L’ultima Masterclass del Bif&st 2023 ha visto salire sul palco del Teatro Petruzzelli Francesco Piccolo, scrittore e sceneggiatore tra i più apprezzati del cinema italiano degli ultimi anni. Premio Strega 2013 con il romanzo “Il desiderio di essere come tutti”, ha scritto film, tra gli altri, per Nanni Moretti, Silvio Soldini, Francesca Archibugi, Daniele Luchetti. Ma è con Paolo Virzì che ha stretto il legame più longevo, iniziato nel 2002 per My Name is Tanino e proseguito con altri film fino all’ultimo Siccità. Con lui e Francesco Bruni, Piccolo ha scritto anche Il capitale umano (2014), la cui proiezione ha preceduto l’incontro mattutino moderato dal critico Alberto Crespi.
«È un film, Il capitale umano, cui sono particolarmente legato perché il passaggio dal romanzo al film fu molto complesso ma infine riuscito. Con Paolo avevamo amato il romanzo dello scrittore americano Stephen Amidon, con il quale siamo poi diventati amici e abbiamo anche scritto insieme il film americano di Paolo, Elle & John. Per il film pensammo però di dargli, in fase di sceneggiatura, una particolare struttura narrativa con una idea che è venuta a noi, quella di raccontare la storia da tre diversi punti di vista nei quali sarebbero ricorsi gli stessi momenti. Era un modo per allontanarsi dal libro, come pure l’ambientazione: quella originale a Boston e dintorni non l’abbiamo mai presa in considerazione, abbiamo spostato l’azione in Brianza e abbiamo letteralmente smontato i personaggi per poi ricostruirli come italiani. Non eravamo certi che i diversi punti di vista avrebbero funzionato, Paolo ne era spaventato, ci siamo resi conto che eravamo riusciti nel nostro intento solo quando abbiamo visto alcune sequenze al montaggio».
“Lavorando insieme ad altri nella scrittura di un film, ci si ricorda chi ha scritto una certa battuta piuttosto che un’altra?”, ha chiesto Alberto Crespi. «C’è una doppia verità al riguardo – ha risposto Piccolo. C’è un’omertà che secondo me è necessaria, certe cose devono restare nello spogliatoio, come mi ha insegnato Nanni Moretti, e poi c’è il fatto che, scrivendo insieme, si parte da un’idea, poi un altro continua e infine tutto si intreccia. Tra l’altro, sia per i film di Moretti che per quelli di Virzì, abbiamo lavorato davvero tutti insieme, davanti a un computer, e quindi alla fine diventa davvero difficile capire chi ha scritto cosa. Resta il fatto che per scrivere un film bisogna capire il regista, devi entrare nel suo mondo sapendo che, senza di te, magari il film sarebbe diverso ma che è pur sempre il suo film».
Sulle qualità di uno sceneggiatore: «Deve avere talento, certo, ma soprattutto deve avere un buon carattere, deve sapere con chi ha a che fare e metterlo a suo agio. Lavorare insieme deve essere una pratica piacevole, ogni tanto è bene parlare anche di altro che non sia il film. Certo può capitare anche che questo non accada, come mi è capitato con Silvio Soldini che da Milano scendeva a Roma e che doveva sfruttare al massimo quella settimana che trascorrevamo insieme, per cui parlava del film dalla mattina alla sera. Nanni Moretti invece, si prende molte pause, scandite da altrettanti cappuccini».
Un’altra importante esperienza recente da sceneggiatore di Francesco Piccolo è stata per Il traditore di Marco Bellocchio. «Io sono arrivato dopo un po’ che lui aveva già iniziato a scrivere insieme ad altri sceneggiatori. A un certo punto Bellocchio mi ha chiesto di dare una mano e io ho trascorso una intera estate per mettermi al passo, recuperare il lavoro di documentazione necessaria, leggere libri, guardare i filmati del maxiprocesso. In pratica ci siamo trovati a lavorare contemporaneamente alla sceneggiatura e alla ricerca. È stata una esperienza bellissima, a un certo punto mi sono sentito sicuro che sarebbe diventato un bel film, non mi capita sempre».
Un’ampia parte della Masterclass è stata dedicata al libro che Francesco Piccolo ha pubblicato da poche settimane, “La bella confusione” (Einaudi) che intreccia le vicende della lavorazione di 8 ½ di Federico Fellini e Il Gattopardo di Luchino Visconti che furono girati contemporaneamente nel 1962 per poi uscire l’anno successivo a poche settimane l’uno dall’altro.
«L’idea mi venne nel 2014 – ha ricordato Piccolo – mentre mi trovavo al Festival di Sanremo dove lavoravo come autore per Fabio Fazio. Ad un certo punto mi trovai a fumare una sigaretta nel foyer insieme a Claudia Cardinale e lei mi raccontò, tra le altre cose, di quando stava girando negli stessi mesi 8 ½ e Il Gattopardo e di come i due registi esigessero un colore diverso di capelli per i suoi personaggi senza che dovesse indossare una parrucca. Pare che la sua parrucchiera abbia smesso di lavorare dopo quei film!”, ha scherzato.
«Dopo avere deciso di dedicare il libro ai due film, ho iniziato un lavoro di documentazione che mi ha richiesto molti anni perché non volevo parlare solo dei film ma di tutto ciò che vi ruotava attorno in termini di fatti di cronaca, il modo di vivere il cinema allora, volevo che si potesse leggere come il racconto di un cronista dell’epoca. Ho scoperto, tra le tante cose, che Fellini e Visconti non si sono parlati per 8 anni, a partire da un episodio accaduto alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1954, dove erano in concorso l’uno con La strada e l’altro con Senso. Andò a finire che Fellini vinse il Leone d’Argento e Visconti non vinse nulla, le rispettive troupe vennero alle mani durante la premiazione e da allora i registi iniziarono una competizione che si trascinò per diversi anni».
Gli ultimi lavori scritti da Francesco Piccolo sono la quarta stagione di “L’amica geniale”, della quale sono in corso le riprese e La storia di Francesca Archibugi dal romanzo di Elsa Morante, che è attualmente al montaggio. Nella serata conclusiva, Francesco Piccolo ha ricevuto il Federico Fellini Platinum Award del Bif&st 2023.