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Hopper e l’America, a love story

La Grande Arte al Cinema: solo il 9 e 10 aprile nelle sale il film su un simbolo dell’arte statunitense e sulla sua relazione creativa e tormentata con la moglie Jo

Luisa Gabbi by Luisa Gabbi
27 Marzo 2024
in Arte e Cultura
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Hopper e l’America, a love story

Edward-Hopper-Nighthawks AIC-Chicago

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Il documentario “Hopper: Una storia d’amore americana” offre uno sguardo intimo sulla vita e sull’arte del celebre pittore Edward Hopper e della sua moglie Jo. Il film, prodotto e diretto da Phil Grabsky, mette in luce non solo le opere iconiche di Hopper, ma anche la complessità delle relazioni personali e professionali che hanno caratterizzato la sua vita.

Amore sì, ma tormentato

Nel raccontare la storia d’amore tra Edward e Jo, il documentario evidenzia le sfide e le tensioni che accompagnavano il percorso artistico dell’artista. Hopper stesso ha descritto il dolore e la fatica che spesso accompagnano il processo creativo, sottolineando la profonda connessione tra la sua arte e la sua esperienza personale.

Edward Hopper – Chop Suey, 1929

Edward e Jo

Jo, pur essendo un’artista affermata, ha svolto un ruolo significativo nel sostegno e nell’ispirazione di Edward, fungendo da musa e collaboratrice creativa. Tuttavia, la relazione tra i due è stata segnata da conflitti e difficoltà, riflesso anche nell’arte di Hopper.

Il documentario esplora anche il rapporto di Hopper con l’America e il suo popolo, evidenziando la sua prospettiva di uomo solitario e osservatore silenzioso. Le sue opere, caratterizzate da una luminosa solitudine e da un senso di mistero, hanno catturato l’immaginario collettivo, influenzando non solo altri artisti visivi, ma anche registi, fotografi e musicisti.

Tra le opere più celebri di Hopper, “Nighthawks” rappresenta un’icona dell’arte americana, trasmettendo un’atmosfera di alienazione e isolamento che risuona ancora oggi. Il suo impatto sull’arte e sulla cultura popolare è stato enorme, influenzando generazioni di artisti e creativi in diversi campi.

 

Il documentario esplora i temi del del silenzio, dell’attesa e della solitudine che hanno caratterizzato il suo lavoro. Attraverso interviste, analisi degli esperti e letture di diari, il film traccia un ritratto complesso dell’artista, dalle sue origini fino al rapporto cruciale con sua moglie Jo.

Jo emerge come figura centrale nella vita e nell’arte di Hopper, svolgendo un ruolo fondamentale nel suo successo. Il regista Grabsky sottolinea la complessità dell’uomo Hopper, superando la semplice etichetta di individuo riservato e sgradevole. L’amore di Hopper per l’architettura e i paesaggi americani si intreccia strettamente con il suo legame con Jo, e il documentario esplora questa connessione intima, eliminando la folla dalle sue opere urbane per concentrarsi sulla narrazione di una solitudine personale.

Gli inizi di Hopper

Gli inizi della vita di Hopper forniscono importanti chiavi di lettura per comprendere la sua arte e il suo carattere. Cresciuto in un ambiente familiare attento all’arte e alla lettura, Hopper sviluppa precocemente il suo talento artistico, anche se la sua timidezza e il suo carattere introverso sono influenzati dalle esperienze di bullismo durante l’infanzia. Il suo percorso artistico inizia con l’illustrazione, che lo sostiene finanziariamente ma non soddisfa pienamente la sua creatività. Sarà l’incontro con l’insegnante Robert Henri e il suo incoraggiamento a esplorare l’arte moderna a Parigi a cambiare radicalmente il corso della sua carriera.

A Parigi, Hopper si ritira in solitudine, trascorrendo il suo tempo nei musei e dipingendo paesaggi che lo colpiscono per la loro luminosità. Questo periodo influenzerà profondamente il suo stile e la sua visione artistica, preparandolo per il suo ritorno negli Stati Uniti, dove avrà un impatto duraturo sulla scena artistica americana.

