La vicenda di George Floyd, l’afroamericano morto il 25 maggio a Minneapolis, in Minnesota, dopo che un poliziotto gli ha tenuto il ginocchio premuto sul collo per alcuni minuti, conferma ancora una volta che il razzismo scorre nel dna degli Stati Uniti. A distanza di 50 anni dall’approvazione del Civil Rights Act e del Voting Rights Act, e nonostante gli otto anni di mandato presidenziale di Barack Obama, sembra che nella cultura di una parte dei bianchi d’America continui a sopravvivere l’ideologia secondo cui i neri appartengano a una razza inferiore. Gli afroamericani finiscono in prigione dieci volte più dei bianchi, il tasso di disoccupazione tra i neri è quasi il doppio rispetto a quello dei bianchi. I neri comprano meno case, e vivono ancora per lo più in ghetti segregati.
“È il 2020 e i neri sono ancora uccisi come animali”, ha detto il regista Spike Lee al «New York Times» In queste parole c’è la rabbia di un regista che prima di tutto è stato, e continua a essere, un attivista per i diritti degli afroamericani. Gli Stati Uniti non sono un paese fondato sulla democrazia ma sulla schiavitù che ne costituisce il peccato originale ed è all’origine di tutte le sue contraddizioni. I neri hanno dato al loro paese una fiducia che non meritava.”Lo dimostra la storia dei veterani neri d’America”, aggiunge Spike Lee. I soldati neri hanno combattuto in ogni guerra, dalla rivoluzione americana ad oggi. Eppure al loro ritorno in patria, sono trattati come cittadini di seconda classe.
A differenza dei loro omologhi bianchi, i reduci afroamericani del Vietnam hanno avuto pochi sbocchi occupazionali, sono stati lasciati soli a combattere i loro demoni e sistematicamente eslcusi dai pogrammi di assistenza del governo. Questo è il soggetto di Da 5 Bloods, il nuovo film di Spike Lee, che uscirà direttamente su Netflix il prossimo 12 giugno. E’ la storia di quattro veterani afroamericani: Paul (Delroy Lindo), Otis (Clarke Peters), Eddie (Norm Lewis) e Melvin (Isiah Whitlock, Jr.) – che ritornano in Vietnam. Alla ricerca di ciò che rimane del loro caposquadra, caduto in guerra (Chadwick Boseman) e di un tesoro sepolto, i protagonisti combattono le forze dell’uomo e della natura – mentre affrontano le devastazioni durature dell’immoralità della guerra del Vietnam.
“Il sacrificio degli afroamericani ha contribuito a costruire questo figlio di puttana!”, ha tuonato Spike Lee. “Le ingiustizie contro i veterani neri riflettono una storia di discriminazioni razziali che ha radici profonde. Una ferita aperta che si continua ad ignorare perché minaccia l’idea che questo paese ha di se stesso, sollevando uno specchio in cui gli altri americani continuano a non volersi guardare”, ha concluso il regista americano.