Dal 20 al 27 gennaio in occasione della Giornata della Memoria si terrà una straordinaria “Maratona della Memoria”, una serie di interventi online promossi dalla Fondazione “Filosofi lungo l’Oglio” presieduta da Francesca Nodari.
Mai come in questo momento storico la giornata della Memoria si carica di significato. Un monito quanto mai attuale per non dimenticare. La “Maratona della Memoria” vuole essere un percorso capace di indagare da un punto di vista filosofico, storico, teologico, letterario che cosa è stata la Shoah per un importante momento di riflessione e di approfondimento che non può prescindere sia dell’attuale panorama geopolitico che vede un antisemitismo di ritorno proclamato a più voci dai cosiddetti negazionisti. Antisemitismo che non può non chiamarci in causa, tanto più in mondo globalizzato, complesso e in fermento animato da crescenti estremismi nazionalistici.
Con questo ciclo di interventi, la Fondazione “Filosofi lungo l’Oglio” intende tenere desta l’attenzione e stimolare la discussione attraverso una pluralità di voci di illustri pensatori. E’ fondamentale fare memoria” per le inevitabili sfide che pone l’ingresso nell’era della postmemoria, quella in cui i testimoni oculari dell’orrore se ne stanno andando lasciandoci un imperativo: «Non dimenticate».
Ogni giorno a partire dal 20 gennaio, per otto giorni dalle ore 10.00 sarà caricato un intervento video sul sito ufficiale della Fondazione Filosofi lungo l’Oglio https://www.filosofilungologlio.it/ e sul relativo canale YouTube https://www.youtube.com/channel/UCiuBYWXJWONHkRAAAsi-FBg.
Si inizierà mercoledì 20 gennaio con Paolo De Benedetti, uno dei maggiori studiosi contemporanei dell’Ebraismo, teologo e biblista, scomparso nel 2016. L’intervento, che fa parte dell’archivio della Fondazione Filosofi lungo l’Oglio, è una sorta di suo testamento spirituale che parte dal suo libro La memoria di Dio curato da Francesca Nodari nell’edizione Mimesis 2020 per la collana “Tempo della memoria” e non ancora presentato al pubblico a causa dell’emergenza legata alla pandemia.
A una profonda riflessione sarà chiamato il pubblico anche giovedì 21 gennaio con l’intervento dello scrittore, giornalista, saggista e storico delle idee David Bidussa con L’era della postmemoria. Dopo l’ultimo testimone della Shoah occorre imparare a fare fino in fondo i conti con la storia. Il vero problema, come Bidussa sottolinea, non risiede solo nel venir meno dei testimoni oculari dell’orrore ma in ciò che l’era della postmemoria implica.
L’elaborazione della memoria dei genocidi e dei crimini contro l’umanità che hanno attraversato il Novecento è prima di tutto un atto di responsabilità nei confronti del mondo in cui viviamo. A parlarne, venerdì 22 gennaio, sarà Gabriele Nissim saggista, scrittore, Presidente del Comitato per la Foresta dei Giusti-Gariwo con l’intervento La memoria del bene che ci spiega come il ricordo è produttivo solo se diventa un antidoto.
Sabato 23 gennaio sarà ricordato il grande Amos Luzzatto, recentemente scomparso, con un suo straordinario intervento preso dall’archivio della Fondazione Filosofi lungo l’Oglio. Biblista, già presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Presidente della comunità ebraica di Venezia, Luzzatto vede nella Vanità della memoria il labile confine tra memoria e ricordo. Memoria che ordina, divide, conserva, elimina quanto ha immagazzinato. Luzzatto non fa mai un riferimento diretto alla Shoah. Un non detto che attraversa silenziosamente tutto il testo offrendoci gli strumenti per fare memoria.
Con la memoria educhiamo noi stessi a «diventare esercizio di resistenza e pratica di vigilanza» afferma invece Salvatore Natoli, uno tra i filosofi contemporanei più apprezzati dal mondo ebraico, con l’intervento La memoria di Giobbe. Domenica 24 gennaio arriva un nuovo spunto di riflessione per la platea virtuale della Fondazione Filosofi lungo l’Oglio: la sofferenza che interroga e chiama alla responsabilità. Per quale ragione Dio ha permesso lo sterminio, quale è stato il motivo della sua apparente, suprema negligenza? Natoli risponde che Dio crea l’uomo a sua immagine e somiglianza, perciò lo crea libero, libero di compiere il bene o il male.
Si spinge oltre l’intervento di Massimo Giuliani che, lunedì 25 gennaio, propone un altro spunto di analisi per riflettere sulle Testimonianze dall’abisso. Perché sperare dopo Auschwitz? Professore di Studi Ebraici e di Ermeneutica filosofica, Giuliani, cerca di mostrare perché si debba sperare dopo Auschwitz. Il suo è un richiamo alla «tenacia della vita». Quella stessa tenacia che dimostrarono gli ebrei negli anni bui e funesti della Shoah.
Martedì 26 gennaio sarà ricordato, con un intervento tratto dall’archivio della Fondazione Filosofi lungo l’Oglio, Rav Giuseppe Laras, scomparso nel 2017, tra i 5 rabbini più influenti al mondo e tessitore instancabile del dialogo ebraico-cristiano sulla scia della fraterna amicizia e collaborazione con il Cardinal Carlo Maria Martini. Il pubblico potrà assistere a una lezione di altissimo livello in cui con parole di grande umanità Rav Laras racconta la tragedia che ha investito la sua famiglia, condividendo con altri i suoi ricordi più intimi e da maestro si fa testimone. Il comandamento della memoria, titolo dell’intervento, partirà dal suo omonimo libro, edito da Mimesis, a cura di Francesca Nodari per la collana Tempo della Memoria. Triplice è l’imperativo a cui siamo chiamati: ricordare, trasmettere, educare. La sua è anche la condanna di una pseudo-storiografia di stampo negazionista. Mettere al centro il problema del male e della sofferenza, chiedendoci non tanto dove fosse Dio, mentre si stava consumando l’orrore, ma dove fosse l’uomo. La questione da teologica si fa antropologica: «Il ricordo di Auschwitz, ammonisce Laras, «deve diventare l’emblema di un’umanità nuova che risulti immune da ciò che ha reso possibile la Shoah, con il suo bagaglio di devastazione e di morte». Ecco perché occorre insistere sull’impiego di una memoria dinamica.
Mercoledì 27 gennaio, con la Giornata della Memoria, in ricordo delle vittime dell’Olocausto e di quel lontano giorno del 1945 in cui le truppe dell’Armata Rossa entrarono ad Auschwitz, si chiude la Maratona della Memoria. Ad intervenire Simona Forti, tra le più autorevoli studiose di Hanna Arendt. Il suo intervento, dal titolo La questione del male tra trasgressione e obbedienza, spiega come il male che non potrà mai essere trasformato in bene. “Male assoluto”, “male indicibile”, “male diabolico”, “male estremo”, “male radicale”: ognuna delle locuzioni usate dalla filosofia novecentesca di fronte al totalitarismo esprime la determinazione a non giustificare ciò che è accaduto perché Auschwitz, come dimensione «iperbolica del male», ha fatto sprofondare l’Europa negli abissi del nichilismo.