Nel 1983, quando Vacanze di Natale debuttò nelle sale, nessuno poteva immaginare che avrebbe dato vita a un fenomeno destinato a dominare i periodi natalizi per tre decenni. Girato a Cortina in appena tre settimane con un budget ridotto, incassò quasi tre miliardi di lire e inaugurò una saga che avrebbe accompagnato intere generazioni.
Christian De Sica, protagonista indiscusso della saga, ricorda: “Erano tempi difficili per me e quando uscì il film e io lo vidi in sala con il pubblico che rideva dissi a mia moglie, ‘mo’ se magna’. Ancora oggi se lavoriamo è grazie a quel film”. I critici più severi lo liquidarono come un concentrato di sessismo e consumismo, un perfetto riflesso dell’era di Silvio Berlusconi. Per il pubblico, però, era l’appuntamento fisso per ridere e dimenticare le preoccupazioni, un’esperienza collettiva da condividere al cinema durante le festività.
Il format era semplice e irresistibile: archetipi regionali esasperati, gag prevedibili ma efficaci, e un umorismo sfacciatamente sopra le righe. Nei primi anni, la saga si concentrava sulla classica contrapposizione tra ricchi milanesi e romani, conditi da flirt imbarazzanti e scontri dialettali negli chalet innevati. Negli anni 2000, però, la serie si spostò in destinazioni esotiche – Rio de Janeiro, il Nilo, l’India – con trame sempre più surreali e battute che oggi farebbero rabbrividire gli sceneggiatori di Hollywood.
Ora, a distanza di quarant’anni, il cinepanettone guarda al suo passato con nostalgia e un pizzico di ironia. Con Cortina Express, nelle sale dal 23 dicembre con Medusa Film, il regista Eros Puglielli propone una rilettura contemporanea di quell’epoca. Nel cast, torna Christian De Sica nei panni di un ricco decaduto intento a preservare la “purezza” della sua classe sociale, accanto a Lillo Petrolo, un cantante fallito in cerca di riscatto, e Isabella Ferrari, una truffatrice disposta a tutto pur di sopravvivere.
Se i vecchi film erano un circo, Cortina Express punta a una satira più raffinata. “Non è solo una celebrazione”, spiega Puglielli, “ma un’occasione per reinterpretare con intelligenza e rispetto ciò che è stato”. Una rinascita, forse, per un genere che, anche nei suoi eccessi, ha saputo riflettere il volto autentico dell’Italia.