A Siena il 2 luglio è Palio. Da sempre, come il 16 agosto, del resto.
E finalmente dopo quasi 3 anni di blocco causa pandemia tutto è ricominciato ed è andata in scena la carriera per la Madonna di Provenzano.
Mi sono preso qualche giorno prima di provare ad analizzare non tanto quello che è avvenuto, perché non vuole essere un articolo di commento alla carriera, ma proporre le differenti visioni cercando di offrire uno spunto di riflessione fatto con amore e, auspico, rispettoso di una Festa (con la effe maiuscola) unica.
La frase che in questi giorni ho ascoltato con maggior ridondanza tra i senesi è “E’ stato tutto sbagliato” o, altrimenti “Sul Palio non voglio commentare perché non avevo mai visto una cosa del genere, con errori a ripetizione” (come esemplificazione cito l’intervista di OkSiena a Riccardo Pagni che è stato Capitano del Bruco e che ben evidenzia il malumore diffuso https://www.oksiena.it/news/riccardo-pagni-senza-mezzi-termini-fuori-dal-palio-mascalzoni-e-giocolieri-050722103656.html?fbclid=IwAR3Vz8C7SjPtVOWdlgOxPpa3T8wttqyBLO-kfBgojKoiH6EikdMmALpQ4QI
Ora il perché, nonostante l’entusiasmo per la ripresa delle carriere, ‘tutti’ ma proprio tutti siano delusi va ricercato, per i pochi che si fossero persi la diretta, in un Palio disputato solamente da 6 contrade – cosa mai accaduta a memoria d’uomo (almeno negli ultimi 150 anni) – nel quale si sono visti una serie di errori e responsabilità che minano o farebbero traballare di brutto i pilastri stessi su cui poggia la Festa senese.
Viste le tante ‘cose incomprensibili’ accadute, proviamo a suddividerle per argomenti.
Lotto dei cavalli
La prima critica forte è relativa al “lotto basso” dei dieci cavalli scelti per girare in Piazza. Di questi 8 erano esordienti e gli altri due, insomma, per quanto avessero già girato, non erano certamente dei big, laddove i fuoriclasse riconosciuti (Remorex, Rocco Nice, Violenta da Clodia, ecc) non erano stati ammessi o sono tornati a casa. Ebbene, per quanto la scelta oggi possa apparire sconcertante va ricordato che, nella storia, molte volte – specie a luglio – si è deciso di selezionare un lotto “verso il basso”, senza bomboloni o cavalli esperti per intenderci (magari non così tanti).
Se questo è stato un bene va chiesto ai Capitani (non solo quelli “in Piazza”, vero?) ma, certamente, una minima giustificazione (minima ho detto) va ricercata forse nell’esigenza di allargare il lotto dei soggetti papabili per le prossime carriere, specie dopo 3 anni in cui sono mancati i riferimenti anche dei palii cosiddetti minori.
Non c’è dubbio che non sia andata bene, tuttavia la domanda da porsi è: se Bruco e Leco non si fossero ritirati durante la mossa, si sarebbe criticato “a questo modo” il lotto scelto?
Mossiere
Altro elemento chiacchieratissimo è l’operato del mossiere Renato Bircolotti, il messo comunale di Castiglion Fiorentino chiamato a subentrare al designato Bartolo Ambrosione dopo “Tante esperienze in nelle corse in giro per l’Italia e oltre ottanta abbassamenti nelle principali piazze, da Asti a Legnano” (come segnalava sulla Nazione Laura Valdesi all’indomani della nomina https://www.lanazione.it/arezzo/cronaca/bircolotti-mossiere-al-palio-di-siena-non-ho-dormito-per-lemozione-1.7836774 ) e catapultato sul verrocchio a gestire l’abbassamento del canape solo un giorno prima della Tratta.
Su di lui l’ira di tanti, a cominciare dalle contrade rimaste bloccate al rilascio del canape. Eppure, solamente la mattina del 2 luglio a Radio Siena tv, Susanna Pioli (che proprio una quattrogiornista non è) segnalava che “E’ un mossiere che fa sentire tranquilli tutti i fantini” e, almeno fino alla mossa, nessuno ha osato metterne in dubbio la professionalità.
