Con Luck and Strange, David Gilmour, leggendario chitarrista e voce dei Pink Floyd, ci regala un album a metà strada tra la riflessione intima e la celebrazione nostalgica. Dopo nove anni di silenzio discografico, Gilmour ritorna con un album che ha debuttato al primo posto nella classifica dei dischi fisici più venduti in Italia, e non a caso. Luck and Strange è una creazione tanto personale quanto universale, in cui il chitarrista inglese esplora il tempo, la mortalità, il senso della vita, e, naturalmente, il peso della sua eredità musicale.
Se il suo ex compagno di band, Roger Waters, ha intrapreso un percorso di forte impegno politico con il tour This Is Not a Drill e con dichiarazioni che lo vedono coinvolto in questioni sociali e geopolitiche, Gilmour si muove su un binario totalmente diverso, quasi antitetico. La sua è una meditazione tranquilla e profonda, come se lo immaginassimo seduto su una poltrona in pelle, con una chitarra a fianco, immerso nei ricordi di una carriera straordinaria.
Non è la prima volta che Polly Samson, moglie di Gilmour e sua stretta collaboratrice, contribuisce alla creazione dei testi, ma in Luck and Strange la sua impronta è ancora più profonda. Polly Samson, anima letteraria di Luck and Strange, ha scritto testi densi di immagini evocative, come finestre aperte su paesaggi interiori fatti di malinconia e rivelazioni. Il lockdown, vissuto quasi come una parentesi surreale, diventa qui un prisma attraverso cui osservare il mondo che si contrae: le giornate si dilatano, le sicurezze evaporano, e la famiglia diventa l’unico punto fermo in un mare di incertezze.
Ascoltiamo la traccia Between Two Points, una reinterpretazione di un brano del 1999 dei Montgolfier Brothers. Qui troviamo la figlia di Gilmour, Romany, alla voce e all’arpa che segna un passaggio generazionale, un legame che unisce passato, presente e futuro, come se Gilmour ci stesse dicendo: “Questa è la mia eredità, ma appartiene anche ai miei figli”.
Per questo album, Gilmour ha collaborato con Charlie Andrew, noto per il suo lavoro con band come alt-J. Andrew ha portato nel sound di Luck and Strange un tocco di modernità, senza mai allontanarsi dalle radici rock progressive di Gilmour. Le tracce si muovono tra atmosfere rilassate e momenti di grande intensità, mescolando elementi blues, flamenco, fado e addirittura sonorità tropicali. È come se Gilmour avesse deciso di abbandonare momentaneamente le atmosfere oniriche di The Dark Side of the Moon o Wish You Were Here per registrare su una spiaggia isolata, immerso nei suoni della natura e nelle riflessioni sulla vita.
Un esempio è The Piper’s Call, brano che esplora la relazione tra l’umanità e i suoi compromessi con il progresso, la decadenza climatica e il piacere effimero. La canzone parte da toni languidi, quasi contemplativi, per poi crescere in potenza e grazia, con la chitarra di Gilmour che squilla come un avvertimento, accompagnata da orchestrazioni ricche di pathos.
Uno degli aspetti più potenti di Luck and Strange è il modo in cui affronta il tema della mortalità, un argomento inevitabile per un artista che ha ormai superato i settant’anni. In brani come A Single Spark, Gilmour mette in discussione i concetti di religione e il senso stesso della vita, considerata come un breve lampo “tra due eternità”. È un tema che ci riporta ai classici dei Pink Floyd, ma con una maturità e una serenità che solo il tempo può portare. Qui, non c’è disperazione, ma una calma accettazione del ciclo naturale della vita, accompagnata da melodie ricche di sfumature e arrangiamenti che trasmettono una sensazione di eternità sospesa.
Ma è la title track Luck and Strange a racchiudere tutto il senso dell’album. È qui che Gilmour riflette su come sia stato fortunato a vivere l’età d’oro del rock, ma anche su come la vita sia stata una serie di eventi casuali e fortunati. La canzone è ispirata dall’inizio della guerra in Ucraina e riesce a coniugare temi di disperazione globale con l’introspezione personale. Ma la vera sorpresa è la presenza postuma di Richard Wright, l’ex tastierista dei Pink Floyd, registrata durante una jam session del 2007. Wright era una figura chiave nella carriera di Gilmour, e la sua apparizione in questa traccia sembra quasi un addio, un ultimo saluto tra due vecchi amici e compagni di viaggio.
Con Luck and Strange, David Gilmour ha scelto di riprendere la strada dei tour, partendo proprio dall’Italia, con sei date al suggestivo Circo Massimo di Roma. Gilmour non ha più nulla da dimostrare; non è qui per cercare conferme, ma per ricordare, a chi forse lo avesse dimenticato, perché il suo nome brilla ancora tra i giganti della musica.