una questione di moralità, è difendere valori sacri nel nome di Dio. Al contrario, per altri, l’atto di uccidere i propri simili è unicamente una lotta per la sopravvivenza, indipendentemente dalla follia che circonda la guerra.
Sovvertire il genere: Minervini e i film di guerra
Con I Dannati, Minervini ribalta il genere cinematografico dei film di guerra, per mettere in scena una lotta contro il senso di vuoto da parte di uomini alla ricerca di una ragione divina che dia significato alla loro guerra.Nell’unica scena in cui arrivano colpi di fucile al crepuscolo, Minervini sceglie di non mostrare lo scontro diretto in carne e ossa. Il gruppo si trova ad affrontare un avversario invisibile, probabilmente un altro gruppo di estranei smarriti nel tentativo di di trovare una via d’uscita.
Un’altra scelta di Minervini, sia narrativa che estetica, è quella di non dare nomi ai personaggi, come a voler agganciare lo sguardo dello spettatore e ‘costringerlo’ a concentrarsi sui singoli personaggi che rappresentano figure universali dei dannati di tutte le guerre. In scenari estremi come la guerra, emergono solo gli elementi essenziali dell’umanità. I soldati su quella collina diventano incarnazioni di diverse sfaccettature dell’esperienza umana, accomunate dalla durezza delle loro circostanze, dalla fame che li divora e da un crescente senso di incertezza che si insinua gradualmente e implacabilmente nelle loro anime.
Un futuro inquietante: Riflessioni su violenza e divisione nel cinema di Minervini
La sceneggiatura de I Dannati, ambientata in un film d’epoca che esplora una fase cruciale della storia americana, sembra cercare di stabilire collegamenti con la realtà contemporanea degli Stati Uniti e al di là dei suoi confini e si configura come un preludio inquietante alla concreta possibilità che nei prossimi tre o quattro anni negli Stati Uniti si verifichino episodi di violenza di massa, che il governo federale si paralizzi e che il Paese si divida tra stati repubblicani e stati democratici. Il film, insieme alle opere precedenti, non teme di destabilizzare, fastidire, maledire, e risultare controversa, con implicazioni culturali che talvolta portano alla condanna.