Eppure, proprio la mossa che ha considerato valida (non menziono le altre perchè altrimenti facciamo notte…) è stata criticata aspramente (un eufemismo…) per l’aver tenuto tra i canapi 3 (facciamo quasi 4, contando l’esitazione forse decisiva del cavallo della Torre) ritenute impossibilitate a partire.
Insomma, come la si mette, sarà anche questo un ingranaggio da oliare, fermo restando che (ma solo come segnalazione, si badi!) per quanto sia stata una mossa inopportuna, ho visto dar valide mosse ben peggiori e, se osservate bene (ma bene bene), l’istantanea (di La7) del momento in cui la Pantera entra (ma poi perchè, se anche tiri a vincere, lasciare al palo chi ha soldi da spendere?) tutto questo blocco non appare…
Fantini
Vabbè, questa voce stavolta c’entra poco con quanto accaduto, per quanto rientri sempre nei commenti critici. Perché la presenza del professionismo in Piazza ha stravolto, anzi snaturato, un certo modo “antico” di fare Palio. E perchè gli “assassini” oggi sono diventati il fulcro di buona parte della gestione, quantomeno dei cavalli incidendo profondamente, non solo sulla carriera, ma anche sui lotti e i giochi di potere palieschi.
Tuttavia, come ha detto il Colagè il 30 giugno nel programma “Processo alla prova” su Radio Siena Tv, commentando a tutto tondo l’assenza dei fantini di contrada, “Se le contrade non supportano più i ragazzi giovani, dando magari loro il camperino o le possibilità per vivere montando, mentre queste opportunità le mettono a disposizione le scuderie dei fantini, è chiaro poi che siano i fantini stessi a scegliere chi monta. Parliamo di un cane che si morde la coda…”
Commissione veterinaria
Altro elemento dolente è stata la clamorosa decisione di non far correre Civetta e Istrice. Soprattutto nei modi, anche solo per il fatto che Vankook, cavallo della Civetta, dopo lo scivolone nelle terza prova e l’esenzione dalla quarta, era tornato regolarmente sul tufo per disputare le ultime due prove.
“In presenza di piccoli infortuni che possono pregiudicare la corsa – ha detto il Sindaco De Mossi durante l’annuncio dell’esclusione – il Comune deve necessariamente intervenire. Non è una scelta facile escludere una o due contrade dopo due anni di pandemia, non è stato facile ma basandomi sulle visite fatte nelle contrade la coscienza mi ha imposto di non mettere a rischio due cavalli che torneranno in forma presto, ma ora non lo sono. Una scelta sofferta e documentata”.
Giustificazione lungimirante? Sarà.
Però anche questo modo di fare va rivisto, così come per il protocollo equino e le previsite, che nessuno ci capisce più nulla e arrivano a fare le prove di notte cavalli che poi il giorno dopo tornano a casa perché “non in grado”… Mah!
Proteste
Fermo restando le tante ragioni e la rabbia della Civetta, anche a umile parere di chi scrive, va riconsiderato anche il modo di rispondere all’eventuale ingiustizia. Per chi non conosce il regolamento di Palio, il fatto che una contrada decida di non far effettuare agli alfieri la sbandierata è qualcosa di “Imprevedibile e probabilmente di mai visto nella storia secolare della Festa” come segnalato dal Corriere di Siena https://corrieredisiena.corr.it/news/palio/32259702/palio-2-luglio-2022-protesta-civetta-dura-protesta-esclusione-carriera.html
Ripeto protestare è lecito, così come il lamentarsi, ma stabilire in proprio di sovvertire le regole condivise è un precedente pericoloso che mina – come tutto il resto, ovviamente – il modo di concepire la Festa stessa. “Il vuoto che rimane nel palco dei bambini è una vera ferita che non passa inosservata” scrive ancora il Corriere di Siena e non me la sento di biasimarlo (è pur vero che di precedenti clamorosi a Siena se ne trovano a iosa: ma non sarebbe il caso di mantenersi nei binari senza la necessità di cercare il clamore? Da qualche parte si dovrà pur cominciare).
Capitani (e contrade)
Se il Palio del 2 luglio 2022 si è ulteriormente complicato (ennesimo eufemismo) lo si deve anche molto ad un modo di fare di tanti Capitani e di, purtroppo molte contrade.
