Il titolo originale del film, Chambre 212, rende decisamente meglio l’interessante storia che ruota appunto, in una girandola di ospiti, relazioni e amori, attorno alla stanza 212 dell’albergo dove ad un certo punto si rifugia Maria, la splendida Chiara Mastroianni, premio per la miglior interpretazione nella sezione Un certain regard al 72. festival di Cannes. Semplice ma anche complessa la metafora che sottende la visione della vita del regista francese. Siamo anche noi, tutti quanti, grandi stanze d’albergo dove transitano una infinità di persone e situazioni e tutte ci abitano nello stesso momento. Si tratta di fare ordine e spazio, ad un certo punto, a ciò che vale la pena trattenere. Geniale, ironico, teatrale e quasi perfetto questo lavoro di Christophe Honoré.
“Scrivendo e girando L’hotel degli amori smarriti, – ha detto Honorè – ho guardato diversi film di Sacha Guitry, Ingmar Bergman, Woody Allen e ognuno di loro, senza saperlo, e con un senso di fratellanza che ero l’unico a sentire, mi ha permesso di dare un’identità a questo nuovo film. Sin dall’inizio, volevo che la mia storia assomigliasse più a un racconto coniugale che a un resoconto sulla vita di coppia”. Cosa accadrebbe infatti se, ad un certo punto, in un giorno qualsiasi di una coppia che ha passato oltre 20 anni insieme, uno dei due scoprisse il/i tradimento/tradimenti del partner?
Cosa accade, non solo alla relazione, ma a noi stessi? Chi siamo veramente quando il velo cade?
E’ quello che tenta di scoprire Maria, andandosene di casa dopo che Richard la mette di fronte alla verità. La donna trova conforto nella stanza dell’albergo proprio di fronte all’abitazione coniugale e da qui potrebbe avere una visione privilegiata, come dall’alto, della propria vita e della propria relazione.
“In me stesso celo tante facce, ma nessuna di quelle si può dir contenta” dice Shakespeare in un celebre versetto ripreso da John Irving per un titolo di uno dei suoi romanzi. Una frase che fa buona luce su tutta la vicenda.
Appena Maria entra in albergo, scopre di avere un dono che le permette di vedere che attorno a lei ci sono molte più persone di quello che credeva. Suo marito, Richard, è anche Richard il suo giovane fidanzato e anche Richard il teenager che lei non ha mai conosciuto. La sua rivale Irene è anche Irene il modello della sua vita futura. Il suo amante Asdrubal è tutti i suoi amanti in una persona. Maria è come una stella che attrae a sé tutti i satelliti che le gravitano intorno e che continuano a moltiplicarsi. La storia segue i passi velenosi di questa invasione e simultaneamente compone con Maria l’antidoto per fuggire da loro.
Più Maria vorrebbe pensare alla sua vita, più la sua vita risulta essere piena di protagonisti che vogliono parlare per lei. Non può e non riesce ad affrontare la solitudine, perchè dentro di lei tumultuoso, si alza il coro di persone che sostengono di aver sofferto a causa sua, della sua libertà e dei suoi desideri. In una sorta di trappola che lei stessa si è creata vivendo la vita che ha vissuto. E non c’è in questo giudizio morale alcuno ma una ovvia rassegna di scelte, di leggerezze, di egoismi e delle note conseguenze.
In un continuo gioco di rimandi tra ciò che era, cio che è, e ciò che potrebbe essere se, il regista accompagna Maria attraverso una notte folle di prese di coscienza, fino all’incontro fatale del mattino successivo.
Un film decisamente fatto per pensare alle relazioni e alla loro importanza, a come viverle, a come trattenerle e a come, a volte, anche lasciarle andare. Ma soprattutto, costringe a pensare bene alle conseguenze. Come direbbe un Sorrentino d’annata, non sottovalutate mai le conseguenze dell’amore.
L’HOTEL DEGLI AMORI SMARRITI
un film di Christophe Honoré
con Chiara Mastroianni, Vincent Lacoste, Benjamin Biolay, Camille Cottin, Carole Bouquet