In una piccola cittadina francese, a Clemont-Ferrand, il trentacinquenne Médéric si innamora perdutamente di Isadora, una signora di mezza età che fa la prostituta ed è sposata con un marito molto geloso. Mentre Médéric è impegnato a sedurla, come si conviene a un amante e non a un cliente, la tranquilla cittadina viene sconvolta da un inaspettato attacco terroristico di apparente matrice islamica.
La sera stessa Selim, un giovane arabo senzatetto, cerca rifugio nel condominio di Médéric, provocando una paranoia collettiva e una generosità diffidente da parte delle stesse famiglie musulmane che abitano nell’immobile: è forse lui il terzo uomo che la polizia sta cercando?
Tutto si complica nella vita di Médéric, combattuto a sua volta tra l’ empatia che prova verso il ragazzo e il sospetto nei suoi confronti. I suoi tentativi di districarsi tra i maldestri interessamenti dei vicini finiscono per intrecciarsi con le sue complicate vicende amorose: sempre più pazzo di Isadora, Médéric cerca disperatamente di convincerla a venire via con sé ma l’ imprevisto è sempre dietro l’angolo.
Un film che tocca molti temi, il principale è quello dell’emarginazione e del sospetto su chiunque sia diverso da noi. Una cultura che in Francia, negli ultimi 5 anni, è esplosa in relazione agli attacchi del Bataclan, di Nizza e Strasburgo.
“In effetti è un problema questo – ha spiegato il giovane attore Ilies Kadri che interpreta l’arabo Selim – che mi ha toccato anche personalmente. Io stesso infatti sono arabo e sono stato oggetto di sguardi e situazioni nelle quali sono stato guardato con sospetto, non posso negarlo. Purtroppo è una situazione difficile che alcune persone si trovano ad affrontare quotidianamente. Nel film il mio personaggio è prima accolto e poi, a seguito dell’attentato, sospettato come uno dei responsabili. Sarà solo l’amore di alcuni cittadini e la volontà di andare oltre a restituirgli la dignità di persona che merita. Il nostro mondo è questo e dobbiamo comprendere che non serve nè la violenza nelle strade, nè quella domestica per risolvere i conflitti, ma solo comprensione e amore. Nonostante nel mio passato ci siano anche 5 anni nell’esercito, il mio futuro oggi è quello di attore”.
“Immagino che tutti quelli di origine araba in Francia, abbiano vissuto ciò che ha provato Selim al momento degli attentati terroristici – ha detto anche il regista Alain Guiraudie – Venivano visti come personaggi sospetti. A quel tempo, ho sentito anche persone parlare dell’Islam in modo strano, suggerendo persino che l’Islam portasse in sé l’ idea di violenza. Il musulmano è davvero diventato “l’ altro” per eccellenza”. Nelle società occidentali, il musulmano è ormai percepito come un potenziale pericolo. Ultimamente ho anche sentito parlare di Occidente cristiano e Oriente arabo in rotta di collisione come “scontro di civiltà”. Trovo l’idea di uno “scontro di civiltà” molto perniciosa. Perseveriamo nell’ impresa di occultare la lotta di classe e strumentalizzare le nostre differenze per cancellare tutto ciò che ci unisce e che costituisce una minaccia per l’ordine costituito. Naturalmente, sono più solidale con un arabo musulmano sfruttato piuttosto che con un ateo bianco sfruttatore.
Ma la paura instillata dagli attentati è tanto più tossica in quanto irrazionale. Il film tiene conto di questa idea, e anche un uomo di città piuttosto “aperto” e intelligente come Médéric si lascia sopraffare da questa paura dello straniero. Al di là di questa paranoia, il film gioca anche su rappresentazioni e clichés dell’arabo, che è anche una figura erotica, una fantasia sia omosessuale sia eterosessuale. È anche un retaggio della colonizzazione. Era interessante rappresentare un giovane arabo sballottato dagli eventi che alla fine si dimostra più assertivo di quanto inizialmente sembrasse. Dopo essere stato percepito come una minaccia, poi come un oggetto del desiderio, alla fine è lui che si rivela pieno di desiderio. Selim e Charlène incarnano per me una gioventù emarginata ma molto vivace e attiva nella società francese. Sono la Francia moderna. Si ricorda spesso la citazione dell’ex primo ministro Manuel Valls secondo cui “spiegare è un tentativo di scusare”. Non vedo però nessun’ altra soluzione intelligente che non sia il cercare di capire. Per me è un vero problema il fatto che i giovani uccidano i loro concittadini e si facciano persino saltare in aria nel nome di Allah. E sono consapevole che questo problema non è dei musulmani, ma anche il mio, il nostro, testimonia il fallimento una politica sociale. Un fallimento politico, punto. E un vicolo cieco sistemico. Testimonia anche una grande crisi esistenziale delle nostre società.”.
Si tratta anche il tema della sessualità di una donna matura che fa la prostituta e che ha un marito molto geloso.
“Isadora, nel film, è la controparte femminile di Selim. Il giovane musulmano e l’anziana prostituta: due paria. Una prostituta è una donna oggetto, che puoi comprare per farci ciò che vuoi. Ma fin da subito è Isadora che usa Médéric come un sex-toy, pensando
soltanto al proprio piacere. Finisce persino per dargli dei soldi. Mi è molto piaciuto immaginare la vita di una prostituta, tra il cliché e ciò che credo davvero possibile: una prostituta che ama il sesso, con un marito a cui non importa come si guadagna da vivere. Ma è da tanto che non vedo una prostituta bianca per strada. Sembra quasi una professione riservata agli africani e alle donne dell’ Europa dell’ Est oppure asiatiche e anche questo è un problema”.
https://www.youtube.com/watch?v=rivMBRaL8-I