Barbarano Romano, piccolo gioiello medievale incastonato tra le colline della Tuscia, si prepara ad accogliere, dal 4 al 6 ottobre, la sesta edizione del festival Il Senso di un Paese. Ma quest’anno, oltre a parlare del “buon vivere” nei piccoli centri, si celebra un traguardo speciale: i 40 anni del Parco Regionale Marturanum, custode silenzioso di paesaggi e storia millenaria.
La manifestazione, ideata dal regista Gianfranco Pannone, è un invito a fermarsi, a prendersi il tempo per osservare il mondo da una prospettiva diversa. Il cuore pulsante di questa edizione sarà il Parco Regionale Marturanum, che festeggia i suoi 40 anni. Una testimonianza vivente di come la natura e la storia possano intrecciarsi in modo indissolubile. Quest’area, che custodisce importanti tracce della civiltà etrusca, è simbolo di una resistenza silenziosa ma potente, quella dei territori che, pur minacciati dallo spopolamento e dall’indifferenza, continuano a preservare la loro anima.
In un’epoca in cui il turismo di massa e la globalizzazione rischiano di omologare e cancellare le peculiarità dei luoghi, “Il Senso di un Paese” si pone come una piattaforma di dialogo su ciò che significa vivere in un borgo, in equilibrio tra passato e futuro. Come spiega Pannone, l’obiettivo è creare un punto di riferimento per chi vuole interrogarsi su come proteggere e valorizzare l’Italia interna, quella delle piccole comunità che rischiano di scomparire.
Questo tema risuona con forza nel film Un mondo a parte di Riccardo Milani, che sarà proiettato durante la manifestazione. La pellicola, premiata con il Nastro d’argento come miglior commedia nel 2024, affronta con ironia e profondità il tema dello spopolamento e delle difficoltà che attraversano i piccoli centri, dove la chiusura delle scuole è solo uno dei tanti segnali di declino. È una storia che tocca nel vivo la realtà di molte comunità italiane, e la scelta di includerlo nel programma del festival sottolinea quanto la riflessione sulla salvaguardia dei borghi sia urgente e necessaria.
ma è un vero e proprio abbraccio ai sensi, un viaggio attraverso suoni e movimenti che evocano storie antiche e visioni contemporanee. Le melodie del Circo Diatonico si intrecciano con la terra, come se ogni nota fosse un richiamo ai ritmi ancestrali che ancora vibrano nelle pietre e nei campi di Barbarano. La loro musica, contaminata da echi balcanici e popolari, non è solo intrattenimento, ma una narrazione viva che esplora l’anima del territorio, riempiendo le piazze di una vitalità collettiva che risuona con lo spirito del borgo.
E poi c’è la danza. Con la Tanz Company Gervasi, i corpi dei ballerini si muovono come se fossero parte della stessa natura che li circonda, un’esplorazione fisica e concettuale che va oltre il semplice spettacolo. La performance “Indefinite White Horn” non è un’esibizione astratta: è un dialogo tra l’essere umano e i suoi spazi interiori, messo in scena tra le antiche pietre e i cieli aperti di Barbarano, come un rito che svela i desideri e i limiti della nostra stessa esistenza. La compagnia viennese porta così una carica di energia e tensione creativa, in contrasto e armonia con la quiete solenne del luogo, trasformando il borgo in un laboratorio vivo di sperimentazione artistica.
Il festival non dimentica l’importanza dell’ambiente: gli incontri con esperti come Francesco Petretti, biologo e divulgatore scientifico, si concentreranno sulla conservazione della fauna selvatica e sul futuro delle aree naturali protette. Questo, insieme alle iniziative legate alla biodiversità e alla sostenibilità, evidenzia come la manifestazione sia profondamente radicata nella volontà di proteggere il territorio e di promuovere azioni concrete contro la crisi climatica.
Con la presentazione del libro Italia Vuota di Filippo Tantillo, spazio ad una riflessione sul destino delle aree interne italiane, spesso dimenticate ma fondamentali per comprendere il tessuto culturale e sociale del Paese. Questi luoghi, seppur ai margini, conservano un’identità forte e una bellezza che merita di essere raccontata e, soprattutto, preservata.
In un mondo che tende a correre, Barbarano Romano diventa il luogo dove fermarsi e ascoltare il battito del tempo, della storia e della natura, in un dialogo costante tra passato e futuro.