“La cinematografia, la sua dimensione tra immaginario e realtà che ne fanno lo strumento per proiettare al di fuori dei nostri occhi le nostre sensazioni, sogni e paure, rappresenta spesso una fonte di ispirazione per idee, decisioni e, a volte, persino scelte di vita futura (…) La fantascienza, più di ogni altro genere cinematografico, è capace di proiettarci nel futuro e di stimolare il nostro immaginario”. Sono queste le parole scritte da Giorgio Saccoccia, Presidente dell’Asi, Agenzia Spaziale Italiana, nell’editoriale presente all’interno dell’opuscolo realizzato proprio per l’uscita di Moonfall.
Beh, se queste sono le premesse è indubbio che il nuovo film di Roland Emmerich rappresenta un condensato di tale immaginario e della sua proiezione (specie nella testa del visionario regista) fantasticando che la Luna, da sempre elemento romantico per antonomasia, decida un bel giorno di uscire dal suo asse per entrare in rotta di collisione con la Terra.
Trama
Ricapitoliamo: il regista di “Indipendence day”, “The day after tomorrow” e “2012”, dopo la parentesi di Midway, torna a realizzare un film di quelli che vengono definiti “disaster movies”, unendo agli alieni le problematiche ambientali (con la gravità lunare che stravolge il clima e i vari terremoti e inondazioni in ogni parte del globo) e dimostrandosi uno dei maestri del filone apocalittico.
Moonfall racconta cosa succederebbe se la Luna uscisse dalla sua orbita intorno alla Terra: perdendo, per motivi che tralascio volutamente, di gravità il satellite si mette in rotta di collisione diretta rispetto, guarda un po’, al nostro pianeta, cosa che porterebbe all’estinzione della razza umana.
L’ex astronauta Jo Fowler (Halle Berry), che lavora con la Nasa, sembra aver trovato una soluzione al problema, in grado di mettere in salvo tutti. Peccato che mancano pochissime settimane al violento impatto e gli unici a dare credito alla sua tesi sono l’astronauta ed ex collega caduto in disgrazia Brian Harper (Patrick Wilson) e un cospirazionista KC Houseman (John Bradley), imbranato e nerd ma, inconsapevolmente, vero e proprio eroe del film.
Nonostante la poca fiducia nell’operazione proposta dalla Fowler (soprannominata Jo, che sta per Jocinda, nome più facile no?) i tre sono determinati a condurre la missione. Una volta giunti nello spazio, però, scopriranno qualcosa di inimmaginabile, che finora l’essere umano ha sempre ignorato: la Luna, in verità, non è esattamente quello che sembra.
Visto dal regista
Fin qui la trama.
Emmerich, il regista tedesco naturalizzato americano, diventato un vero e proprio maestro dei film catastrofici, trent’anni dopo l’esordio hollywoodiano (1992 “Universal soldier – Nuovi eroi”) torna nello spazio, pur dichiarando che aveva deciso di smettere con questo genere di film già da tempo, ossia da quando aveva firmato “2012” (per non far riferimento al seguito di “Indipendence day – Rigenerazione” che si era rivelato un clamoroso flop). Poi, invece, ha dichiarato di aver cambiato idea sentendosi ispirato da un libro (“Who built the moon” di Christopher Knight e Alan Butler) che, parole sue “Raccontava la Luna come una megastruttura e, dunque, in modo non convenzionale, creando una sorta di “contro programmazione” rispetto a tutti i problemi che affliggono il nostro pianeta, tra conflitti, pandemie e cambiamenti climatici. Credo sia importante offrire alle persone la possibilità di scappare dalla realtà almeno per un paio d’ore” ha raccontato il regista nell’opuscolo prodotto dall’Asi. Forse è per questo che la trama non lesina di dare spazio al lato umoristico e di dare rilievo ad un personaggio strambo come quello di KC Houseman, eroe per caso ma certamente non uno scienziato, essendo nerd complottista fino al midollo: “La vita è una mescolanza di dolore e risate e il cinema deve provare a raccontare qualcosa che assomiglia alla nostra esistenza” spiega ancora Emmerich.
Avete presente “Don’t look up”?
Evitando spoiler, possiamo dire che nel film la mescolanza di temi fantascientifici, catastrofi e improbabilità c’è tutta. Con il beneplacido perfino della Nasa (e dell’Asi, appunto) che ha garantito a Emmerich consulenze al fine di infondere elementi di accuratezza scientifica al film, tanto che la scrittura del film ha rispettato le leggi fisiche della Luna per rendere credibile la sua caduta e la storia ha preso forma intorno a questo concetto. “Abbiamo interpellato gli scienziati per ipotizzare un’eventualità del genere”, dice Emmerich. “Ci siamo rivolti a una persona che lavora al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena e che ci ha detto che se la Luna uscisse dall’orbita, il suo corso passerebbe da orbite sferiche a orbite ellittiche sempre più piccole, fino allo scontro. Questo è stato il primo concetto che ci ha appassionato. Abbiamo poi scoperto che non importa quanto la Luna sia vicina alla Terra perché la forza gravitazionale è sempre la stessa”.
Vabbè, ipotesi scientifiche più o meno credibili apparte, possiamo dirci che, se vi è piaciuta la satira surreale del ‘Don’t Look Up’ di Di Caprio, probabilmente apprezzerete anche l’ironia del (relativamente) più serio film di Emmerich: infatti, nel suo genere, la pellicola si fa apprezzare anche se, pur mantenendo la vena adrenalinica, rischia più volte di adagiarsi su facili clichè (vedi alla voce ‘Armageddon’) e di perdersi in sotto trame difficili da comprendere (ogni riferimento a tutto quello che accade di paradossale ai figli dei protagonisti è puramente casuale).
Halle Berry (“Jocinda Fowler,” left) and Patrick Wilson (“Brian Harper,” right) in Moonfall
Messaggi
Il cinema secondo Emmerich implica trasmettere al pubblico un messaggio (per quanto subliminale, direi): il messaggio che Moonfall vorrebbe trasmettere è che “la razza umana viene da qualche parte e che non dovremmo ripetere gli errori del passato”, specie in ambito di cambiamento climatico. Questo il credo del regista, che ci inviata a cominciare a cercare un’altra occasione per il nostro pianeta.
Poi di citazioni, apparte tutte quelle scientifiche corroborate dall’agenzia spaziale americana, ne trovate a iosa: dal gatto Aldrin, al ritrovarsi a navigare tra le stelle con un sestante (“roba antica”), per finire ad ‘Africa’ canzone successo anni ’80 dei Toto.
Attenzione, rischio seguito
State in guardia però. Perché, anche se la storia risulta bella e finita, il regista si è detto disposto a “completare l’arco del racconto con altri due film che potrei girare in un colpo solo: mi piacerebbe una trilogia per Moonfall”. E nel caso di successo di botteghino, potete stare certi che ci sarebbe posto anche per un nuovo capitolo di “Indipendence day”.
Moonfall esce al cinema il 17 marzo.
Per visualizzare l’opuscolo dell’Asi su Moonfall vai al link: