“Mi è veramente piaciuto il film, penso che dia un’immagine realistica di me e della mia vita. Spero che chi lo vede possa finalmente comprendere che noi giovani non stiamo scioperando per divertirci. Lo facciamo perchè non abbiamo scelta. Molto è accaduto da quando ho iniziato il primo sciopero, ma tristemente devo dire che siamo ancora al punto zero. I cambiamenti ed il livello di consapevolezza necessari per fare qualcosa di serio non sono nemmeno vicini ad esserci per adesso. Tutto quello che chiediamo è che questa crisi sia trattata come tale e ci restituisca un futuro. Il film fa vedere bene quanto ancora siamo lontani. Dimostra che l’urgenza del messaggio scientifico non sta arrivando proprio”.
Così commenta Greta Thunberg, l’attivista svedese 16enne che da due anni sta provando a cambiare il mondo alla fine della visione privata del film.
Il documentario di Nathan Grossman, presentato Fuori Concorso alla 77. edizione della Mostra Cinematografica di Venezia è forse la cosa più bella che abbiamo sin qui visto. Meno male che esistono i documentari e chi li sa fare.
Ero sinceramente molto curiosa di vedere il dietro le quinte, il personaggio mediatico e anche l’icona, invece ho trovato il ritratto di una Greta autentica, di una famiglia unita e di un sincero interesse della ragazza malata di Asperger di provare a fare qualcosa per tornare ad avere un futuro e salvare l’unico pianeta che abbiamo.
Sono 90 minuti intimi e anche sofferti, confesso di avere addirittura pianto ad un certo punto, perchè nonostante l’incredibile movimento che Greta ha sollevato nel mondo, specie nei giovani come lei, le folle oceaniche di persone che con lei hanno gridato e manifestato, la vera protagonista della vita di Greta è comunque la solitudine. E’ difficile crederlo ma è così. Ed è sola perchè i leader mondiali, anche quando la invitano a parlare, poi non fanno nulla per cambiare qualcosa ed è frustrante vedere quanto in realtà alcuni si prendano quasi gioco di lei.
Il documentario, interamente girato da Grossman, che ha fatto tutto da solo, non risparmia nemmeno i momenti di difficoltà, quando Greta è costretta a leggere critiche spietate ed infamanti. L’incredibile è come se le lasci scivolare addosso e continui imperterrita per la sua strada. I suoi discorsi, nessuno dei quali improntato a prendere un like o una captatio benevolentiae, sono sferzate violente di consapevolezza, sono bacchettate sulle dita dei signori del potere. Tagliente, dura, dritta al punto. Questa piccolina senza paura, senza freni sulla lingua, affronta ogni sorta di pressione, accetta ogni sfida pur di rimanere fedele ai suoi principi. Fa diventare la famiglia vegana, accetta un discorso alle Nazioni Unite e per arrivarci sale su una barca a vela perchè ha deciso di non viaggiare più in aereo. Il viaggio attraverso l’Oceano è forse il punto più alto del lavoro di Grossman, e quando si vede la terraferma, dopo due settimane di acqua pesante, pioggia e vento, e la piccola Greta scorge lo skyline newyorchese la mente corre a tutti quei migranti che attraversarono a loro volta il mare per cercare un futuro migliore. Lì ho pianto.
Greta ha ispirato e continua ad ispirare una generazione di giovani attivisti che ha preso a cuore il pianeta ed il problema del cambiamento climatico, ma non è un’icona che cerca la fama. Questo è il punto principale del documentario che Grossman rivela.
Il giovane regista ha avuto il grande merito di incontrare Greta nei primissimi giorni dei suoi scioperi, quando da sola e con un cartello, sedeva davanti al parlamento svedese per chiedere attenzione.
“Sono stato lì dal primo momento – dice – mi aveva incuriosito questa ragazzina ed ho iniziato a filmare, le ho chiesto se potevo farlo, sono tornato a riprenderla, vedevo che la gente si fermava e le chiedeva informazioni. All’inizio non sapevo nemmeno bene cosa avrei fatto del materiale girato, ma poi sono rimasto con lei, mi stavo affezionando e incuriosendo, vedevo che qualcosa si muoveva e sono stato sempre in contatto, fino a quando ho deciso che l’avrei seguita. Insieme alla sua famiglia ho chiesto il permesso di poter entrare in casa, di girare tutto, sapendo bene che ci sarebbero stati dei giorni buoni e altri meno, che poteva sempre dirmi – qui non entri o non riprendere – invece sono stati tutti estremamente sinceri. Il viaggio poi è culminato con l’attraversata dell’Atlantico, non pensavo sarei andato ma alla fine volevo documentarlo e mi hanno portato con loro. Un viaggio duro e difficile, ma Greta ha una forza straordinaria e ha fatto anche questo”.
Uscire dal cinema e avere voglia di fare qualcosa, che insieme è possibile, è il messaggio più grande che potesse arrivarmi e spero di portarlo con me sempre. Abbiamo bisogno di molte Greta e di molto cinema che ci permetta visioni più alte, quelle in grado di cambiare il mondo.