La vita è una commedia, e nessuno lo sa meglio di Luciana Capretti. Nel suo memoir, Tredicesima Strada, (Giulianova, Galaad edizioni, 2024, pagine 191, euro 15) la giornalista italiana ci offre un ritratto vivace e profondo della New York della fine degli anni ’70 e dei primi anni ’80.
Attraverso le sue pagine, esploriamo la Grande Mela in tutta la sua complessità: una città magnetica e spaventosa, dura e affascinante, che diventa il palcoscenico di una grande storia d’amore e di un’incredibile avventura umana.
Capretti e il suo compagno Stefano Trincia rappresentano una delle prime “fughe di cervelli” italiane, pionieri di una generazione brillante che non sognava solo l’America, ma anche la Cina, il Canada e l’Australia. Il loro percorso è un continuo gioco di equilibrio tra il riso e il pianto, dove la comicità diventa un’arma per affrontare le avversità. Ridere delle proprie disavventure, distaccarsi dalle situazioni drammatiche per trovare il lato buffo: questa è l’essenza del loro viaggio.
La storia inizia con i protagonisti, giovani, belli e pieni di speranze, che cercano un’opportunità di lavoro. La loro prima destinazione è la Cina, un’avventura che inizia con una visita all’ambasciata cinese. Tra tazze di tè enigmatiche e un malinteso comico con l’acqua calda, il loro tentativo si conclude con un esilarante fallimento.
Il viaggio prosegue in Canada, nel nord estremo, dove affrontano temperature polari e strane ricerche sugli escrementi degli animali. Le difficoltà quotidiane, come l’urgenza di urinare all’aperto a -40°C, si trasformano in scene divertenti e surreali, portando i protagonisti a una nuova consapevolezza sulla loro resistenza e amicizia.
Il trasferimento a New York apre un nuovo capitolo di avventure e disavventure. Ospitati da un’amica, Sandra, i protagonisti si trovano a combattere una battaglia contro gli scarafaggi. Le descrizioni minuziose di questi parassiti invadenti, che sembrano moltiplicarsi a ogni tentativo di sterminio, creano un quadro esilarante e realistico della vita nei bassifondi di New York.
Tra telefonate gratuite e viaggi in metropolitana, il racconto si arricchisce di incontri inaspettati, come quello con uno psichiatra romano esiliato, che riesce a costruirsi una vita di successo nella grande mela. La lotta quotidiana per la sopravvivenza è costellata da episodi comici, come la scoperta delle urla primigenie della vicina di casa, una pratica terapeutica tanto bizzarra quanto inquietante.
“Il mio rapporto con Stefano è stato un continuo esperimento,” racconta Capretti. “In una New York ostile, abbiamo affrontato tutto con determinazione, trasformandoci in una squadra affiatata. Ci siamo sostenuti a vicenda in ogni aspetto del nostro lavoro di giornalisti, condividendo tutto, dai pensieri ai sogni, senza mai competere. Quando sono entrata in RAI, ho trovato il modo di portare con me anche Stefano, mantenendo sempre la nostra professionalità. Nonostante le opinioni scettiche, per noi essere inseparabili era naturale, e ci ha permesso di vivere un rapporto profondo e unico. Anche ora che Stefano non c’è più, la sua presenza è sempre con me.”
Tredicesima Strada affronta anche il dramma dell’AIDS che decimò una generazione di giovani, compagni di strada nella scoperta della città. E poi c’è l’incontro con Woody Allen. Luciana e Stefano si ritrovano immersi nel mondo scintillante dei grandi artisti newyorkesi, pur mantenendo sempre un piede nella loro realtà fatta di sacrifici e povertà.
La loro storia è un continuo confronto tra la durezza della vita quotidiana e l’eleganza dei salotti artistici. Tra mille difficoltà, riescono a ritagliarsi uno spazio nel mondo del giornalismo, inviando interviste su cassette spedite per aereo, in un’epoca ben lontana dalla comodità digitale odierna.
Tredicesima strada è al contempo una dichiarazione d’amore e una testimonianza storica, capace di far ridere, piangere e riflettere.