Una delle cose bellissime, straordinarie, di questa Festa del Cinema di Roma è che i documentari sono selezionati all’interno della Selezione Ufficiale come se fosse la cosa più normale del mondo. Il che per fortuna è. Si tratta di cinema a tutti gli effetti, e come in questo caso in Jump, di grande cinema.
Diretto da Giedrė Žickytė (Master and Tatyana; I’m not from here) e prodotto dalla stessa regista per Moonmakers e da Uldis Cekulis per VFS Films, si tratta della prima volta del cinema lituano a Roma. Bisogna ringraziare le iniziative dell’Ambasciata della Repubblica di Lituania in Italia e del Lithuanian Film center per promuovere il cinema lituano nel nostro Paese. Dopo la proiezione, alla Casa del Cinema di Roma, del film “Summers Survivors” (tit. orig. Išgyventi vasarą), di Marija Kavtaradze, che ha registrato il tutto esaurito, in agosto si sono tenute le proiezioni di numerosi cortometraggi in due festival italiani ecco che ora approda “The Jump”, sperando che trovi in Italia adeguata distribuzione.
Siamo in America, vicino a Martha’s Vineyard ed è il giorno del Ringraziamento del 1970. Una nave sovietica si è rifugiata sottocosta per cercare riparo al maltempo e la Guardia Costiera americana coglie l’occasione per fissare una conferenza di un giorno tra le due nazioni per discutere i diritti di pesca nell’Oceano Atlantico. Mentre i colloqui sono in pieno svolgimento, il marinaio lituano Simas Kudirka salta sulla barca americana circondata dell’acqua gelata, in un drammatico tentativo di conquistare la libertà.
A quel punto si dovrebbero applicare le leggi del diritto internazionale, si dovrebbe tutelare l’uomo che ha cercato asilo politico in un altro paese ma i comandanti della barca americana, presi dal panico e dalla confusione, restituiscono l’uomo ai sovietici, non prima di aver permesso un pestaggio proprio a bordo della nave americana. Processato in patria per tradimento, il marinaio viene condannato.
Il caso naturalmente scatena un clamore, una serie di proteste, una questione sostanziale legata al rispetto dei Diritti Umani, al Diritto internazionale e alla storica accoglienza degli Usa che, da sempre paese di immigrati, non ha mai negato nelle circostanze corrette asilo politico. Una serie di sensi di colpa che arrivano fino alla Casa Bianca e la tenacia di un gruppo di lituani già immigrati negli Usa farà sì che, incredibilmente, Simas Kudirka, venga addirittura scarcerato e riportato in America da assoluto eroe.
Attraverso rapporti di testimoni oculari, rari filmati d’archivio e una drammatica rievocazione in prima persona dell’ormai novantenne aspirante disertore Simas Kudirka, la regista Giedrė Žickytė ci porta in un viaggio più assurdo della finzione, che è diventato un’ispirazione per le persone e la politica. Un documentario straordinario, specie per come si conclude e per le testimonianze di tutti i protagonisti, in particolare di Kudirka, il cui fuoco negli occhi, anche a 90 anni, è ancora ben vivo. Specie quando rimette in scena la sua esperienza, qualcosa di mai visto prima e la cui forza emotiva è strepitosa. Energetico e carismatico, Kudirka non abbandonerà più il vostro cuore.
“Ho conosciuto questa storia mentre ero in America e non ne avevo mai sentito parlare, sono stata subito affascinata dal simbolismo di questo salto, di questa pazzia per la libertà e ho cominciato a fare ricerche, e uscivano fuori continui colpi di scena e mi sono detta che questa storia andava raccontata. Sono io stessa nata nata nel regime totalitario sovietico – ricorda la regista – e avevo dieci anni quando la mia patria, la Lituania, ha riacquistato l’indipendenza. Non dimenticherò mai quella sensazione: era come il primo amore, così pieno di sogni e speranze. Pertanto, sono attratta dalle storie di persone in cerca di libertà e dal dramma che si svolge nelle varie scelte nella vita”.
“Nella società in cui vivevamo in quella Unione Sovietica avere desideri semplici e soddisfarli diventava quasi impossibile, la stupidità del sistema, della Cortina di Ferro, non è qualcosa che tutti possono comprendere se non l’hanno vissuto e quindi quel salto, oltre la stupidità e oltre tutto, verso la libertà, è qualcosa di straordinario. Quando arriva in America lui non spreca, non fa il miliardario, recupera addirittura un televisore dall’immondizia dicendo che il capitalismo americano porta troppa ricchezza, che porta a perdere l’apprezzamento delle piccole cose” conclude la regista.
Per questo la storia di Kudirka è oggi più che mai attuale, il lockdown ci ha fatto apprezzare quanto fosse importante una passeggiata, una telefonata con un amico, un momento di intimità, un film al cinema, vediamo di non sprecare la lezione.