“Il pubblico ha capito che cerco di trasmettere qualcosa. Il mio non vuole essere un messaggio tra virgolette ma piuttosto un passaggio di idee di informazione, di sensibilità. E se in quei momenti sei sincero, la gente lo capisce”.
Questa è una delle frasi di Lucio Dalla che troneggiano nelle sale della mostra itinerante a lui dedicata “Lucio Dalla – Anche se il tempo passa” che arriva a Roma, all’Ara Pacis, dove rimarrà fino al 6 gennaio 2023.
Una mostra-evento, nel decennale della sua scomparsa, per omaggiare una delle personalità più influenti nella storia della musica italiana (e non solo) e per celebrare il suo genio umano e musicale. La mostra si propone di raccontare – si legge nelle note – il ruolo di Lucio Dalla nel passaggio culturale dagli anni Sessanta in poi, la modernità del suo pensiero, l’eclettismo del suo agire non solo con la musica (ovviamente) ma anche attraverso il rapporto con il cinema (attore e autore di colonne sonore), il teatro, la televisione che lo ha sempre corteggiato per la sua capacità di bucare lo schermo e attirare attenzione. E la passione per il mare, il basket, il Bologna calcio. Ma, al di là delle parole, vi basta uno sguardo su quei vestiti così minuti, su quelle foto, quei cappelli per vivere le emozioni che ognuno, che abbia anche solo per una volta canticchiato una canzone del Lucio nazionale, si porta dentro. Ed immergersi in una mostra che senza comprenderne bene il perché, va al li là di quanto esposto.
Non è un caso se la mostra viene proposta ora: infatti, nel biennio 2022-23 ricorrono il decennale della scomparsa del cantautore bolognese e l’ottantesimo anniversario della nascita: in questo viaggio la prima tappa non poteva che essere la sua città natale, Bologna, per poi proseguire proprio nell’Urbe, laddove Dalla si trasferì appena 17enne e dove ha vissuto per circa venticinque anni (fino all’1986) nella sua casa di Trastevere in Vicolo del Buco 7 e dove è visibile la targa con la strofa de “La sera dei miracoli”, canzone simbolo del suo legame con la città.
Proprio a questo legame tra la città eterna e l’artista è dedicata una della dieci sezioni in cui è divisa la mostra, inedita e appositamente allestita solamente per questa seconda tappa romana che ricorda il potere magnetico che Roma aveva su di lui, in quanto città di incontri (uno su tutti quello con Federico Fellini, ma poi anche gli amici, a cominciare da De Gregori, Venditti che lo hanno ricordato e cantato durante il loro recente concerto insieme), di fermento, di ispirazione.
“Il testo de ‘La sera dei miracoli’ è nato una sera, qui a Roma. Non riuscivo a lavorare in modo produttivo e allora decisi di uscire a prendere un po’ d’aria, con il preciso intento di rilassarmi. Invece sono stato catturato dalla mia passeggiata: volti, angoli, situazioni, stradine. Così alla fine è arrivato il testo” è il commento di Dalla, riportato in una della sale dedicate alla sezione. Vi basta riascoltarla per immaginare la scena. Brividi.
Nella mostra vengono rievocati cinquant’anni di storia attraverso materiali spesso inediti: oggetti, documenti, copertine dei dischi, video, abiti di scena, locandine dei film suddivise in dieci sezioni, dove la musica è protagonista, attraversando dischi, Sanremo, colonne sonore di cinema e di opere teatrali: “La canzone è un vento al quale non puoi mai porre nessuna forma di resistenza quando c’è”.
“L’obiettivo era quello di presentare l’intero “universo Dalla” e dunque non solo il grandissimo, lungo e mai interrotto successo ma anche il suo carattere istrionico, timido, riservato. E il suo innato talento” spiega l’ideatore Alessandro Nicosia.
E nella conferenza stampa di apertura ecco la testimonianza di un Carlo Verdone che ha raccontato la nascita delle musiche del film “Borotalco” ricordando come Dalla non fosse per nulla convinto di prestare le sue canzoni alla colonna sonora (scrisse appositamente per il film “Cara” e “L’ultima luna” e le altre sue canzoni le fece suonare agli Stadio) con la promessa in cambio che Verdone facesse un bel film. E di come il produttore Mario Cecchi Gori uscì con i manifesti prima di far vedere il film a Dalla che si arrabbiò con Verdone. Poi, sdegnato, si era ritrovato ad andare a vedere la prima del film a Bologna minacciando di ritirare il nome e finendo per sdraiarsi per terra davanti alla prima fila perché la sala era esaurita e lui non aveva avvisato il cinema. Alla fine, partì l’applauso del pubblico, non al film, ma alle musiche che lui aveva scritto e che hanno esaltato quel film, dove Nadia (Eleonora Giorgi) insegue il sogno di incontrare proprio Dalla e incontra Mario (lo stesso Verdone), che diventa suo malgrado Manuel Fantoni… E da lì diventammo amici.
Verdone ha ricordato i tratti carismatici di Dalla: “Amava stare con gli amici, aveva un grande senso dell’ironia e, forse, il tratto più grande era la grande generosità dimostrata in campo musicale verso tutti. Eppoi non si è dimenticato della grande tradizione melodica, creando un sincronismo con il nuovi suoni e con dei grandi testi”.
Quelle emozioni che ha raccontato Verdone le potete ritrovare nelle sale in cui la mostra è allestita, in cui Lucio Dalla è immerso.
“Il futuro è elettrizzante. A me ha sempre più interessato quello che deve ancora arrivare. Credo che sia immorale aver paura del domani” firmato Lucio Dalla.
Fino al 6 gennaio al Museo dell’Ara Pacis. Biglietto intero 13 euro per gli adulti con diverse agevolazioni. Tra queste il pacchetto famiglia a 22 euro che comprende i due genitori e permette accesso gratuito a tutti i figli sotto i 18 (ed è anche prenotabile online allo 060608).
Per ulteriori informazioni: https://arapacis.it/it/mostra-evento/lucio-dalla-anche-se-il-tempo-passa