Nelle sale arriva Criature, il nuovo film di finzione di Cécile Allegra, già apprezzata documentarista e vincitrice del premio Albert Londres, che segna una svolta nella sua carriera con un’opera dal respiro e dalla visione ampia, che indaga il particolare per arrivare al generale, Il film, prodotto da Picomedia in collaborazione con Medusa Film e Prime Video, ci porta nel quotidiano di un doposcuola di un quartiere popolare napoletano con un’empatia e un’efficacia rare, senza cadere nel pietismo cinematografico. È un’opera intima, ma profondamente radicata nella realtà sociale, che invita a riflettere sulla condizione di chi sembra intrappolato in un destino immodificabile.
Il film ha un volto. Mimmo, interpretato con grande sensibilità da Marco D’Amore, un uomo che usa l’arte circense per insegnare ai ragazzi a riconoscere il proprio valore e a immaginare un futuro diverso. Mimmo Sannino che cammina nei vicoli di Ponticelli, diretto verso il piccolo spazio del doposcuola che ha creato con tenacia. Quel luogo, pur modesto, rappresenta una possibilità di riscatto per i ragazzi del quartiere, ma anche una costante sfida per Mimmo, che deve confrontarsi con famiglie diffidenti e con un ambiente ostile. Per costruire il film, Cécile Allegra ha lavorato a stretto contatto con educatori di strada e giovani del luogo, immergendosi nella realtà che intendeva raccontare.
È l’urgenza di vita di Mimmo a essere narrata, così come quella dei ragazzi che lo circondano, ma entrambi i punti di vista trovano spazio, attraverso uno sguardo che non giudica e una regia che si muove tra l’esplicito e il non detto. Gli spazi narrativi si dilatano e si contraggono, alternando vicoli angusti a silenzi che risuonano nel piccolo rifugio di Mimmo, seguendo il battito emotivo del racconto. “Era fondamentale avvicinare il pubblico alla realtà che volevo raccontare”, afferma Allegra.
Accanto marco D’amore, giovani interpreti straordinari come Maria Esposito, scelta da Allegra prima del successo di Mare Fuori, e Antonio Guerra, che danno vita a personaggi che cercano con ostinazione una seconda possibilità. Daniela, che aiuta il padre a vendere carciofi; Margherita, che ha lasciato la scuola per fare la parrucchiera; Bruno, figlio di un boss locale, e Ciro, cresciuto da solo con il fratello, trovano in Mimmo non solo un insegnante, ma un punto di riferimento capace di trasformare la vergogna in fierezza.
Per far sentire la carica umana, la gentilezza, le speranze, e ovviamente la tanta ansia mista a un fondo di disperazione, pervasivo ma costante, di Mimmo, così come dei tanti ragazzi della sua piccola isola felice, senza che mai affiori un filo di retorica, la regista ci immerge nelle luci e nei suoni di una Napoli dalle atmosfere intense. La giungla urbana si rivela attraverso una colonna sonora naturale: i motorini che sfrecciano, le urla dei venditori ambulanti, il brusio delle piazze. È un intreccio sonoro che avvolge e accompagna lo spettatore, restituendo la densità del quartiere senza alcun filtro artificioso. Allegra sceglie di eliminare quasi del tutto la colonna sonora musicale nei momenti di maggiore tensione, lasciando che i suoni della città raccontino la lotta per la sopravvivenza, come l’incessante ritmo del tempo che non si ferma mai.