Negli anni, infatti, sembra di vedere nelle contrade (è una provocazione nulla più) più dei partiti politici (moderni) che delle (antiche) corporazioni: peraltro, in ambito di Palio (perché, per fortuna, in molte altre manifestazioni senesi – vedi disabilità o sostegno ai negozianti in difficoltà post Covid – l’impegno condiviso è stato ed è encomiabile…) si è inasprito l’odio per le avversarie anche nei 358 giorni restanti dell’anno. Eppoi, fa sensazione vedere Capitani nel dopo Palio che, invece di assumersi responsabilità, indicano non ben precisati altri colpevoli della mancanze e dell’accaduto.
Criticare solamente non può essere la prassi, soprattutto per coloro (chi meglio di loro e dei Priori?) che dovrebbero dare l’esempio e la direzione da seguire…
Non vi sembra anche a voi di vedere palesi difformità nella gestione delle contrade e musi lunghi tra chi nelle contrade stesse in passato si è distinto per impegno e ha sempre dato e fatto del suo meglio e magari ora resta in elegante silenzio (maggiorenti dove siete)?
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Questi gli aspetti critici più rilevanti che ho visto emergere negli approfondimenti post 2 luglio. Tuttavia, ad ogni buon conto – ed è per questo che l’articolo appare sotto il cappello della rubrica “società” perché, purtroppo, rispecchia un andamento “italico”, che travalica i confini delle contrade e diventa atteggiamento generalizzato di lamentela fine a se stessa – è opportuno anche trovare i lati positivi (o presunti tali) da cui prendere spunto per ripartire e magari rivedere quello che non ha funzionato.
Cavalli
Stanno tutti bene. E sono tornati a casa. Meglio non si poteva ottenere.
Tittia
Se il Palio lo vince un fantino che ne inanella tre consecutivi (scosso compreso, vabbè) significa che, a prescindere da tutto, ha vinto il più forte.
Certo, Tittia ha anche saputo scegliere nell’esiguo novero di contrade in cui poteva accasarsi “Ci sono state volte in cui sono arrivato con forse troppe contrade, adesso invece il cerchio è un filino più stretto, ma questo non è un male. Gli obiettivi sono precisi e posso concentrarmi ancora di più sul risultato finale” aveva detto dopo l’estrazione https://corrieredisiena.corr.it/news/siena/31947457/palio-siena-titila-non-e-male-avere-meno-contrade-scelta-ristretta-concentro-meglio-obiettivo.html
Così è stato, evitando tra l’altro scelte complicate. Fa valere il suo blasone e si erge a post Trecciolino (anche se forse lo era già) con il solo Jonatan Bartoletti a contendergli, mai come ora, il primato.
Drago
Un ennesimo dato straordinario su cui riflettere è la quarta vittoria negli ultimi venti anni della contrada di Camporegio. Se ci abbinate le sei della Selva, sempre nel ventennio Duemila (in due, praticamente 1/4 di quelle disputate!), qualche considerazione sull’importanza del non avere rivali la si può fare… Specie in un mondo in cui, mai come adesso è divenuta prassi pagare (e tanto!) per non far vincere, piuttosto che per ottenere la vittoria…
Visto così e considerato anche la scarsità di risorse economiche generale, non sembra anche a voi un meccanismo che non può reggere ancora a lungo?
Mari
Brio, seppur da lassù, ha vinto. Era ovunque e si starà facendo matte risate per quello che ha visto da lì e forse si è pure incavolando parecchio, perché di Palii così ne sapeva vincere eccome. (Se proprio lo devo dire, non capisco perchè ricordarlo alla prova generale e non durante il Corteo storico, ad esempio nella ‘Sbandierata della vittoria’ per dargli un riconoscimento in diretta nazionale).
