Caterina Caselli è tornata. E’ tornata a riunire le due Caterine della sua vita. E’ questo che sembra proporci nel film-documentario “Caterina Caselli. Una vita, cento vite” di Renato De Maria, presentato in anteprima come Evento Speciale alla XVI edizione della Festa del Cinema di Roma e in arrivo nelle sale italiane solo il 13, 14, 15 dicembre.
Da un lato il “Casco d’Oro”, l’interprete di una generazione Beat, la modenese (è di Sassuolo) di sani valori e aperta al mondo, nei filmati storici con le band, dall’altro la produttrice della casa discografica Sugar, nonché moglie di Piero Sugar, trasferita completamente in ambito milanese e poi romano, innovatrice e scopritrice di talenti.
Due strade separate nel 1974 da una netta cesura, almeno agli occhi del pubblico, che ora la vede ricomporsi nel suo racconto diretto al regista De Maria. Al primo incontro con la Caselli, il regista ne ha colto subito “l’energia vitale”. “Ho deciso allora – racconta De Maria – di mettere la macchina da presa su di lei e lasciare il suo racconto orale, sincero, emozionato e vitale, rompere la barriera della nostra attenzione, per arrivare a noi con il massimo possibile di verità”.
Un racconto contestualizzato nell’Italia che ha attraversato, in particolare quella del debutto come interprete, grazie a una ricerca profonda nei materiali d’archivio, tra cui Teche Rai, per documentare i costumi e gli eventi di quegli anni. “Ci sono paesaggi che cambiano, scenari in continua evoluzione. L’Italia che si trasforma, e che cresce” aggiunge De Maria che ha scritto il film–documentario con Pasquale Plastino, direzione della fotografia di Gianfilippo Corticelli, il montaggio di Clelio Benevento.
Il racconto inizia e procede dai divani di casa, la Caselli è una bella signora dagli occhi luminosi, che veste in modo elegante, e si tormenta gli anelli delle belle lunghe mani mentre racconta di sé e degli altri attorno a lei. Ci sono una saggezza nel profondo, e una giovinezza e una passione che sono contagiose e che sono sempre gli stessi: la Caselli giovanissima nelle interviste e lei, la Caselli attuale, narratrice di se stessa, forse solo un po’ più fragili, ma la stessa luce.
Una famiglia di origine semplice, “eravamo molto, molto poveri, ma c’era anche molta allegria”, e un talento musicale e un amore per la musica fin da bambina che l’ha portata presto sul palcoscenico. Ma è solamente quando racconta di Sanremo e di Luigi Tenco che Caterina Caselli non riesce a trattenere le lacrime e, per la prima volta, il volto rigato di lacrime, solleva il velo sulla drammatica scomparsa del padre, che, in una profonda sofferenza, si tolse la vita quando le figlie erano ancora ragazzine.
Eppure, mentre scorrono le immagini dei quattro travolgenti anni del “Casco d’Oro”, da quegli occhi grandi arrivano una forza interiore e un’attitudine positiva verso la vita. Le canzoni sono indimenticabili e pietre miliari della canzone italiana, riprese nei decenni in moltissime cover e occasioni. “Nessuno mi può giudicare”, “Sono bugiarda”, “Perdono”, “Insieme a te non ci sto più” di Paolo Conte e Pallavicini, “Il volto della vita”, parole di Mogol, “Cento giorni” a cui si ispira il titolo del film, “Com’è buia la città” sono solo le canzoni di maggior successo di una colonna sonora che si sviluppa poi negli anni della carriera da produttrice discografica per voce di altri.
Dal racconto dell’innamoramento con Piero Sugar e del progetto di vita insieme (siamo al 50’ del matrimonio), si passa nel giro di poco tempo ad una scelta controcorrente e di grande onestà intellettuale, avvenuta qualche anno dopo, abbandonare la carriera da interprete. Ma è nel ruolo di talent scout per la Sugar e la CGD che il talento di Caterina Caselli si esprime completamente, perseguendo l’obiettivo di far emergere giovani capaci, di promuovere una musica italiana di qualità e della sua internazionalizzazione. Spiega così la passione che la conduce: “E’ bello raccontare, la vita che vivi, con la musica che ha quel linguaggio quella stessa verità”.
Andrea Bocelli, Elisa, i negramaro, Ennio Morricone sono solo alcuni dei nomi citati nel documentario, accanto a partecipazioni importanti in dialogo con la protagonista, come Francesco Guccini, la cui prima apparizione in tv avvenne su invito della Caselli nello show “Diamoci del tu” che conduceva con Giorgio Gaber, il quale lanciò Battiato, tutti giovanissimi (cose oggi impensabili) e bellissimi. Poi Paolo Conte, Liliana Caselli, Mauro Malavasi, Giorgio Moroder, Stefano Senardi, Filippo Sugar, figlio di Caterina e Piero, attuale presidente della casa discografica. E ancora successi come “Una notte italiana (Notti magiche)”, “Si può dare di più”, “Time to say goodbye”.
Un tempo assolutamente bello quello che ci regala la Caselli, ricco di racconti e aneddoti, la ascoltiamo felici di averla ritrovata, artista completa, donna, madre e imprenditrice appagata, a cui il pubblico italiano vuole bene.
Il film è prodotto da Filippo Sugar, Elisabetta Biganzoli per Sugar Play in collaborazione con Rai Cinema e Ludovica Damiani per The New Life Company.
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