I primi due film della saga A quiet place sono considerati film horror. Eppure, parliamo anche di film in cui, al di là delle scene truculento-mortali, l’angoscia e la paura vera e propria (quella di film come Lo squalo per intenderci) oltre che la fantascienza giocano un ruolo non indifferente: parliamo, infatti, di un contesto in cui la città di New York è stata colpita da meteoriti infuocati che contenevano mostri alieni pronti a uccidere (o abbattere se si tratta di cose, ma non è che fanno grandi eccezioni) qualunque cosa faccia rumore. (vi prego di notare l’ironia della situazione, considerando che il livello di 90 decibel – ovvero, come dice il film, l’equivalente di un urlo continuo – è la normalità nella Grande Mela…). Insomma, un film tipo Alien voi lo inserireste nel genere horror?
A prescindere dalla categorizzazione, arriva nelle sale questo nuovo capitolo: se nei primi due successi, firmati da John Krasinski, i protagonisti erano membri di una famiglia che cercavano con ogni mezzo di sopravvivere agli attacchi degli alieni, in questo prequel si ritorna indietro al giorno uno, appunto, quello della caduta dei meteoriti infuocati per intenderci, in cui tutto ha inizio.
Nel film girato da Michael Sarnoski cambiano dunque anche i personaggi principali: in giro per la Big Apple – peraltro alla ricerca di una buona pizza – facciamo conoscenza con Samira (Lupita Nyong’o, l’attrice premio Oscar (per 12 anni schiavo), giovane poetessa malata di cancro in libera uscita per la città.
È arrabbiata, stanca e dolorante. Il suo gatto da compagnia, Frodo (il felino più adorabile nella memoria cinematografica recente, interpretato da due gatti chiamati Schnitzel e Nico), si rannicchia tra le sue braccia. Quando la sua assistente ospedaliera (Alex Wolff) la trascina a uno spettacolo di marionette, si lamenta. Quando arriva l’apocalisse, vuole solo una fetta di pizza.
Una volta arrivata l’invasione aliena la ragazza che, come accennato, ha la fissa per la pizza, dopo aver trovato rifugio con i compagni sopravvissuti all’interno di un teatro – e compreso, vista la carneficina intorno a lei, che gli alieni sono estremamente sensibili ai rumori e perciò le chance di rimanere vivi sono strettamente legate alla capacità di restare silenziosi – decide comunque di partire per Harlem, dove c’è il Patsy, ristorante che quando era piccola faceva la miglior pizza della città. In questo tentativo di folle ricerca di cibo e non di sopravvivenza, si ritrova a far coppia con Eric (Joseph Quinn), studente universitario inglese in trasferta studio.
Saranno le loro avventure per sopravvivere (e cercare il trancio di pizza…) e il loro rapporto conflittuale e poi inevitabilmente intimo a portare avanti la trama cercando di salvare la vita, con la compagnia del davvero brillante Frodo, che dell’omonimo tolkeniano ha davvero ben poco…
Oltre la trama – che per molti colleghi sfiora il melodramma – direi che, per essere un terzo film, regge abbastanza bene, fermo restando che in molti si sarebbero aspettati di vedere approfondita la provenienza delle creature extraterrestri e il motivo del loro ‘odio’ per i rumori (e magari anche al perché arrivano da noi)…
Menzioni poi per entrambi gli attori (e anche per il gatto, mitico!) che appaiono davvero credibili e per la scena in cui gridano insieme tutta la loro frustrazione e disperazione in una notte di pioggia, sfruttando la potenza dei tuoni. Del resto, “Rimanere in silenzio per rimanere vivi” è una metafora decisamente inquietante per stimolare alla visione del film tutti gli amanti del genere, anzi dei generi.
Non fa più paura, ma è capace di generare uno stress che ti fa stringere le dita fino a farti male, mentre osservi un uomo che tenta di liberare una valigetta incastrata in una porta girevole, cercando disperatamente di evitare che cada rumorosamente a terra. Basta un solo suono, e sarà trascinato via dagli alieni con la stessa rapidità e brutalità di un tuffo di pancia in una piscina.
A Quiet Place – Giorno 1 è al cinema dal 27 giugno 2024, distribuito da Eagle Pictures. #AQuietPlace