CCCP in DDDR, il ritorno sulle scene per tre concerti a Berlino nella smantellata Repubblica Democratica tedesca della band punk CCCP – Fedeli alla lInea è stato un successo a furor di popolo. Uno stordimento collettivo che ha celebrato più che un ritorno una rinascita, con Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur (nella foto di apertura di Michele Piazza) nella versione forse più punk di sempre.
Un ritrovarsi e uno spaesamento, che ha davanti a sé più di dieci concerti in Italia e che meritano alcune riflessioni di fine settimana e una cronaca per immagini.
Effetto catarsi sulla storia dei Cccp
Dopo 40 anni dal primo Ep e dopo 34 dallo scioglimento del gruppo, lo spettacolo di sé che i Cccp sono stati in grado di mettere in scena all’Astra Kulturhaus di Berlino ha avuto un effetto di catarsi, o di epifania agli occhi del pubblico e della critica: come se adesso, guardando a ritroso, tutto, anche le divergenze, le diverse storie, avesse avuto un senso, un filo unico, dal 1984 a oggi.
Per chi, come noi, e come molti altri, non c’era, tutto ciò è emerso in modo plateale nella marea di post, foto, video, commenti (tra tutti Antonio Rapezzi), articoli e recensioni, dal tono unanime.
La provocazione dello Scanzi
C’è poco da spiegare: che c’era una regìa, di Fabio Cherstich insieme ai Cccp, che il concerto nasceva dal Gran Gala Punkettone alla Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, che un monologo era pensato in un teatro, che i fischi si sapeva ci sarebbero stati perché una fetta del pubblico voleva contestare apertamente Andrea Scanzi.
C’è poco da spiegare. È stato quello il momento più punk dello spettacolo, e forse più punk di sempre. Quando Scanzi ha iniziato la filippica “Perché amiamo i Cccp” ed è stato subissato dai fischi. Quando un Ferretti teatrale e beffardo, direttore d’orchestra dei fischi, mostrando le due dita medie al suo pubblico, si è esibito nella sua improvvisata e geniale invettiva che è già diventata leggenda
perché vi sta sui coglioni, e lui sta qua, perché vi sta sui coglioni.
Perché non abbiamo mai voluto che tutti la pensassero come noi.
Perché portiamo il disordine e non l’ordine
non quello che volete voi!
Non sono come tu mi vuoi,
non sono come tu mi vuoi, non sono come tu mi vuoi”.
E via con Emilia Paranoica. Mai lancio fu più azzeccato.
Per la prima volta un set di percussioni in concerto dei Cccp
Non c’è dubbio che la carica portata sul palco, carica anche di anni, di vita, ha reso il “concerto” una performance molto coinvolgente.
Sul palco Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici, Danilo Fatur sono stati accompagnati da un nutrito gruppo di validissimi musicisti: Ezio Bonicelli violino, Luca Rossi basso e da un set di percussioni nutrito, con Simone Beneventi e Gabriele Genta alle percussioni e Simone Filippi alla batteria. Una novità per il gruppo, che aveva archiviato percussioni e batteristi in scena dopo il primo concerto del 1983, quello del doppio lp “Altro che Nuovo e Nuovo”, per adottare la batteria elettrica. La stessa formazione, sperimentata per la prima volta nel Gran Gala, è stata riproposta anche al concerto.
Promette bene la scaletta a Berlino, guardando ai prossimi concerti in arrivo. All’inizio il filmato sulla mostra a Reggio Emilia con l’inno della DDR, Piergiorgio Casotti e tre letture sul ritorno nella Deutsche Demokratische Dismantled Republik. Quindi inizio con omaggio a questi tempi, Depressione caspica, Morire, Oh! Battagliero, Stati di agitazione, Libera me Domine, poi la proiezione del video Tomorrow con Amanda Lear, Tu menti, Curami, Monologo di Scanzi (filmato Fellegara), Emilia Paranoica, Poesia Carmelo Bene – Fatur, Punk Islam, Radio Kabul, Bang Bang/Spara Jurij, “Ecco i miei gioielli” Annarella, Allarme, Kebab Träume (D.A.F.), inedito dall’album appena pubblicato, cantata con perfetta pronuncia Hochdeutsch da Massimo Zamboni. Ringraziamenti con tutti sul palco e Amandoti.
La consacrazione di Annarella e Fatur
Se di Massimo Zamboni e di Giovanni Lindo Ferretti si conoscevano bene i percorsi artistici in questi anni, pur su strade diverse, il tempo passato poteva essere un’incognita per i “corpi” messi in scena dai Cccp, la soubrette del popolo e l’artista del popolo.
In realtà per l’Antonella Giudici e il Danilo Fatur è stata consacrazione e sono stati in grado di riempire la scena e di “tridimensionare” lo spazio con grande classe.
Fatur quasi uno schiavo in catene, un Sisifo nel suo costante spingere e roteare strumenti e attrezzi e simulare ferite. Annarella ha scritto il suo sottotesto estetico ai brani con grande padronanza, di nuovo meravigliando con le mise, i costumi, un’inedita parrucca di ricci rossi, mettendo le cose in chiaro con il cartello “Tutti esauriti”. A partire dai biglietti. E semmai: voi, non io.
La storia continua. Prossima tappa, chiusura il 10 marzo della mostra Felicitazioni! a Reggio Emilia (aperta dal giovedì alla domenica, affrettarsi).