Alla classica domanda: “Cosa vuoi fare da grande?” Ada non sapeva rispondere. Aveva un talento naturale che la rendeva speciale: la sua voce. Lei però non voleva che il canto diventasse la sua vita, il suo futuro, il suo lavoro. Per sua madre invece, quello di Ada non era solo un dono di natura. Era la ragione per combattere la malattia e tornare a sorridere.
Un film dedicato a Nada Malanima, cantautrice, attrice e scrittrice italiana conosciuta dal pubblico semplicemente come “Nada”. Fu sua madre a chiamarla così, dopo che una zingara dallo stesso nome le predisse la mano dicendole che avrebbe avuto una figlia che avrebbe viaggiato e fatto successo.
Nada è stata “la bambina che non voleva cantare”, titolo della pellicola, per molti anni. Il film mette in primo piano un aspetto intimo dell’infanzia dell’artista: il rapporto con la madre Viviana. Una donna che soffriva di depressione, una madre che Nada spesso non riconosceva più, con la quale non era possibile dialogare o uscir fuori a fare una passeggiata.
Il sogno della bambina non era mai stato “diventare una cantante”. Non ci aveva mai pensato. Nada aveva sempre cantato per sé stessa, fino a quando non si accorse che la melodia della sua incantevole voce era l’unica cura per alleviare il malessere della mamma, l’unico incentivo per farle tornare la voglia di vivere ancora.
“Lei scoprirà l’amore, l’amore disperato” è stato un famoso brano della giovane artista. Ma l’unico amore che finora lei aveva conosciuto era quello incondizionato per la madre.
Quel bene senza confini né limiti per Viviana è stato ciò che ha spinto Nada a prendere lezioni di canto da un maestro fin da bambina, partecipare a concorsi, vincere premi e cominciare a farsi conoscere nel panorama musicale italiano. Ottiene così ottimi risultati, crea buoni contatti fino all’esordio al Festival di Sanremo a soli 16 anni.
Ma c’era una domanda che in tutti quegli anni dedicati al canto aveva sempre accompagnato quella bambina su ogni palcoscenico: “Sono qui per mia madre. Ma cosa voglio io? Cosa mi rende felice?”
“La notte adesso scende con le sue mani fredde su di me. Ma che freddo fa” cantava Nada. Fredde, buie e tristi erano le serate che lei trascorreva dopo ogni esibizione, tra la consapevolezza di aver regalato un’immensa gioia e orgoglio alla propria famiglia, ma il realismo di non essere soddisfatta e fiera di sé stessa.
Nada si era sempre sentita incompresa e quasi obbligata a compiere delle scelte di vita per il benessere di Viviana e per senso di responsabilità. Ma la sua incomprensione svanisce quando il padre le dice “Da ragazzo amavo suonare per conto mio. Non mi piaceva essere guardato o ascoltato dagli altri. Io ti capisco. Tu sei come me” e quando dopo l’esibizione per Sanremo, scena finale del film, la bambina ormai cresciuta china la testa sulla spalla della madre, che solo adesso si rende conto di aver posto il proprio egoismo dinnanzi a tutto senza aver mai pensato cosa rendesse davvero felice la figlia.
“La bambina che non voleva cantare” non descrive solo un personaggio ma rappresenta anche la fotografia di un preciso periodo storico: la Toscana degli anni 60, con le turbolenze del momento e con un concetto ben definito e radicato di famiglia, presente, anche in modo eccessivo, nelle scelte dei figli.
Attrice del film ad interpretare il ruolo di Nada è Tecla Insolia, cantante e attrice di soli 17 anni che è stata ospite per la quinta e ultima serata della settantunesima edizione del Festival di Sanremo. Anche lei, come lo è stata negli anni 60 Nada Malanima, è una promessa della musica italiana, destinata a spiccare il volo.