Ancora una volta la musica viene segnata dalla perdita di un volto iconico. Lui emblema degli anni 90, con quei corni mefistofelici così caratteristici e quelle mosse tarantolate, lui che è stato uno dei profeti della rivoluzione dei suoni, l’elettronica dei rave party e dei club underground che si erge e diventa globale e riesce a far ballare il mondo.
Keith Flint, voce e immagine dei Prodigy, è stato trovato morto nella sua abitazione e per ora il caso non viene trattato come sospetto, anche se, pur non essendo confermato ufficialmente, secondo l’ amico di sempre Liam Howlett, cofondatore della band, «si sarebbe tolto la vita».
Flint con le sue incredibili performance, con la sua voce penetrante, con lo sguardo follemente affascinante ha conquistato il pubblico mondiale. Con i Prodigy, grazie anche al genio di Liam Howlett, Keith Flint ha dato vita ad un genere riconoscibile e inconfondibile.
La techno, che nasce a Detroit negli anni presto diventa humus delle serate inglesi nelle quali i Prodigy s’identificano come band big beat cioè come rappresentanti di un sottogenere di musica elettronica nato a metà degli anni novanta. Il termine, coniato dalla stampa inglese, caratterizzava un genere tipico dei dj set di artisti come The Chemical Brothers, Fatboy Slim oltre che, appunto, dei Prodigy. Un connubio di generi è quello che trasmettono nelle loro esibizioni i gruppi di questo calibro, una fusione di dance e techno che incorpora influenze funky e rock con accenni di dancehall.
Prima di arrivare alla vetta globale, la storia parte dalla provincia inglese, nell’Essex: Keith incontra Howlett a un rave party alla fine degli anni 80 e insieme a Leroy Thornill fonda The Prodigy (con l’articolo, anche se in Italia veniva spesso omesso). Nei primi tempi Keith è quello che si occupa delle coreografie; salirà sul palco in seguito per esibirsi in tre tracce del successivo e più popolare album ‘The Fat of the Land’.
E poi? E poi i Novanta passano e anche i Prodigy non riescono più a scalare le classifiche e a cavalcare lo spirito del tempo: devono passare sette anni infatti prima di vedere un album vero e proprio ‘Always Outnumbered Always Outgunned’.
I live, però, sono ancora strepitosi -solo nel novembre scorso a Livorno e a Rimini- è, infatti, in concerto che Keith darà sempre il meglio, in coppia con l’altro vocalist, Maxim.
I concerti dei Prodigy hanno sempre regalato uno spettacolo straordinario, sottolineato dal cambio repentino di luci e atmosfere che inglobano lo spettatore e lo trasportano in una sorta di altra dimensione dove il ballare è d’obbligo.
Per chi ha avuto modo di assistere ad una esibizione del gruppo inglese e ha potuto ammirare le performance del frontman dei Prodigy è ben consapevole dell’ennesima assurda perdita che affronta la musica internazionale.