L’attrice Lunetta Savino, conosciuta al grande pubblico per il film Un medico in famiglia, interpreta la storia di una donna che riesce a trovare una nuova miracolosa forza per prendersi cura dell’esistenza sua e di chi ama. Si tratta di Rosa della regista Katja Colja, già autrice di C’era una volta la città dei matti – presentato al Bif&st – Bari International Film Festival in concorso Panorama Internazionale. Rosa è una donna sposata con Igor (Boris Cavazza) da quaranta anni. Un matrimonio che è sopravvissuto a molte tempeste ma che, ormai, sembra essersi congelato. Il dolore per la scomparsa della figlia più giovane, Maja, ha eretto muro tra i due e non riescono ad essere felici nemmeno quando la maggiore Nadia (Anita Kravos) sta per sposarsi. Ma la vita sorprende, e lo fa nei modi più inaspettati.
“Ho voluto raccontare una storia che sentivo dentro”, spiega la regista. “Mia madre, dopo la morte di mio padre, si è innamorata di nuovo a 65 anni. Il film è quindi un viaggio nella storia di una coppia di sessantenni, che vivono insieme da una vita. Gli amanti che passano tutta la vita insieme non sanno più cosa vogliono l’uno all’altro. Volevo anche raccontare un’età di cui non si parla spesso”.
Lunetta Savino sottolinea di essersi accostata al personaggio di Rosa in punta di piedi:”La difficoltà è stata mettere insieme il tema del lutto e della perdita con quello della rinascita. La svolta nella storia avviene quando Rosa scopre che la figlia Maja vendeva sex toys insieme a Lena, una parrucchiera che organizza incontri per donne sulla riscoperta del corpo e della sessualità. Guidata dal passato della figlia, si avvicenerà ad un mondo tanto lontano dal suo”.
La regista ha scelto di ambientare il film a Barcola, un quartiere di Trieste. “E‘ una città di confine dove convivono sloveni e italiani. Ed anche Rosa e Boris provengono da due mondi diversi. Lei è italiana ed era filosovietica, lui sloveno e filojugoslavo. Attraverso la relazione tra i due, racconto un luogo che è un vero e proprio crocevia di popoli e culture”.
Il film abbatte anche tabù ancora molto forti. “Quando si parla di sessualità, ci troviamo di fronte a un particolare pregiudizio della nostra cultura, dove fare l’amore dopo i 60 anni è quasi sconveniente. Anche mostrare apertamente vibratori ed altri sex toys non vuole essere un atto provocatorio ma offrire l’occasione di raccontare la storia da una prospettiva diversa, più giocosa, divertente”.
Simonetta Solder, friulana e austriaca, interpreta una parrucchiera che nel retrobottega del suo salone organizza ogni settimana incontri per sole donne. “Rosa è al tempo stesso un inno alla forza e alla solidarietà femminile. Un gruppo di donne si riuniscono alla riscoperta del proprio corpo e della propria sessualità. Un percorso di condivisone che permetterà a Rosa di scongelarsi, di riprendere il contatto di sè, con delle parti dimenticate o forse mai consociute. Ma è anche una storia di riavvicinamento amoroso tra persone di una certà età. Rosa riscoprirà l’amore per Boris, un sentimento mai sopito”.
Tuttavia Colja ci tiene a precisare che non è un film al femminile. “Non voglio parlare di cinema al maschile o al femminile. Voglio parlare di cinema fatto di persone. Di tematiche che riguardano tutti. Ci sono uomini che hanno girato film su donne che si sono rivelati dei capolavori e viceversa. Mentre per Lunetta: “lo sguardo femminile è comunque diverso da quello maschile. Una storia che mette al centro la sessualità femminile se fosse stata raccontata da un uomo non avrebbe avuto lo stesso impatto emotivo. Le protagoniste sono ribelli, libere e rivoluzionarie, e non interpretano ruoli inesorabilmente legati e intrecciati a quello dell’uomo”.