Vincitore del premio per la migliore sceneggiatura all’ultimo festival di Cannes, il film di Céline Sciamma è una storia straordinariamente potente e suggestiva sullo sfondo di una remota isola della Bretagna alla fine del XVIII secolo.
Per “Ritratto di una giovane in fiamme”, la regista francese sceglie Adèle Haenel nel ruolo di Héloïse, una giovane donna che ha da poco lasciato il convento per sposare l’uomo a lei destinato. Si oppone ad un ritratto che la madre, Valeria Golino, ha commissionato alla giovane ed affascinante pittrice Mariane, Noémie Merlant, che dovrà dipingerla di nascosto, fingendo di essere la sua dama di compagnia. Le due donne iniziano a frequentarsi e tra loro scatta un amore travolgente e inaspettato.
Sciamma sovverte lo sguardo maschile con la scena in cui Marianne disegna di nascosto il suo soggetto. Come il pennello dell’artista contemporanea Helen Delmaire, che ha dipinto tutti i quadri del film, il paesaggio trasuda emozione e tensione sessuale.
Un film sull’amore e il desiderio, contrapposto ai rigidi confini dentro i quali erano costrette le donne dalla società francese di quell’epoca. Marianne ed Heloise si riappropriano dei loro corpi quando sfuggono al controllo sociale, quando sono sole. Perchè nonostante la quasi totale assenza di uomini nel film, la presenza del paradigma dominante agisce sottotraccia.
Nelle sale italiane dal 19 dicembre 2019, distribuito da Lucky Red, il Ritratto di una giovane in fiamme ricorre alla fotografia di Claire Mathon (Atlantics) come uno strumento di precisione per avvolgerci in questo mondo chiuso. Una storia che non intende essere una fantasia maschile su due donne isolate che trovano l’amore ma mostrare passo dopo passo come sia innamorarsi, il puro piacere di innamorarsi e di vivere il presente.
Un film al femminile che si riscopre essere anche un racconto di emancipazione. “Si tratta di una storia poco conosciuta – spiega Sciamma – ma che ha ancora molta rilevanza oggi. Mi riferisco a tutte quelle donne pittrici di quell’epoca, di cui si conosce pochissimo. Io personalmente conoscevo solo quelle più famose di cui è provata l’esistenza: Elisabeth Vigée Le Brun, Artemisia Gentileschi o Angelica Kauffman. Molte altre hanno avuto vite e carriere di successo ma sono rimaste escluse dalle cronache e dai resoconti storici”.
Una love story basata sull’uguaglianza dove l’amore non si gioca sui rapporti di forza e di seduzione esistenti prima del momento dell’incontro ma sul dialogo che nasce inatteso e ci sorprende. L’intero film è guidato da questo principio per lasciarci senza fiato mentre attinge ai sentimenti di perdita e rimpianto che interi tomi non sono riusciti a catturare in modo così efficace.