Cosa abbiamo in comune la Pasqua e l’Agenda 2030 con i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile non è scontato, ma in Italia di certo la liaison passa dal bromance drama Di Maio – Salvini. Quando finalmente avremo un epilogo della movie story, ci si dovrà pure interrogare sui progressi fatti dal 2015, anno in cui le Nazioni Unite approvarono l’Agenda, e sui programmi che il futuro governo attuerà per rendere il paese protagonista sulla scena internazionale in fatti e parole. Certo le invettive elettorali e la dialettica post elezioni indicano un ignorare proprio la dimensione globale dei problemi. L’esempio di questo ignorare, disonesto intellettualmente, è il modo fino ad ora adottato di trattare questioni come ‘l’immigrazione’ ed ‘il reddito di cittadinanza’, monete di scambio usate grossolanamente senza il benché minimo riferimento alla dimensione globale dei contesti, che al solo concepirli smentiscono la versione propagandistica di Salvini tuttofare o del movimento vendicatore.
Nell’era della società liquida qualcosa è cambiato nella capacità di trovare una corrispondenza immediata tra significanti politici e realtà sgranata in frammenti, ma fa comunque una certa impressione il constatare che le parole di un solo leader esprimano in Italia una visione globale della geografia del reale disegnata idealmente su mappa per muoversi ed affrontare le sfide del pensiero e della quotidianità ‘qui e ora’ di ciascuno.
Mentre ancora ci si gode la pausa pasquale dalla telenovela penta-leghista, è accaduto che l’abitudine a leggere le notizie del giorno sia diventato un evento straordinario. È il messaggio Urbi et Orbi di Papa Francesco a far respirare il mondo anche solo attraverso la narrazione dei conflitti: dalla Siria, alla Palestina, allo Yemen, dal Sud Sudan all’Ucraina, dall’Africa tutta degli ultimi al Venezuela, dalle due Coree al diritto di essere di ciascuno al di là della ‘cultura dello scarto’, imposta dal liberismo disincantato e disincarnato.
Una geografia del dolore e del reale, del dolore reale, colpevolmente dimentica però del destino dei Kurdi per mano di chi, appena il 5 febbraio, fu accolto in Vaticano e non solo. Al di là delle amnesie, capita sempre più spesso che le omelie di Bergoglio risuonino come l’unico antidoto alla banalità del male che ha ancora il volto dell’uomo qualunque, insignificante nella sua incauta incoscienza, attore protagonista del proprio disagio che si alimenta della disperazione altrui e può renderlo carnefice, ma può anche redimerlo là dove si esponga alla fede in un’idea, sogno o speranza. Fede non cieca, ma provata, verificata: il Nazareno risorge ed invita gli scettici a toccare con mano, poiché fragili e perciò dubbiosi. Mai metafora fu più calzante per noi ‘uomini qualunque’ in un paese arrabbiato.
Dal giorno di Pasqua a quello di pasquetta, il messaggio metaforico addirittura si amplifica. Il lunedì dell’Angelo o il giorno delle gite fuori porta suggerisce con puntualità che è nel fuori dal proprio recinto di paura e solitudine che il miracolo si manifesta. Così ce lo racconta Luca l’evangelista [24:13-53]. Il Nazareno fu ad Emmaus, villaggio poco distante da Gerusalemme, che si manifestò a due discepoli e con loro ripeté il rito della condivisione del pane per farsi riconoscere.
Chissà se la scelta del Nazareno cadde su Emmaus, Hammat in ebraico, Imwas in arabo, per via del suo significato: primavera mite . E chissà se il Nazareno avesse previsto che Imwas non sarebbe più esistita dal 1967, cioè da quando il villaggio fu distrutto insieme a quelli di Yalo e Beit Nuba dalle forze israeliane guidate da Yitzhak Rabin a causa della sua posizione strategica rispetto all’accesso a Gerusalemme, durante la guerra dei sei giorni. Agli abitanti di quei villaggi fu intimato di recarsi a Ramallah e fu poi concesso un risarcimento, che i più non accettarono, per la demolizione delle loro abitazioni. Ma questa forse è un’altra storia, una di quelle che oggi Netanyahu potrebbe raccontare ad Erdogan per mostrare prossimità di intenti nel salotto degli orrori, appena al di là dei porti di mare ad oriente.
Tornando a casa dalla gita fuori porta, metafora di una riflessione dal respiro ampio, ci si dà appuntamento al giorno dopo con un’unica certezza: la redazione di Tutto Sommato.info cercherà di leggere le azioni e le decisioni del futuro governo a partire proprio dai contesti e dagli obiettivi indicati dall’Agenda Globale, e se si vuole proprio in virtù del messaggio che la Pasqua ha svelato, prestandosi ad un’ermeneutica della contemporaneità attraverso il racconto ritualizzato di eventi: la morte non è la fine, ma l’indifferenza ed il dubbio che nutre la paura sì.