Cape Cod Evening, 1939 – Edward Hopper

La luce protagonista

La luce, nel mondo pittorico di Hopper, riveste un ruolo centrale e distintivo. Potremmo considerarla una sorta di protagonista silenziosa, capace di conferire significato e profondità alle sue opere. È evidente come Hopper abbia tratto ispirazione dalla luce che ha permeato la sua infanzia e i luoghi che ha abitato, come Gloucester Harbour in Massachusetts. Questa luce, che può essere radente o diretta, assume diverse sfumature e intensità, contribuendo a definire l’atmosfera e a delineare i contorni delle sue rappresentazioni.

Robert Henri, mentore di Hopper, affermava che un grande pittore ha qualcosa da dire, che dipinge un’idea. Nel caso di Hopper, questa idea sembra manifestarsi soprattutto attraverso la rappresentazione dell’architettura. Mentre a Gloucester, città nota per le sue marine, molti artisti si concentrano sulle scene del mare, Hopper sceglie di ritrarre soprattutto l’architettura locale: le case vittoriane americane ed europee, con i loro tetti spioventi e i colori che sembrano sovraesposti.

Queste immagini, apparentemente statiche ma intrise di personalità e significato, diventano potenti veicoli di espressione artistica, suscitando emozioni intense in chi le osserva, ancor più quando sono trasposte sullo schermo.

Ma dietro ogni grande artista c’è spesso una persona di supporto, e per Hopper questa figura è stata sua moglie, Jo Nivison. Già affermata pittrice, Jo ha giocato un ruolo fondamentale nella carriera di Hopper, introducendolo negli ambienti artistici e aiutandolo a vendere le sue prime opere.

Tuttavia, il suo contributo va oltre quello di una semplice manager: Jo è stata anche modella e fonte d’ispirazione per molti dipinti di Hopper. Questo sostegno, sebbene prezioso, non è stato privo di sacrifici per Jo, che ha dovuto rinunciare alla propria carriera artistica per dedicarsi a quella del marito. Una scelta che, come si può immaginare, ha comportato tensioni e conflitti, ma che nel corso degli anni ha visto anche momenti di riscatto e di reciproca comprensione.

Edward Hopper – Gas, 1940

Solitudine interiore

La solitudine interiore di Hopper si manifesta in modo distintivo quando ritrae la vita urbana di New York, a differenza delle sue opere ambientate nella campagna o nel New England, come Gloucester o Cape Cod. Negli uffici e nei diner della Grande Mela, emerge la stessa sensazione di isolamento e solitudine che si trova nelle periferie, indicando così una dimensione interiore profonda.

La vita americana

Hopper dipinge la vita americana reale, ma con una prospettiva unica: le sue scene non mostrano mai l’ora di punta né il traffico congestionato tipici di quei tempi. Le strade sono vuote, i locali scarsamente frequentati e i personaggi dipinti rimangono enigmatici, lasciando spazio a interpretazioni e presagi sulle loro relazioni e storie personali. Gli esperti riconoscono in Hopper la capacità di descrivere l’isolamento sociale, culturale e psicologico come una condizione umana universale, suscitando così l’identificazione di un vasto pubblico con le problematiche dei tempi moderni.

Una storia umana

Le relazioni tra i personaggi nelle opere di Hopper si rivelano enigmatici dal punto di vista della comprensione, con figure immobili e volti seri, spesso avvolti in abiti attillati. Le domande su cosa possa accadere tra i personaggi di opere come “Nighthawks” o “Automat” rimangono aperte, alimentando l’interesse e la speculazione degli osservatori. La presenza costante della moglie di Hopper, Jo, nelle sue opere suggerisce una storia umana complessa, che include momenti di difficoltà e, forse, di riconciliazione nella vecchiaia.

Il documentario “Hopper. Una storia d’amore americana”, con la colonna sonora di Simon Farmer, offre uno sguardo approfondito sulla vita e le opere di Hopper, permettendo agli spettatori di immergersi negli scenari americani e nelle emozionanti narrazioni umane rappresentate nei suoi dipinti.

L’elenco delle sale in cui vedere il film, solo  il 9 e 10 aprile,  è su nexodigital.it

Tags: AmericaarchitetturaEdward HopperHopperJo Nivisonla Grande Arte al CinemaNew YorkNexo digitalpaesaggi
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