In Italia 7 ginecologi su 10 sono obiettori di coscienza, non eseguono aborti anche se esiste una legge che dovrebbe garantire il servizio. In alcune zone del paese, soprattutto al Sud, non ci sono ginecologi che praticano l’aborto, costringendo le donne ad attraversare il paese per trovare medici non obiettori prima che scadano le 12 settimane previste dalla legge per l’interruzione volontaria. L’anno scorso c’è stato il caso di una ragazza calabrese che non è riuscita ad abortire a causa dell’elevato numero di obiettori di coscienza nella sua zona e delle difficoltà nello spostarsi. Inoltre la situazione politica attuale promette un ulteriore peggioramento della situazione. Alcuni membri dell’attuale governo sono dichiaratamente contrari all’aborto. Il ministro della famiglia, Lorenzo Fontana è molto vicino ai movimenti pro-life o per meglio dire anti-scelta, fa parte dell’associazione NO194 che vuole indire un referendum per abrogare la legge per l’accesso all’aborto e ha scritto un libro contro l’aborto intitolato La culla vuota della civiltà. All’origine della crisi.
In Europa la situazione dei diritti riproduttivi è molto eterogenea. Accanto a paesi virtuosi come Francia, Svezia e Inghilterra, ci sono situazioni come quella di Malta, Portogallo, Irlanda del Nord e Polonia. In Polonia, a causa dell’obiezione di coscienza, l’aborto è vietato anche nei pochi casi consentiti dalla legge: quando la gravidanza è il risultato di uno stupro o incesto, quando ci sono anomalie fetali o quando la gravidanza è un rischio per la salute della donna. L’attuale governo dietro al spinta della Conferenza Episcopale ha tentato due volte di creare ulteriori restrizioni alla legge attualmente in vigore, cercando di eliminare la possibilità di abortire in caso di malformazioni fetali. In questo modo le donne sarebbero costrette a portare avanti gravidanze anche di feti destinati a morire subito dopo la nascita o con gravissime malformazioni incompatibili con la vita.
In entrambi i casi, i movimenti delle donne hanno creato una grandissima protesta “La Czarny Protest” (Protesta in nero): in migliaia si sono riversate nelle strade in tutto il paese, attuando uno sciopero dal lavoro e dalle mansioni casalinghe che prevedono la cura della casa, dei piccoli e degli anziani. Il lavoro di cura non riconosciuto e non retribuito.
Ad oggi coloro che vogliano avere accesso all’interruzione volontaria devono viaggiare all’estero o rischiare la prigione con l’utilizzo di pillole per l’aborto medico, sicuro, ma illegale.
In Irlanda dal primo gennaio è consentita l’interruzione volontaria di gravidanza fino a 12 settimane. 9 strutture al momento eseguono aborti, ma ci sono alcuni limiti all’accesso, quindi la previsione è che ancora diverse centinaia di persone all’anno che non rientrano nei termini della legge, dovranno viaggiare fuori dalla Repubblica per abortire. In Nord Irlanda, le donne hanno la possibilità di accedere agli aborti gratuiti in Inghilterra dal luglio 2017, ma il Dipartimento della Salute del NI non ha fatto nulla per promuoverlo e le attiviste ora stanno lavorando per avere l’aborto libero, sicuro e legale nell’Irlanda del Nord, anche grazie a quanto avvenuto in Irlanda.
Da tutto questo nasce l’idea del progetto documentario Sisters iniziato due anni fa da Marianna Fumai, filmmaker e attivista di Bari che intende raccontare la reale situazione dei diritti riproduttivi e della libertà di scelta in Europa. È un documentario sul diritto all’aborto che è diritto alla salute. Una questione che coinvolge donne, soggettività non binarie, soggettività migranti e tutt* coloro che sono accanto a chi ha difficoltà a vedere rispettato il proprio diritto alla salute.
Il documentario è incentrato sul lavoro di tre attiviste e delle loro organizzazioni: Elisabetta Canitano con Vita di Donna che aiuta le donne a trovare medici non obiettori in Italia, le informa e qualora sia necessario, le aiuta anche a entrare in contatto con medici e strutture all’estero. Sarah Diehl con Ciocia Basia sostiene le donne dalla Polonia per avere un aborto sicuro e legale a Berlino e attraverso il lavoro di Mara Clarke con Abortion Support Network sarà possibile conoscere i mutamenti in atto in Irlanda.
Per poter realizzare il documentario è stata avviata una campagna di crowdfunding che si concluderà alla fine di gennaio. È molto importante raggiungere l’obiettivo altrimenti i fondi verranno restituiti ai sostenitori.
È possibile visitare la campagna a questo link https://bit.ly/2Gg7RI7
Invece per restare aggiornati sul progetto è possibile visitare la fanpage a questo link https://bit.ly/2R22EbT