Al cinema dal 30 ottobre, làultimo film di Maiwenn racconta l’ascesa e caduta di Marie-Jeanne Becu, la sua scalata sociale da “figlia del popolo” a cortigiana di Versailles e contessa du Barry, ultima favorita del re di Francia Luigi XV, fino alla morte di questo. Ad interpretare Jeanne, è la stesssa regista di cui riportiamo l’intervista rilasciata in occasione della presentazione del film al fuori concorso al 76° Festival di Cannes
Come mai hai deciso di dedicare un film alla figura di Jeanne du
Barry?
Tutto è iniziato quando sono andata a vedere Marie-Antoinette di Sofia Coppola nel 2006. Perché, non appena è apparsa sullo schermo, sono rimasta affascinata dal personaggio di Jeanne, interpretato da Asia Argento. Sento un legame immediato con lei e ne sento la mancanza non appena abbandona lo
schermo. Sono rimasta sedotta da Jeanne du Barry perché è una magnifica perdente. Forse perché la sua vita è simile alla mia, ma non è l’unica ragione. Mi sono innamorata di lei e del periodo storico. Mi sono immersa in una sua biografia particolarmente completa. Il desiderio di fare un film su di lei è stato immediato, ma è stato ostacolato per dieci anni da un sentimento di illegittimità che ho
provato.
Cosa è cambiato poi?
L’esperienza acquisita con i film che ho fatto. È stato dopo le riprese di My
King che tutto si è finalmente ricomposto e che mi sono sentita in grado di affrontarlo, nutrita da questa esperienza sul set e dalla mia cinefilia, che si era rafforzata nel tempo e mi aveva permesso di capire, attraverso i film dell’epoca che avevo visto, cosa mi piaceva e cosa non mi piaceva. Tutto questo mi ha permesso di costruire nella mia testa il modo in cui avrei potuto dirigere un film su Jeanne du Barry, pur essendo consapevole della quantità di lavoro che avrebbe comportato.
Come hai iniziato a scrivere la sceneggiatura?
Tra il 2016 e il 2019 mi sono dedicata interamente alla stesura di questa sceneggiatura, in modo molto disciplinato e quotidiano. Questo aspetto molto accademico mi è servito per immergermi in quel periodo, per leggere tutto quello che potevo trovare su Jeanne e per annotare tutto quello che mi piaceva. Questo lavoro mi ha fornito le basi per una sceneggiatura, che ho poi sfrondato per arrivare a una prima versione che raccontava la storia di Jeanne, dalla sua nascita alla sua morte. Poiché volevo prendere le sue difese, avevo bisogno di raccontare la sua storia nei dettagli per comprendere meglio questa donna che, dopo la morte di Luigi XV, ha continuato ad amare e a fare moltissime cose.
Cosa ti ha spinto a focalizzare la storia sulla sua storia d’amore con
Luigi XV?
È difficile staccarsi da un biopic “classico” quando si ama così tanto un personaggio. Ma se ho scelto di focalizzare la storia sulla relazione tra Jeanne e Luigi XV, è perché è quella che l’ha portata alla sua caduta e perché tutto ciò che è seguito alla sua partenza da Versailles è stato il risultato diretto di quel periodo, da cui è uscita con un’etichetta che non l’avrebbe mai abbandonata: la puttana del re. Ma sono convinta che non meritasse di essere ridotta così. Per questo parlo anche, seppur brevemente, della sua infanzia, della sua giovinezza e di ciò che accade dopo la morte del re.
Nel tuo film, mostri Jeanne attaccata tanto dalle donne quanto
dagli uomini…
È questo che rende la storia senza tempo e moderna, senza esagerazioni. Ciò che Jeanne ha vissuto ha un’eco diretta nella nostra epoca.