L’Esorcista del Papa è un sempre accattivante Russell Crowe nel nuovo film dell’australiano Julius Avery, che arriva nei cinema dal 13 aprile.
Il film è liberamente ispirato alla storia vera di Padre Amorth, che è stato Capo Esorcista del Vaticano per molti anni e sostiene di aver eseguito migliaia di esorcismi.
Quello di Padre Amorth, interpretato dal premio Oscar Russell Crowe, è in effetti un personaggio interessante: laureato in giurisprudenza, giornalista prima ancora degli studi di teologia, nonché reduce di guerra, Amorth è un sacerdote fuori dal comune, come il senso dell’umorismo che lo contraddistingue anche e soprattutto negli ambienti più sacri, ed è reso alla perfezione da Crowe, che alla fine dei conti è l’assoluta star del film. Un ruolo in cui non ci si aspetta di vedere l’attore tanto caro al nostro paese (che lui ricambia e che ha a cuore, in particolare i romani, per lui stessa ammissione, e per un affetto caloroso di cui non si faticano a capire le “antiche” origini).
Per forza di cose, L’Esorcista del Papa rientra nella categoria horror, anche un po’ splatter, e il regista fa l’occhiolino, neanche tanto furtivamente, ai grandi cult della categoria.
La trama, infatti, segue Padre Amorth alle prese con la possessione di un bambino nella Castiglia degli Anni Ottanta. Nel farlo, incapperà, neanche a dirlo, in una cospirazione secolare di cui il Vaticano stesso sarebbe artefice e mandante.
Naturalmente, non si sono fatte attendere le critiche da parte dell’Associazione Internazionale degli Esorcisti, per giunta fondata proprio da Amorth negli anni novanta, che ha subito preso le distanze dal modo in cui viene rappresentato l’esorcismo nel film, che darebbe maggiore spazio al male e punterebbe a una rappresentazione d’effetto e sempre in chiaro scuro del Vaticano, più che a una rappresentazione veritiera.
“Credo che il 98% delle cose sia spiegabile attraverso la scienza”, afferma il regista Avery, affascinato dalla controversa figura di Padre Amorth, che secondo lui avrebbe più volte sfidato lo status quo della chiesta, “ma c’è un 2% che non lo è – e noi nel film esploriamo proprio questo 2%”.
Del resto, durante il suo lungo mandato da Capo Esorcista, lo stesso Padre Amorth ha collaborato con medici e psichiatri, ammettendo con trasparenza di essersi trovato solo rare volte in presenza di una possessione e che, invece, nella maggior parte del casi si era trattato di disturbi e disagi ascrivibili al campo della scienza.
Particolarmente apprezzabile è anche la colonna sonora, realizzata da Jed Kurzel, che guida lo spettatore e lo avvolge nell’atmosfera quasi epica, spaventosa, ansiogena e a tratti comica, di tutto il film che, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros Entertainment, potrebbe essere solo il preludio di un’intera serie cinematografica legata agli esorcismi religiosi.
A questo tipo di film non ci si approccia mai con la pretesa di assistere alla rappresentazione di una verità storica o addirittura coerente suppur, in effetti, ispirato davvero alla storia vera di Padre Amorth o, come sottolinea l’Associazione Internazionale degli Esorcisti, fin troppo liberamente ispirato.
Con queste premesse, alla fine L’Esorcista del Papa è un film godibile nel suo complesso, senza particolari pretese.