Dopo 12 anni, quando lasciò il segno con il capolavoro “Gran Torino”, l’88enne Clint Eastwood torna dietro e davanti alla cinepresa con “Il corriere-The Mule“, nelle sale da 7 febbraio. E’ la storia liberamente ispirata ad un articolo del 2014 del giornalista Sam Dolnick (The Sinaloa Cartel’s 90 Year Old Drug Mule – Un novantenne corriere della droga del cartello di Sinaloa) che, pubblicato sul New York Times, parlava dell’incredibile Leo Sharp, 87enne, incensurato, che per molto tempo aveva trasportato droga sul suo pick-up lungo le strade americane di 41 Stati (circa 230 Kg di cocaina ogni mese!!) per conto dell’agguerrito cartello messicano di Sinaloa guidato dal “creativo imprenditore della droga” Joaquin Guzman (qui con il nome di Laton, Andy Garcia), più famoso come El Chapo. Agli agenti che lo avevano fermato, Leo disse di occuparsi di “ibridazione delle piante per crearne nuove specie e rendere così il mondo un posto migliore”.
Sempre più magro, leggermente ingobbito, e naturalmnte più lento nei movimenti rispetto ai tempi del Walt Kowalski di “Gran Torino”, Eastwood ci ripropone un altro “eroe sulla via del tramonto”, fuori asse rispetto ai tempi, solitario ma sempre pronto a graffiare le stupidità umane che lo circondano, come “i tanti rovinati da internet e che sprecano la loro esistenza curvi sui cellulari, senza guardarsi attorno”. E’ come sempre (come lo fu anche da sindaco della californiana Carmel) un Eastwood conservatore, ma libertario e libertino nel cuore, e che dice sempre quello che pensa, senza filtri, anche se politicamente scorretto nei gesti e nel linguaggio (le lesbiche sono uomini, chiama negro un afroamericano, ecc).
Nel film Leo Sharp si chiama Earl Stone. Il lavoro del pluridecorato “veterano del cinema dagli occhi di ghiaccio” si apre con Earl (Clint Eastwood), simpatico puttaniere, galante ammaliatore e gran chiaccherone, che si reca ad un convegno di orticoltori per presentare la sua ultima “creatura ibrida”, un hemerocallis (apprezzata pianta ornamentale grazie ai suoi magnifici fiori), dimenticandosi però che proprio quel giorno è in programma il matrimonio della figlia Iris (Alison Eastwood). Dopo tanti anni di ingiustificabile trascuratezza, con il lavoro sempre anteposto all’attenzione verso i suoi cari, la famiglia lo caccia di casa, non vuole più saperne di lui (anche se sua moglie Mary – Dianne West – sotto sotto, diciamolo, ancora prova qualcosa per lui).
Il film fa poi un salto di 12 anni ed entra nel vivo. Ormai quasi alla soglia dei 90 anni e sull’orlo della bancarotta, dopo il crollo della sua impresa floreale e con la banca che gli ha pignorato la casa, Earl, finalmente consapevole del perché del suo fallimento familiare, desideroso di colmare le sue mancanze di padre, nonno e marito e di far fronte alle scadenze del mutuo, accetta la molto remunerativa proposta di lavoro fattagli da alcuni loschi figuri messicani: portare col suo vecchio pick-up un misterioso carico da uno Stato americano all’altro. E’ stato scelto perché la sua irreprensibile condotta di guida (nessuna multa in tanti anni e poco amante della velocità) dovrebbe tenere lontana l’attenzione dei poliziotti stradali. Earl è completamente all’oscuro di cosa stia traspotando, finché un giorno decide di aprire la valigia che deve consegnare e scopre di essere diventato un corriere della droga.
Earl è molto bravo nel suo nuovo lavoro, talmente bravo che il volume di carico che trasporta aumenta sempre più, tanto che alla fine gli viene dato un assistente (Ignacio Serricchio), che ha il compito di aiutarlo, ma anche di controllarlo.
Questi non è però l’unico a tenere d’occhio Earl: anche l’efficiente agente anti-droga della DEA Colin Bates (Bradley Cooper), coadiuvato da Laurence Fishburne e Michael Pena, lo tiene al centro del suo radar.
Scritto da Nick Schenk, cosceneggiatore con Clint Eastwood di “Gran Torino”, “Il corriere-The Mule” è una storia di cambiamenti e redenzione ma vuole anche essere una rielaborata edizione (anche un po’ forzata’) del mito americano del viaggio on the road e allo stesso, per certi aspetti (vedi il continuo ringhiare contro la modernità e l’impossibilità di opporsi al tempo che passa – “potevo comprare tutto, tranne il tempo” dice Earl ad un certo punto), ma anche una certa autocaricatura dell’icona hollywoodiana, un suo “chiedere scusa” per essere sembrato talvolta razzista e forse anche un probabile commiato (speriamo di no!) con un messaggio: non anteponete mai il lavoro alla famiglia, il cambiamento è sempre possibile a qualunque età purché si abbia il coraggio di voler costruire qualcosa e, infine, consumate l’esistenza dietro a validi valori.
Alla riuscita recitazione di Clint Eastwood (vale la visione del film), coadiuvato da un ottimo cast e dalla magica fotografia di Yves Bélanger, fanno da contrappeso alcuni “nei” che disturbano un po’ nel giudizio complessivo su “Il corriere-The Mule“.
Primo fra tutti l’arruffata sceneggiatura, dal ritmo troppo lento per un film drammaticolo e in cui spicca lo scarso approfondimento dell’etica del protagonista: Earl è sempre stato un lavoratore onesto, com’è allora possibile che non si facciano avanti dentro il suo animo problemi di coscienza quando scopre di essere diventato un corriere della droga?
Interessante, ma appena accennato dalla sceneggiatura, il parallelismo tra Earl Stone e l’agente Colin Bates: due generazioni diverse ma entrambe troppo concentrate sul lavoro e poco sulle loro famiglie. Il film è una storia drammatica, ma spesso manca il ritmo capace di creare tensione, fornendo così per lo più delle scene “piatte”: a meno che non si voglia considerare drammatica quella in cui l’agente Cooper, ancora ignaro di chi sia veramente Earl, lo segue fuori da un ristorante e gli dice: “Scusi (pausa, drammatica?) ha dimenticato questo” e gli allunga una fiaschetta!!
Per non parlare poi della scena in albergo con il quasi 90enne Earl e due giovani donne!! Il neo corriere della droga rivuole comprensibilmente la sua casa, aiuta finanziariamente un bar affinché sopravviva, paga le tasse universitarie della nipote: ci si chiede, perché continua nei suoi viaggi dopo aver risolto i tanti problemi economici che aveva davanti? La sceneggiatura tace!
Domande alle quali è difficile trovare risposta, am che comunque non devono farci dimenticare che il prossimo 31 maggio Clint Eastwood compirà 89 anni.