Televisione
Senza ombra di dubbio, nel caos generale, La7 va annoverata tra i vincitori. Ha ottenuto un 10,5% di share, con 1.229.851 telespettatori medi, roba che nemmeno chessò “L’isola dei famosi” ottiene più e con l’hashtag #paliodisiena che è stato primo trend topic su Twitter… https://www.corrieredellosport.it/news/notizia-ultima-ora/2022/07/03-94369181/la7_ascolti_eccellenti_per_il_palio_in_esclusiva
Ecco i ‘lati positivi’ che, come vedete, sono pochini e soprattutto, per il risvolto della medaglia, si riflettono anche essi in elementi negativi. Il perché è presto detto e basta un unico riferimento generale
Le troppe anime del Palio
Se avete avuto voglia di leggere fino a qui, sappiate che era proprio qui che volevo arrivare: perché da qualsiasi parte la si osservi appare che ad oggi la Festa viva una straordinaria incoerenza generale che rappresenta le tante idiosincrasie senesi (il suo bello, peraltro, no?) e le tante diverse visioni di come andrebbe gestita la Festa nel contesto cittadino, tra turisti, quattrogiornisti, cavallai, fantini, battezzati, extramoenia, politica e chi più ne ha più ne metta. E che complica non poco il da farsi. In particolare sulle seguenti questioni:
Visibilità: ridondante è la diabolica questione: serve andare in tv? No e sì. Ma se lo si fa – come dicono alcuni scegliendo una rete meno grande per ridare una dimensione più interiore alla Festa e tornare alla ‘vecchia maniera’ – allora va fatto bene. E senza dimenticare che ormai i social danno più riscontro della tv, per cui tocca capire a cosa vuoi dare rilievo e poi come farlo vedere e vivere anche a distanza (ma questa è un’altra storia, che se volete se ne riparla in altri contesti).
Chiudere le porte: da sempre si vuole fare il Palio solo per chi è dentro le mura: però poi si sta attentissimi a non ferire gli “animalai” e magari non fare brutta figura proprio in televisione con il nuovo canale, rischiando di far vedere cavalli azzoppati, perché pare brutto… Però una regolata anche qui tocca darsela, altrimenti basta un graffio e non si corre (e i Palii in 5 o 6 che corrono diventerebbero la prassi…)
Turisti: mai troppo apprezzati e ancor meno ora, sono sempre stati lasciati ai margini (perfino i grandi Protettori delle contrade NdR): però in questa difficile situazione economica post pandemia in cui di dindi (detto beffardamente alla fiorentina…) ne girano pochini, forse sarebbe opportuno ripensare anche all’accoglienza, magari elaborando politiche migliorative o di avvicinamento “controllato”, invece di lasciare le cose come stanno, continuando ad apparire come chiusi o folli, specie in un momento in cui purtroppo le Contrade si stanno spopolando…
Il “Palio è dei senesi” è questo è vero e lo dovrà essere sempre. Ma proprio loro, allora, devono domandarsi quali sono le regole da darsi e come procedere coerentemente per far sì che la Festa sia tale. Perché il Palio va tutelato e, se in due anni e passa di blocco forzato, poi ti ritrovi qui, restando capace solamente di dire (a qualsiasi livello) che così non va bene e che “l’è tutto da rifare”, allora non si è capito nulla. Serve, come si dice (frase che questi giorni riempie parecchio le bocche, peraltro…) un “percorso condiviso” e ben pianificato. E sia, staremo a guardare, speranzosi di capire chi lo condividerà, magari.
In attesa della conferenza stampa del Sindaco, mi torna in mente un ritornello “Smettere di lamentarsi. Perché l’unico pericolo che esiste veramente è quello di non (voler) sentire niente” recita più o meno una canzone di Jovanotti. E vale anche per il ‘non fare niente’.
Ps: Ho scritto tanto (certamente troppo) pur non essendo parte di una famiglia (se non da lontanissimo) come lo è la Contrada, ogni Contrada. L’ho fatto con immensa partecipazione, specie su un argomento spinoso che rischia di far storcere il naso a tanti e che va risolto “in famiglia” (e per questo consapevole che ogni esterno potrebbe anche star zitto…). Ripeto, da cronista e senza presunzione, ho cercato di riassumere tanti spunti ritrovati in giro con l’idea di proporre un modo per riflettere e provare a guardare al futuro rimboccandosi le maniche, confidando di non aver mancato di rispetto a nessuno.
Come scriveva il Profeti (tanto per citare un altro elemento di discordia cittadina…) “Così, semplicemente”.