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“Ping Pong, il ritorno”, ovvero come la Cina si riprese il dominio del suo sport

Elena Marcheggiano Dal Forno by Elena Marcheggiano Dal Forno
13 Novembre 2024
in Cinema
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“Ping Pong, il ritorno”, ovvero come la Cina si riprese il dominio del suo sport
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Esce in sala l’affascinante storia di come una squadra, quella cinese, si riappropriò del dominio del suo sport nazionale, ovvero il ping pong, negli anni tra 1992 e il 1995, dopo che in precedenza la squadra svedese aveva vinto contro la Cina, segnando una svolta epocale nella storia del ping pong di allora.

Era il 1989 e a Dortmund la Svezia di Jan-Ove Waldner, Jörgen Persson, Mikael Appelgren, Peter Karlsson ed Erik Lindh l’aveva detronizzata, battendola addirittura per 5-0. In seguito, a Chiba gli scandinavi si erano confermati, superando in finale la Jugoslavia, e i cinesi non erano saliti neppure sul podio, sconfitti nei quarti dalla Cecoslovacchia, che aveva poi ottenuto il bronzo.

La Cina colse la sfida rivedendo strategie e allenamenti per rimanere ai vertici, modificando impugnature e traiettorie, soprattutto costruendo una squadra attorno a dei giovanissimi talenti. La trama segue la storia di un allenatore, ispirato a Cai Zhenhua, che torna in Cina dopo essere stato all’estero con l’obiettivo di far crescere la squadra nazionale. Sotto la sua guida, cinque giocatori (Ding Song, Ma Wenge, Wang Tao, Liu Guoliang e Kong Linghui) competono nei Campionati Mondiali del 1995 a Tianjin, mettendo in atto una controffensiva senza precedenti che porterà Kong Linghui a vincere la coppa del mondo maschile. Liu Guoliang vince l’oro a squadre, l’argento in singolare e il bronzo in doppio, l’anno successivo Liu Guoliang vincerà la Coppa del mondo.

L’allenatore “maresciallo”, artefice del trionfo è un giovane tecnico che rientrava dall’Italia, che decise di investire in un gruppo eterogeneo quanto criticato, tra atleti infortunati, veterani e operai senza esperienza. Nonostante i dubbi iniziali, l’allenatore e lo staff, credendo fortemente sia nel valore del gruppo che dei metodi che stavano introducendo, rivoluzionarono il ping pong cinese, importando alcune tecniche europee come i colpi in top spin.
La nuova squadra di cinque elementi si affermò al punto da aggiudicarsi una magnifica rimonta ai Campionati Mondiali del 1995 e la riconquista della Coppa Swaythling.

Per comprendere bene la portata del Ping Pong in Cina e nel mondo basta ricordare tre aspetti. Il primo è che è sport nazionale proclamato da Mao Tse Tung negli anni ’50, il secondo che la Cina diventò velocemente la nazione più forte del mondo nel ping pong: dal 1988 a Parigi 2024, ha vinto 37 medaglie d’oro olimpiche su 42, e infine che il tennis tavolo fu addirittura al centro della diplomazia mondiale negli anni ’70. Venne creato un incontro amichevole tra la nazionale statunitense e quella cinese che contribuì a distendere i rapporti tesi tra le due potenze. I giocatori americani furono i primi statunitensi ad avere il permesso di entrare nel territorio cinese dopo l’instaurazione del regime di Mao, eccezion fatta per undici rappresentanti del partito internazionale delle Pantere Nere. L’evento passò alla storia come “diplomazia del ping pong”.

Ma questo dominio entrò in crisi negli anni ’80 quando il divario tecnico e tattico con gli europei si manifestò con evidenza per la prima volta. . Mao Tse Tung aveva imposto ai suoi giocatori l’impugnatura a penna e fu solo dopo la sua morte e l’avvento al potere di Deng Xiaoping che gli atleti cinesi colmarono lo svantaggio, non solo adottando l’impugnatura occidentale, ma anche riformando l’impugnatura storica. Attualmente anche i giocatori che usano l’impugnatura a penna sono in grado di usare il lato rovescio della racchetta, specialmente per i colpi di attacco.

Ad oggi, con quaranta milioni di giocatori stimati a livello agonistico e addirittura trecento milioni di giocatori amatoriali, di cui un’enorme parte cinese, il ping pong è lo sport più praticato al mondo.

Il film è ben articolato e ben evidenzia le sfumature anche psicologiche all’interno dei personaggi anche se esita un po’ troppo in alcuni dettagli, una sforbiciata di una ventina di minuti non avrebbe danneggiato il prodotto che resta godibile fino all’epilogo finale.

E’ distribuito in Italia da Imago Communication nei circuiti Uci Cinemas e Notorious Cinemas con il supporto di MEET Fondazione Cariplo, RUFA University, Meishi Film Academy of Chongqing University, Roma City Institute e FiTet.

 

Tags: Cinafilmping pongSportsvezia
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Elena Marcheggiano Dal Forno

Elena Marcheggiano Dal Forno

Elena è giornalista pubblicista dal 1994 e vegana dal 2011. Si occupa di vita in generale, cinema, arte, tennis, diritti degli animali. Quando non è al cinema è in viaggio. Spesso la cosa coincide. Scrive anche sul Corriere della Sera.

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