Sono giorni che unisco i polsi, apponendoli tra loro e che provo in questo modo a realizzare un cerchio di energia ma niente, nemmeno delle improbabili scintille. Eppure #DoctorStrange ci mette così poco a creare cerchi fluo perfetti e con loro calarsi nel Multiverso…
Capite bene che è finalmente arrivato nelle sale “Doctor Strange nel Multiverso della Follia” il colossal targato Marvel e firmato dal Sam Raimi che torna a firmare un cinecomic a quindici anni di distanza dal suo ultimo Spider-Man 3 e proponendosi, come rilevato nelle note di regia “di spingere il genere fantasy in un luogo più oscuro”, come già i recenti film Marvel stanno tentando di orientarsi.
Multiverso e America (ma un altro nome no?)
Nel secondo capitolo della saga (o terzo se considerate Shang-Chi, anche se pure quello è parallelo…) dell’ex medico chirurgo Stephen Strange (Benedict Cumberbatch) impegnato a combattere minacce di natura magica e mistica, si trova a dover viaggiare nel Multiverso per cercare di salvare la vita di una ragazzina, America Chavez (Xochitl Gomez), che ha il potere (ma non lo controlla) di aprire portali per gli universi alternativi.
Attraverso le diverse realtà dei portali, il signore delle arti mistiche (che non è lo ‘Stregone supremo’ come precisato nel film…) armeggiando con vari libri degli Shanti e del Darkcold proverà a riscrivere la storia dell’universo 616 e per farlo conoscerà diverse copie di se stesso (vive o trapassate), oltre a fare la conoscenza con eroi Marvel appartenenti ad altri mondi – come gli ‘Illuminati’ di Mordo, Peggy Carter ma soprattutto dell’osannato Charles Xavier – oltre a ritrovare l’amata Christine, senza smettere di contrapporsi a se stesso e a Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen) ed evitando di provocare incursioni.
Senza dimenticare la presenza del fedele Wong che, per ironia della sorte, è interpretato da un altro attore di nome Benedict (cioè sia Dr. Strange che Wong sono impersonati da attori che si chiamano con lo stesso nome, curioso no?)
“Scegliere le parole con saggezza”
Insomma, un ‘casino in grande stile’, se mi si consente la parafrasi non proprio da salotto che, però, vi assicuro ben rispecchia la strabiliante confusione di universi del film e il guazzabuglio di avvenimenti.
Non fraintendete le mie indicazioni solo perché, come il nostro eroe, non sono così bravo a “scegliere le parole con saggezza”: il film è geniale e brillante con tensione a gogo e riprese visionarie (non è un caso se Raimi è un grande appassionato di fumetti e il modo in cui utilizza la macchina da presa ne è la dimostrazione). Certamente contribuirà a migliorare almeno un poco i dati in caduta libera dell’affluenza nelle sale cinematografiche nostrane. Tuttavia, è un po’ lungo e almeno 15 minuti buoni si potevano davvero evitare perché gli ingredienti ci sono e fin troppi e ritrovarsi a cercare soluzioni in banali risse a suon di cazzotti non dà lustro alla pellicola.
“Sei felice?”
Questa domanda è uno dei mantra che si ripetono nel film. E anche questo non è un caso, visto che se riuscite a riprendervi delle diverse realtà attraversate, trovate sentimenti che passano dalla disperazione di non essere madre fino alla ricerca di fiducia in se stessi e nel valore ancestrale dell’amore, seppur in contesti diversi. Certo se poi per trovarli dovete effettuare un ‘dream walking’ e “camminare nei sogni del vostro cadavere” la ricerca non è poi così semplice.
Effetti collaterali
Nel girovagare del Multiverso un effetto è certo: l’universo parallelo 838 è andato distrutto (e di questo potete esserne certi anche se non avete il terzo occhio. E sappiate che questa è una citazione al film). Un altro danno collaterale è l’uscita dal cinema: perché dopo aver viaggiato nel Multiverso, ritrovarsi in una realtà dove si fa fatica persino ad attraversare la strada per quanto sopra le strisce pedonali e con il semaforo verde e non rosso (altra citazione) non è affatto gradevole…
Special guest
Ebbene sì tanto perché c’era poco da raccontare, sappiate che prima del film abbiamo potuto vedere il trailer di “Avatar 2”, che uscirà nelle sale italiane il 14 dicembre. “So per certo che la famiglia è la nostra fortezza” è l’unica frase che viene pronunciata tra meraviglie in 3D. Diciamo che tutto questo pathos non è che lo abbia avvertito… cioè se mi facevano vedere Sigourney Weaver resuscitata allora sì…
#DoctorStrange