A Venezia 80, in concorso l’amore tossico di Priscilla, il nuovo film di Sofia Coppola, basato sull’autobiografia di Priscilla Presley, moglie del re del rock, con protagonisti Cailee Spaeny, Jacob Elordi (“Euphoria”), Dagmara Dominczyk. La storia di una relazione squilibrata tra il re del Rock and roll e una donna manipolata, gaslightata e isolata, un gioiello nella corona dell’entourage del cantante.
Quando l’adolescente Priscilla Beaulieu incontra a una festa Elvis Presley, l’uomo, che è già una superstar del rock’n’roll, nel privato le si rivela come qualcuno di completamente diverso: un amore travolgente, un alleato nella solitudine e un amico vulnerabile. Attraverso gli occhi di Priscilla, Sofia Coppola racconta il lato nascosto di un grande mito americano, nel lungo corteggiamento e nel matrimonio turbolento con Elvis. Una storia iniziata in una base dell’esercito tedesco e proseguita nella sua tenuta da sogno a Graceland.
La versione di Sofia Coppola sul re del rock
Abuso, violenze psicologiche, crudeltà: il ritratto che Sofia Coppola fa di Elvis è sicuramente diverso e spaventoso rispetto all’idea che abbiamo sempre avuto di lui. Lo fa attraverso lo sguardo della giovane Priscilla nel suo nono film tratto dall’autobiografia della donna, “Elvis and Me”. Un amore totalizzante quello della timida ragazzina verso il suo uomo che, tra l’altro, ha ispirato una delle canzoni più belle di sempre, “Personal Jesus” dei Depeche Mode. Brano che Martin Gore scrisse proprio dopo aver letto il libro della Presley, rimanendo colpito dalla definizione che dava del marito, una sorta appunto di “dio privato”.
Ed è quello che emerge dal film della regista, con una Priscilla totalmente soggiogata da un uomo “all’antica” in primis, e da una star volubile, tormentata, viziata e capace di ferirla in modi diversi. “Non puoi lavorare, devi essere sempre a mia disposizione”, le dice in una scena, e così la giovanissima ragazza si ritrova a vivere un’esistenza di solitudine, soprusi, nella continua attesa di Elvis, che decideva come doveva vestirsi e truccarsi, come doveva comportarsi, e addirittura quando sarebbe stato il momento giusto per fare per la prima volta l’amore, rimandandolo continuamente.
Priscilla, un oggetto silente senza desideri e sogni degni di attenzione
Sofia Coppola racconta Priscilla senza particolari guizzi, una storia lineare in cui è difficile vedere la sua firma, se non nei particolari “glamour”: le unghie accuratamente smaltate, eyeliner, lunghe ciglia finte applicate anche poco prima di partorire, nuvole di lacca, rossetti, boccette di Chanel n. 5. Ma la narrazione si trascina stancamente tra le stanze di Graceland nelle quali si aggira Priscilla, sola, triste, all’ombra del mito che le riserva tradimenti, cattiverie quotidiane.
L’uomo più amato del mondo la tratta come una “bambolina” sempre a sua disposizione, il porto sicuro lontano dalla ribalta. Una “classica” relazione tossica che spoglia il mito della sua aura e che ci racconta la quotidianità di una donna non amata veramente, incapace, forse perché troppo invaghita, forse perché troppo giovane e inesperta, di ribellarsi al marito e padre di sua figlia per molti anni.
Coppola si concentra sul lato oscuro della vita di Elvis
Se Elvis di Baz Luhrmann ha raccontato la folgorante carriera del cantante, con Priscilla, Sofia Coppola racconta lo smarrimento di chi gli è stato accanto. E’ il racconto di vicenda dolorosa , dove è difficile scorgere un barlume di amore, che smontando la star immortale racconta un uomo e una donna come tanti, vittime di loro stessi e dell’illusione dei sentimenti, della solitudine, della difficile relazione con sé stessi, quella più importante, che solo alla fine Priscilla capirà di dover preservare.