Il 9 maggio è uscito Itaca è il divano, il nuovo singolo delle Beabaleari, duo formato da Diana Tejera e Beatrice Tomassetti. Il brano è il primo estratto dal loro secondo album, Nei sogni non si muore, pubblicato da Maqueta Records e distribuito da ADA Music.
A partire dal titolo, Itaca è il divano mette in chiaro l’impostazione concettuale dell’album: uno sguardo sulla condizione umana che si muove per paradossi. Il divano, simbolo di immobilità e stasi, viene presentato come una nuova Itaca – luogo del ritorno, ma anche della contemplazione. Non si tratta di un capriccio linguistico. Il tema, sviluppato con coerenza testuale e musicale, attraversa l’intero progetto discografico.
Il brano ha un tono leggero, ma non superficiale. Il ritmo è rarefatto, la voce si muove su linee melodiche che lasciano spazio alle parole. Il senso generale è quello di una poetica del fermarsi, che le due autrici descrivono come “viaggio nell’interiorità, nell’immaginazione e nelle derive del pensiero”. Il singolo introduce un disco che, secondo Tejera e Tomassetti, “oscilla tra no sense e filosofia quotidiana”. Le sonorità restano ancorate a un pop d’autore, con influenze indie ed elettroniche che restano sullo sfondo. “È un album profondamente italiano – dicono – perché unisce il disincanto all’ironia, il desiderio alla malinconia, e la realtà all’assurdo”.
Le Beabaleari sono attive dal 2021. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Diana Tejera, cantautrice e produttrice con un passato nei Plastico (gruppo arrivato a Sanremo nel 2002), e Beatrice Tomassetti, autrice e musicista con esperienze nel teatro e nella produzione audiovisiva. Le loro prime pubblicazioni hanno attirato l’attenzione di alcuni curatori musicali e registi. Diversi loro brani sono finiti in colonne sonore per RaiPlay e fiction televisive, tra cui Chi vuole parlare d’amore?, Scuola di danza e Gerri, serie diretta da Giuseppe Bonito in onda su Rai 1.
Nel 2022 pubblicano Dove si nascondono i megalodonti, primo singolo ufficiale, seguito da Come dorme un pesce e Come l’acqua sulla luna. Nel 2023 vincono il Non War Token Contest e si esibiscono al MEI di Faenza. Il loro quarto singolo, Meglio se Baleari, viene scelto per la colonna sonora di una serie prodotta dalla Rai.
Il nuovo album è frutto di un lavoro corale. Oltre alle due autrici, hanno partecipato musicisti e collaboratori di rilievo. Tra questi, Pier Cortese (voce in Archeologie plastiche), Chiara Civello (co-autrice e corista in Polpo di Fulmine), Pietro Casadei (co-produttore di diversi brani), Fernando Pantini, Ersilia Prosperi, Raffaele Trapasso, Giampaolo Scatozza e Max Baldassarre. La masterizzazione è stata affidata a Carmine Simeone, ai Forward Studios.
Alcuni brani del disco, come Io non amo la fine, vedono la partecipazione di ospiti noti, in questo caso la cantante Angela Baraldi. Anche in questo caso il tono è coerente con l’estetica generale del disco: riflessivo, essenziale, con riferimenti a una dimensione naturale spesso evocata più che descritta.
Il titolo dell’album, Nei sogni non si muore, definisce bene il progetto: non c’è un messaggio univoco, né la pretesa di una verità. Piuttosto, si cerca uno spazio dove immaginare alternative al movimento incessante, alla performance, alla frenesia narrativa. “Come un pesce che anche dormendo continua a nuotare”, scrivono nella presentazione, “la nostra musica cerca un equilibrio tra il desiderio di radici e quello di partire”.
Sullo sfondo, resta un’attenzione forte alla questione ambientale. Le archeologie plastiche – tracce materiali che sopravvivranno agli esseri umani – sono uno dei temi che attraversano più canzoni. È una riflessione implicita sul tempo e sulla memoria, senza posture ideologiche, ma con un linguaggio che punta più a evocare che a spiegare.
Al netto delle suggestioni, Nei sogni non si muore è un disco compatto, curato nei dettagli, che cerca di restituire un’idea di musica come racconto obliquo. Non un manifesto, ma una serie di tentativi.
Resta da capire quale sarà la ricezione di questo nuovo lavoro. Le Beabaleari, consapevoli della natura non convenzionale del loro progetto, non sembrano voler inseguire una visibilità facile. Puntano invece su una crescita lenta, una costruzione per accumulo. Il tempo – nel loro caso – non è un problema, ma parte della poetica.