Roma, 2 novembre 2018. Andare sui luoghi dell’ultimo giorno di Pier Paolo Pasolini ha il senso di una devozione. Un confronto con la storia, la nostra storia.
Che memoria porta Roma, di questo suo figlio adottivo, tra i più grandi intellettuali del XX secolo, è una domanda che non riguarda solo oggi anniversario della morte di Pasolini avvenuta il 2 novembre 1975. Nella stratificazione di memorie di Roma restano sotto traccia i luoghi di Pasolini.
I luoghi della sua vita, di cui la sua morte fa parte, del suo lavoro e del suo impegno, del cinema, i luoghi densi di significati dei suoi scritti, attraversati da trasformazioni sociali e antropologiche, dimenticati dalla politica o abitati dalle ipocrisie: quell’Italia del potere, del consumismo e dell’emarginazione delle classi povere e rurali che lui critica e che Roma rappresenta.
La memoria collettiva fatica anche a ricordare i luoghi dell’ultima Roma di Pasolini, che abbiamo cercato e ripercorso in inquieto vagare e che oggi presentiamo, con la cronaca del tempo o riflessioni attuali, i reperti rimasti agli atti: il suo ultimo giorno, della sua uccisione, dei giorni a seguire. Dal quartiere di via Eufrate all’Eur, dove abitava, a Termini dove ha incontrato Pelosi, all’Idroscalo di Ostia, a largo Arenula dove la Casa delle Culture ospitò la Camera ardente a Campo de’ Fiori dove si celebrò il suo funerale.
Ciò che rimane, di Pasolini, è più dei luoghi, un corpus. Ma non è irrilevante, nella nostra consapevolezza civile, sapere dove fosse la camera ardente, e che lì si recò da Botteghe Oscure Enrico Berlinguer, né che Alberto Moravia al funerale in Campo de’ Fiori disse “Abbiamo perso prima di tutto un poeta e di poeti ne nascono soltanto tre o quattro in un secolo”.
Non c’è amen per l’uccisione di Pasolini, non c’è risposta o pacificazione che i luoghi possano restituire. Ma la forza stessa dei luoghi e della Città possono essere memoria viva di un passaggio, il senso di una presenza, un halleluja per la sua vita celebrato in un pellegrinaggio civile nella possibilità individuale di ricordarsi che qui PPP è stato.
Fotoracconto di Ums
EUR, via Eufrate, 9: l’abitazione
“A quarant’anni arriva all’Eur, a via Eufrate 9, in un quartiere tutto nuovo, che ha meno anni di lui: sarà, come previsto, «la casa della mia sepoltura»; palazzina borghese e «bene» accanto alla cupoletta dei Santi Pietro e Paolo, travertino piacentiniano, sembra appunto una cappella di famiglia molto neoclassica disegnata da Fornasetti. Però nel giovanile «Mio desiderio di ricchezza» aveva scritto: «Un attico pieno del sole antico / e sempre crudelmente nuovo di Roma / costruirei sulla terrazza una vetrata / con tende scure, di impalpabile tela / ci metterei, in un angolo, un tavolo / fatto fare apposta, leggero, con mille cassetti, uno per ogni manoscritto». (…) Invece, nella realtà, a via Eufrate, Eur, non attici ariosi, ma appartamenti di decoro borghese, termosifoni; mobili d’epoca anche pesanti”. (Testo da Michele Masneri, Rivista Studio, 2014)
Pommidoro, Piazza dei Sanniti: la cena con gli amici
“Sono le 22. Lo scrittore siede a un tavolo del ristorante “Il Pomodoro” nel quartiere San Lorenzo, una zona popolare a sud di Roma. E in compagnia di Ninetto Davoli, suo vecchio amico, protagonista di alcuni suoi film. E con Davoli c’è la sua famigliola: la moglie e i due figli. Stanno finendo di mangiare. Pasolini parla della sua attività artistica con la sua voce sottile. Nessun segno insolito trapela dal suo comportamento. Riferisce Ninetto Davoli: «Ci ha parlato anche di questa violenza che ci circonda. Mi diceva che la vita nelle borgate non era più quella di una volta, quei giovani si erano trasformati, erano stati afferrati dal turbine del capitalismo». La violenza è l’argomento della serata. Una frase colpisce Ninetto Davoli: «È odiosa la gente», dice a un tratto Pasolini. E aggiunge: «Venendo al ristorante ho sempre camminato a testa bassa, non volevo vedere in faccia nessuno».
Alle 22.30 la piccola comitiva si scioglie. «Vado a dare un’occhiata a una sceneggiatura», dice Pier Paolo Pasolini salendo sulla sua “Alfa Romeo” sportiva di colore argento.” (Testo dal Corriere della Sera, 3 novembre 1975)
Termini, Piazza dei Cinquecento: l’incontro
“Come mai, pur avendo tanta diffidenza nella frequentatissima Piazza dei Cinquecento, il Pasolini accolse con tanta facilità nella macchina il Pelosi che pur faceva parte di quel gruppo di ragazzi di cui diffidava?” (Sentenza processo I grado, 26 aprile 1976)
Al Biondo Tevere, via Ostiense: la sosta
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“E’ accertato che Pasolini e Pelosi lasciarono la trattoria a mezzanotte e cinque…” (Sentenza processo I grado, 26 aprile 1976)
Ostia, Idroscalo: la morte
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“…e che impiegarono non più di venti minuti per raggiungere l’Idroscalo (la distanza dalla trattoria era di 30 km circa)…”(Sentenza processo I grado, 26 aprile 1976)
Il campo da calcio improvvisato tra le baracche dell’Idroscalo di Ostia, dove fu ucciso Pasolini e dove il corpo fu rinvenuto alle 6 e 30 del 2 novembre 1975, e in cui oggi sorge il piccolo parco letterario e il monumento a Pasolini di Mario Rosati, è parte della Riserva naturale statale del litorale romano.
Da Ostia, Idroscalo, al Lungo Tevere: l’immagine sul muro
Sul Lungo Tevere, a poca distanza, nel fregio “Triumphs and Laments: a project for Rome”, realizzato nel 2016, William Kentridge ha rappresentato il corpo di Pasolini come ritrovato all’Idroscalo, in base ad un disegno, poi esposto al Macro. Non è raro, inoltre, vedere l’immagine di PPP sui muri di Roma, ad opera di diversi street artist.
Da Ostia, Idroscalo, a via Giulia: i reperti
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I reperti dell’omicidio Pasolini sono stati esposti tra l’1 e il 3 novembre 2015, in occasione del 40° anniversario, al Museo Criminologico di Roma in via Giulia. Oggi il museo è chiuso per lavori.
Largo Arenula 26, Casa delle Culture: la camera ardente
La camera ardente fu allestita alla allora sede della Casa delle Culture. Pasolini ricevette l’omaggio di tanti, amici e familiari, persone della cultura e della politica, tra cui Enzo Siciliano, Bernardo Bertolucci, Francesco Rosi, Alberto Moravia, Paolo Taviani, Franco Citti, Antonello Trombadori, Elio Petri, Laura Betti, Ninetto Davoli, Graziella Chiarcossi.
Campo de’ Fiori: il funerale
il 5 novembre 1975 la bara di Pasolini e il palco delle orazioni funebri furono posti nei pressi del Cinema Farnese. Intervennero Alberto Moravia, Aldo Tortorella e Gianni Borgna. Moravia: “Voglio dirvi cosa abbiamo perduto (…). Abbiamo perduto il diverso e il simile (…). Abbiamo perso prima di tutto un poeta e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono soltanto tre o quattro in un secolo…”.